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Passato prossimo puntata 6: Fiumicino, il mistero di Sophia Loren

Aneddoti, vicende e curiosità della storia più contemporanea del territorio di Fiumicino


di Roberto Saoncella
 
Tutto prende il via da un ricordo di infanzia: mio padre che di tanto in tanto mi portava a fare una passeggiata al vecchio Faro e poi a vedere la statua di Sophia Loren.

Una statua enorme, o almeno così la ricordo, una donna gigante, nuda con le mani tra i capelli. Diventando grande ho smesso di andare a visitarla e il ricordo è finito in uno dei cassetti della memoria. Almeno fino alla scorsa settimana quando Umberto Senno, una delle fonti storiche ufficiose di Fiumicino, mi chiama per mostrarmi alcune vecchie diapositive, tra le quali anche qualche foto del canale di via Fiumara, che aveva ricercato a seguito della puntata 2 di questa rubrica.
 
Mentre scorriamo le immagini ecco che compare nuovamente davanti ai miei occhi la donna gigante (FOTO1). Erano passati almeno 40 anni e Umberto me la presenta come fosse la prima volta “Non so se la conosci – dice -, lei è Sophia Loren. L’ha fatta Pejkov, uno scultore bulgaro“.  
 
Un artista bulgaro a Passo della Sentinella, Sophia Loren, ricordi e novità che si mischiano insieme. A questo punto non potevo che mettermi a rispolverare vecchi contatti e fare un pò di ricerche, partendo proprio da questo nome che non conoscevo. Così scopro che Asen Peykov è effettivamente un noto scultore bulgaro che nel 1938 si stabilisce in Italia dove apre uno studio a via Margutta. Nell’agosto 1960 arriva a Fiumicino per assembleare una sua opera con la quale ha vinto un concorso nazionale: la statua di 9 metri in bronzo di Leonardo da Vinci che pochi giorni dopo sarà inaugurata insieme al neonato aeroporto, dal Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e dal ministro della difesa di allora, Giulio Andreotti (FOTO 2, 3 E 4).
 
Durante uno dei suoi sopralluoghi a Fiumicino, Peykov scopre Fiumara Grande, allora molto diversa da come è oggi, e decide di acquistare una casa di pescatori in quella che oggi è via Passo della Sentinella 66. Questo luogo un pò bucolico, un pò pasoliniano, piacciono molto sia a lui che a suo fratello, che invece è pittore, e lo trasformano in un piccolo polo artistico e culturale. La casa, il giardino e la spiaggia diventano un luogo talmente vivace che nel 1964, due mesi dopo il successo di Sanremo, la RAI manda in onda su Cinebox un videoclip di “ogni volta” del cantante canadese Paul Anka. Il video è girato interamente nel giardino di Peykov, accanto alla statua di Sofia Loren che si può ammirare in tutta la sua magnificenza così come si può notare, sullo sfondo, la totale assenza di altre case (VIDEO)
 
Scopro che la statua si chiama Dea del Mare, è opera di Peykov, è fatta in cemento, era alta 5 metri. Incerto l’anno di realizzazione, ma non trovo nessuna traccia della signora Scicolone. Comincio a pensareo che forse si sia trattato di un semplice falso popolare, ovvero la gente davanti ad una statua così ben fatta e grande, abbia associato il nome di quella che, in quegli anni, era l’immagine assoluta di bellezza di donna, ovvero Sophia Loren.
 
Ma basta poco e anche questo mio dubbio viene fugato. Un vecchio di zona mi mostra la foto dello scultore fatta, non sappiamo da chi, proprio mentre realizza la parte superiore della statua. E a fare da modella, con le braccia alzate e le mani fra i capelli, c’è proprio Sophia Loren (FOTO 5). Il cerchio era chiuso e ancora una volta le dicerie popolari nascondevano la verità. La dea del mare era la Loren.
 
Uso “era” perché oggi la statua e si ancora al suo posto, ma ne rimane poco più di metà (FOTO 6). Peykov muore infatti il 25 settembre 1973, all’età di 65 anni, nel suo studio di Via Margutta a Roma, mentre sta lavorando a una nuova opera, la Pietà. Da allora anche la casa di Passo della Sentinella viene chiusa. Forse è proprio l’incuria e la salsedine che hanno fatto crollare la statua. Ma qui ancora una volta le voci di popolo raccontano altro. Secondo Remo, altro residente di zona, fu proprio la Loren a volerne la parziale distruzione, senza però saperne giustamente il motivo. Forse la Loren, che aveva posato vestita, non voleva che il suo volto venisse associato ad un nudo? Non lo sappiamo, di questo non sono riuscito a trovare nessuna conferma. Rimango dell’idea che gli unici responsabili della rovina dell’opera d’arte siano stati solo il tempo e l’incuria.
 
A Peykov nel 2008 la Bulgaria ha dedicato un museo, in occasione del centenario della sua nascita. Roma ha intitolato una piazza al fratello. Noi abbiamo sul nostro territorio due opere d’arte e una l’abbiamo persa quasi per sempre. Forse questa puntata di “Passato Prossimo” potrebbe essere l’occasione per lanciare un invito a fare qualcosa e tutelare anche questa parte della nostra memoria storica.
 
 
 

 
 

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