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“La città che vorrei” Fiumicino tra cielo e mare: quale futuro vogliamo costruire?

Aeroporto, porto crocieristico e cittadini divisi: la sfida di una città che vuole crescere senza perdere se stessa

 

di Matteo Fasano

 

Fiumicino oggi vive un momento cruciale della sua storia perchè si trova ora davanti a due grandi progetti: l’ampliamento dell’aeroporto “Leonardo da Vinci”, con la creazione di una quarta pista, e la nascita di un porto crocieristico lungo la costa. Due visioni di sviluppo, due strade diverse che promettono opportunità, ma anche dubbi e timori.

 

Da un lato c’è chi vede in questi interventi un’occasione da non perdere. Una città più moderna, più connessa, più viva. La quarta pista porterebbe nuovi voli, nuovi investimenti, nuove possibilità per chi lavora nel settore turistico e dei servizi. Il porto crocieristico, invece, trasformerebbe il nostro litorale in una meta di attracco per le grandi navi del turismo internazionale: un volano per l’economia locale, per l’occupazione, per il commercio.

 

Eppure, accanto a questa visione entusiasta, cresce anche la voce di chi teme che il prezzo da pagare possa essere troppo alto. Una quarta pista, dicono, significherebbe un cielo ancora più affollato, un territorio più stressato, un ambiente più fragile, specialmente nella zona nord del nostro comune. E poi c’è il mare. L’idea di un porto crocieristico divide la popolazione. C’è chi sogna nuove opportunità e chi invece teme che l’arrivo delle grandi navi possa cambiare per sempre la costa, compromettere la spiaggia, alterare gli equilibri naturali e aumentare traffico e inquinamento nocivo per la salute dei cittadini.

 

Sono questi due mondi che si guardano, spesso con diffidenza, ma che in fondo hanno la stessa radice: l’amore per Fiumicino. Chi vuole farla crescere e chi vuole proteggerla, partendo dallo stesso desiderio: quello di vedere la città prosperare, di renderla un posto migliore dove vivere.

 

 

Forse la vera sfida è proprio questa: non scegliere tra “crescita” e “conservazione”, ma trovare un equilibrio possibile tra progresso e rispetto, tra sviluppo e bellezza. Perché ogni grande trasformazione porta con sé una domanda silenziosa, che riguarda tutti noi: che città vogliamo diventare? Una città che guarda al cielo, scommettendo su infrastrutture e turismo globale, o una città che difende la propria identità locale, fatta di mare, di natura, di comunità?

 

Non esiste una risposta giusta o sbagliata. Esiste la responsabilità di riflettere, di informarsi, di partecipare. Perché le scelte di oggi disegneranno il paesaggio e la vita di domani. E allora, forse, la vera domanda da porsi è questa: “Vogliamo una Fiumicino che corre veloce verso il futuro, o una Fiumicino che si ferma un attimo a chiedersi dove sta andando?”.

 

In fondo, la vera sfida non è scegliere tra il cielo e il mare, ma imparare a farli convivere nello stesso orizzonte. Un orizzonte che, ancora una volta, dipenderà dalle scelte e dai sogni di chi la vive ogni giorno.

 

 

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