Un percorso ad ostacoli multipli
Il 29 Giugno intorno alle ore 8 pedalavo sulla ciclabile diretta a nord verso il mio lavoro occasionale estivo, il tratto da percorrere è lungo quanto la ciclabile da Fregene sud fino alla foce dell’ Arrone a nord.
Attenzione e concentrazione sono d’obbligo per poter affrontare quel che ritengo sia un percorso ad ostacoli multipli e imprevedibili.
Nel decalogo dell’allerta si spazia da: auto col cofano prorompente che spuntano dagli stabilimenti, il cui conducente è pronto a mollare la frizione e dare gas per immettersi sulla strada, il più delle volte totalmente ignaro di ritrovarsi in mezzo a una pista ciclabile.
Tuttavia l’attenzione non basta, non sempre i cofani sono visibili in anticipo perché i muri, le reti insiepate o i cancelli per gli ingressi al mare, impediscono la visuale di sicurezza. Poi i pedoni che passeggiano, a volte in branco, sulla pista ciclabile invece che sul marciapiede apposito, salendo e scendendo di colpo per chissà quale ragione o attraversando all’improvviso, o ancora il podista in cuffiette (e se poi sei pure di spalle ma quando mi senti?!).
E al tramonto si aggiunge un’altra variante: puoi incappare in quelli riversi sul marciapiede, che per l’alcol ingerito al party in corso non sono più tanto in grado di intendere e volere e se ne stanno abbandonati a gambe lunghe sulla ciclabile o a vomitarsi l’anima dove capita! E normalmente, anche in questo caso, l’individuo si muove in branco.
Oppure ancora: le innaffiature delle aiuole; certo, grazie che qualcuno se ne occupa, ma i tubi dell’acqua devono stare per forza arrotolati al centro della pista, pronti all’uso? (e lì che faccio?? Freno?? Salto la montagna?? Li evito e faccio un frontale???). Oppure il tubo è disteso e teso sulla pista pronto a scianghettare il transito del povero ciclista ignaro. Non si può usare il lato strada per innaffiare? I rubinetti ci sono! Forse per lasciar sfrecciare le auto in corsa sul lungomare??
Questo è parte dell’evitato, del visto e condiviso con gli amici che come me usano anche la bici come mezzo di locomozione e sperano in una ciclabile sicura e non ad un corso di sopravvivenza.
Ma torno all’accaduto. Quella mattina ho dapprima evitato di investire un gruppo di pedoni in fila per pagare l’ingresso allo stabilimento dell’aeronautica, poi ho scansato il pallone di chi giocava da un bordo all’altro della pista; all’altezza del coqui, mi trovo davanti un podista che correva sulla ciclabile con le sue cuffiette ignaro del mio arrivo altre persone erano in transito sul marciapiede, ricordo anche un’auto in movimento al parcheggio pronta a una manovra nei pressi della pista. Di fatto a nulla è servito allertare con un richiamo quel mucchietto di umani in movimento sulla pista ciclabile, così ho frenato e preso il volo atterrando col lato destro del viso sul cordolo dell’aiuola. Non ho perso i sensi, mi sono rialzata qualcuno mi ha soccorso ed aiutato in attesa che l’ambulanza arrivasse e non so chi ringraziare per questo.
Ho riportato abrasioni multiple, un taglio sopracigliare e una frattura dento-alveolare per la quale ho subito un intervento chirurgico con prognosi di 60 gg di alimentazione liquida. Tra 5 o 6 mesi potranno togliere i fili che reggono alcuni miei denti, che, nell’urto, inevitabilmente sono morti, dovranno essere devitalizzati e non so quant’altro occorrerà per ridarmi il sorriso che avevo. Dovrò sostenere delle spese importanti e comunque alla fine resterà un danno permanente.
Fortunatamente la rete di affetti ed energia mi nutre e sostiene, mi è andata bene sono qui e lo posso raccontare. Sarei potuta atterrare sull’altro lato e cadere sul marmo del marciapiede.
Vorrei che ciò che mi è accaduto servisse almeno a sensibilizzare chi di dovere affinché fosse rettificata la sicurezza della ciclabile. E’ fondamentale esplicitare le regole e renderle visibili: chi e come deve usare una ciclabile in modo civile e consapevole.
Chi le fa rispettare? I bordi possono essere più sicuri di questi? E per i tratti mancanti o in costruzione, si può utilizzare un materiale idoneo e prevenire i danni possibili e magari risparmiare i costi di cemento, marmo e altro materiale (non bastava una vernice?!). Si poteva evitare ‘l’effetto vasca’? Le innaffiature si possono fare a lato strada usando i rubinetti delle aiuole? Ed evitare le uscite delle auto dagli stabilimenti con rampetta di slancio? Esistono segnaletiche speciali?
Mi sono documentata e, di fatto la carreggiata e l’altezza del bordo marciapiede sono ai limiti di una legge ormai datata e la ciclabile così strutturata impedisce di effettuare manovre di emergenza, perchè non vi è lo spazio sufficiente. Figuriamoci rendere la pista un percorso alternativo all’uso dell’automobile il giorno in cui saranno connessi tra loro i paesi del litorale! Non oso pensare di poter fare tanti chilometri con un bordo di marmo cosi minacciosamente vicino.
Dal mio incidente, amici e conoscenti mi hanno raccontato che ne sono avvenuti a bizzeffe di episodi, alcuni documentati con foto, in cui qualcuno è caduto per uno dei motivi elencati. Sogno un mare visibile e accessibile a tutti senza muri, cancelli e reti per parcheggi-discarica a cielo aperto, davanti al quale una pista ciclabile avrebbe una valenza più civile.
Lettera inviata da: Gabriella Baggio
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