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Incendio aeroporto, le verità nascoste

Velli: “Spente le fiamme i problemi da affrontare sono molti e gravi”


L’incendio che nella notte tra il 6 e 7 maggio ha distrutto una parte ingente del Terminal T3 dell’aeroporto di Fiumicino, la più grande azienda del Centro-Sud con i suoi quasi 35.000 lavoratori, sembra che sia stato provocato dal cortocircuito di impianti elettrici in un locale di servizio vicino ad uno dei bar all’interno dei varchi” lo dichiara Fabiola Velli, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Fiumicino.
 
“Spente le fiamme – aggiunge Velli – i problemi che dovremo affrontare sono molti e gravi. Le ripercussioni sui cittadini in termini di salute, impiego, costi, non sono ancora state calcolate, anche se purtroppo è prevedibile che saranno ingenti. In primo luogo si dovranno pagare i costi per la rimozione delle macerie e quelli per la ricostruzione, oltre che i danni derivati alle Compagnie ed ai passeggeri per le enormi difficoltà causate al traffico aereo. I disagi continueranno per chissà quanto, e restiamo in attesa di conoscere i tempi ed i programmi per la ricostruzione”.

“Oltre ai danni alle strutture – ribadisce la consigliera m5s – si deve assolutamente tenere conto dei danni alla salute di passeggeri e lavoratori che hanno sostato o lavorato nell’aerostazione dopo l’incendio. Nelle prime ore la HSI Consulting, su incarico di Adr, ha effettuato prelievi nei punti critici, ed i risultati hanno evidenziato valori inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale per l’esposizione dei lavoratori a turni di 8 ore, ma nonostante le dichiarazioni ufficiali già nelle prime ore oltre una cinquantina di lavoratori hanno avuto bisogno di assistenza medica per in irritazione agli occhi, nausea, vomito ed epistassi. A 5 giorni di distanza dall’incendio, risulta che che ci siano tuttora persone che continuano a sentirsi male, sia fra i lavoratori che fra i passeggeri, ed che sono continuati i ricoveri con ambulanza. E’ stato scritto che i sintomi accusati sono riconducibili alla combustione di sostanze contenenti cloro, ma si teme che siano bruciate anche strutture contenti amianto, eternit e diossina, che sembra siano ancora presenti nell’ala ‘vecchia’ dell’aerostazione. Altro problema è quello delle polveri sottili, rimosse dagli addetti alle pulizie, spesso costretti a lavorare comunque, anche se sprovvisti di adeguate mascherine e tute”.
 
“E’ interessante notare come, a detta dei lavoratori, il primo giorno sui referti medici veniva scritto ‘intossicazione da fumi’, mentre dal secondo giorno in poi i certificatimedici recano l’indicazione generica di ‘infortunio sul lavoro’. A prescindere dai rilievi sulla salubrità delle aree incendiate effettuati da Adr, riteniamo opportuno – sostiene Velli – che il Ministero della Salute, il Ministero dei Trasporti, il Ministero del Lavoro e la Procura della Repubblica si attivino con urgenza, avvalendosi della consulenza di organismi pubblici qualificati, per svolgere tutti i rilevamenti ambientali necessari. Anche l’Asl Roma D ha effettuato un sopralluogo, ma ci vorrà altro tempo per effettuare i campionamenti ambientali. Nel frattempo l’impianto di condizionamento dell’aria è ancora fermo, visto che non è stato bonificato”.
 
“Un altro interrogativo riguarda l’efficienza degli apparati di sicurezza esistenti – evidenzia Velli – il funzionamento corretto degli strumenti di controllo e prevenzione degli incendi nonché degli impianti di spegnimento. Sembra inoltre che l’effettiva compartimentazione degli ambienti per mezzo di porte tagliafuoco non sia affatto regolamentare, in virtù del decreto sblocca Italia che consente esplicitamente anche per l’aeroporto di Fiumicino la semplificazione delle procedure nelle aree cantierabili, permettendo di fatto di derogare alle procedure di sicurezza. E’ importante che vengano date le risposte a tutti gli interrogativi posti, non solo per fare chiarezza sul grave incidente occorso, ma per verificare lo stato effettivo delle strutture e degli impianti attualmente esistenti e funzionanti nel resto dell’aerostazione”.
 
“Infine un altro problema connesso al disastro è l’aggravamento dell’emergenza lavoro in un contesto aeroportuale già seriamente compromesso dai licenziamenti massivi e dalla cassa integrazione. E’ necessaria la costituzione urgente di un Tavolo di Lavoro a livello nazionale che affronti la situazione, considerato che si tratta della più grande ed importante azienda dell’Italia centro-meridionale. In conclusione resta una domanda legittima: cui prodest? La domanda è giustificata dallo scenario del riassetto azionario di Adr, che ci fa pensare che se da un lato verranno implementati i lavori di realizzazione del T5, dall’altro il rifacimento del T3 apre la porta ad una vasta serie di opportunità. Come è noto Etihad, una delle due compagnie aeree degli Emirati Arabi uniti, progetta di fare di Fiumicino un punto nevralgico dei propri collegamenti, soprattutto verso il continente americano. Perciò Etihad ha acquisito il 49% di Alitalia, anche se l’aeroporto di Fiumicino non è dell’Alitalia ma di una società controllata dalla famiglia Benetton (Gemina), con cui Etihad deve scendere a patti. Ma prima di negoziare il controllo di Adr, Benetton dovrà spiegare ai potenziali acquirenti come intende rispettare gli impegni assunti con il Governo per il rilascio della concessione, e soprattutto come intende sviluppare l’infrastruttura aeroportuale. I Benetton vorrebbero farla crescere verso nord, verso Maccarese, dove vorrebbero far sviluppare le nuove piste (3) con ricche plusvalenze, ma con poche autorizzazioni, ed è qui che entra in gioco l’Amministrazione Comunale della giunta Montino. Non crediamo – conclude Fabiola Velli – alle voci che addirittura suggeriscono il carattere doloso dell’incendio, allo scopo di superare ostacoli tecnici e burocratici interposti sulla via dell’espansione aeroportuale, ma non avremmo nemmeno mai creduto possibile che uno degli aeroporti più importanti del mondo potesse andare distrutto senza che nessuna procedura di sicurezza, impianto di spegnimento o piano di emergenza abbia funzionato a dovere”.
 
 
 

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