
Ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978
di Patrizio Pavone
Lo ricordiamo nell’anniversario di quando venne ritrovato morto dentro una Renault 4 nei pressi di via delle Botteghe Oscure a Roma a pochi passi dall’allora sede del Partito Comunista Italiano. Era stato presidente del Consiglio Italiano e della Democrazia Italiana. Partiti politici ormai dimenticati dalla memoria, ma non il nome e la figura di questo politico, giurista e professore.

Chi scrive è stato suo alunno nel corso di Diritto e Procedura Penale presso la facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma. Insegnava in un’aula gremita di studenti che, seppure negli anni di piombo e in quelli della contestazione studentesca, lo rispettavano e i più lo amavano per il suo insegnamento pacato, la puntualità nelle lezioni e negli esami e il suo spirito sagace e schietto.
Era forse l’unico professore che prendeva le presenze prima di iniziare la sua lezione. Amava spiegare il celebre giurista Cesare Beccaria nel libro che dava da studiare al suo corso: “Dei delitti e delle Pene”, nel quale si distingueva l’avversità verso la pena di morte e la necessità del recupero sociale del condannato dalla giustizia. La sua scorta restava fuori dell’aula durante la lezione.
Venne rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 in via Fani a Roma dopo che un commando di terroristi uccise i suoi cinque agenti di scorta. Nonostante le ricerche e il blocco di tutte le strade consolari che portavano fuori Roma non venne mai liberato. Furono 55 giorni di prigionia nel quale lo statista scrisse numerose lettere ai suoi colleghi di partito e al Papa.
Aldo Moro ebbe un ruolo chiave nella politica italiana di quel periodo poichè proponeva il “compromesso storico”, ovvero l’idea di aprire il governo ai comunisti. Questa sua proposta era osteggiata da molte altre forze politiche e dai suoi stessi amici del partito della Democrazia Cristiana. Tutti questi ebbero il ruolo del “partito della fermezza” che rifiutò la proposta delle Brigate Rosse per uno scambio.
Questo “partito armato” propugnava la rivolta di classe attraverso la lotta armata. Dopo una prigionia lunghissima di Moro e vari tentativi di accordo per liberarlo, cui si spese molto anche l’allora Papa Paolo VI, tutti i partiti italiani, salvo il Partito Socialista di Craxi, furono contrari alla liberazione dello statista in cambio del rilascio di un detenuto delle Brigate Rosse.
Ancora oggi, seppure poi furono arrestati quasi tutti i 14 autori del sequestro e condannati a una lunga prigionia, il “Caso Moro” è oggetto di diverse interpretazioni sull’origine e sui possibili complotti e connessioni con figure istituzionali o con alcuni servizi segreti stranieri. La verità completa non si saprà mai. Molto interessanti alcuni film che hanno ricostruito tutto il rapimento di Aldo Moro.






