"balletto italiano" giovani promesse
Autore:
di Manuela Minelli
L’étoile Eleonora Abbagnato, eterea e straordinaria danzatrice, col sorriso sì, ma anche con la forza e la determinazione di un caterpillar, in meno di un anno dalla sua nomina a Direttrice del Balletto del Teatro dell’Opera di Roma, ha rivoluzionato, stravolto e tolto parecchia “muffa” alla concezione e alla gestione del settore Balletto del Teatro capitolino. E visti i risultati soddisfacenti anche in termini di affluenza di pubblico e vendita di biglietti, si può affermare che la Direttrice Abbagnato, oltre alla competenza tecnica di danzatrice dall’indiscussa bravura ed eleganza, possiede anche grandi doti manageriali.
Lei e il suo staff hanno lavorato su vari fronti allo scopo di portare il Teatro dell’Opera di Roma e la Grande Danza, non solo a risplendere di luce nuova, ma anche alla portata dello “spettatore comune” e non solo di quell’èlite “colta e aristocratica” che solo pochi mesi addietro ne era il fruitore privilegiato, sgretolando in breve quella sacralità ormai obsoleta e anacronistica appiccicata al Balletto del Teatro dell’Opera, con un‘offerta sempre all’altezza degli standard qualitativi tipici del teatro capitolino, ma alla portata di tutti.
Via libera al cambiamento dunque: nuove audizioni e altri trenta giovanissimi entrati a far parte del Corpo di Ballo del Teatro; sale prove e locali ristrutturati e rinnovati; massiccia e mirata campagna di comunicazione, privilegiando la radio, i magazine, il web e i social network, volta ad avvicinare la Grande Danza a studenti, giovani e allievi delle scuole di danza. E, last but not least, Eleonora Abbagnato ha scommesso sui ragazzi, portatori di energie nuove, mettendo sotto i riflettori alcuni giovani talenti, dando loro ruoli di spicco e responsabilità, fornendo loro strumenti (Maitre du Ballet e coreografi di prestigio e fama internazionali), staff tecnico e anche medico, offrendogli ruoli solo poco tempo fa riservati ad étoiles straniere, credendo in loro e incentivando le capacità e le inclinazioni tecniche e recitative di ognuno. I ragazzi la adorano. Ne incontriamo qualcuno tra i cosiddetti “aggiunti”, coloro che pur non inquadrati in modo stabile nell’organico, vengono sempre scritturati per ogni produzione in ruoli di spicco, solisti e primi ballerini, nelle pause tra una prova e l’altra de “I Grandi Coreografi”, sudati e sorridenti, un po’stanchi ma soddisfatti. Sono molto giovani, ma hanno già le idee molto chiare, grande passione e obiettivi ben precisi. Provengono dalle scuole della Scala di Milano, dell’Accademia di Danza di Roma e dalla stessa scuola del Teatro dell’Opera. Tutti hanno lavorato nei più prestigiosi teatri all’estero, ma anche in Italia e tutti hanno grandi aspettative e si dicono molto soddisfatti di questa nuova fase del Teatro dell’Opera di Roma. Si chiamano Marco Marangio, Giacomo Luci, Marianna Suriano, Alessio Rezza, Rebecca Bianchi e Michele Satriano. Tenete a mente i loro nomi, perché saranno loro les étoiles del futuro.
“Balliamo soprattutto il repertorio classico, ma siamo formati per affrontare diversi generi, moderno, contemporaneo, neoclassico”, dichiara Alessio Rezza, 27 anni, nato a Bari. Il suo collega Michele Satriano, 26 anni, preferisce invece i contemporanei, sogna di ballare le creazioni di Wayne McGregor, di Kylian e Neumeier.
“C’è una bellissima atmosfera con l’avvento della nuova direzione – ci dice Giacomo Luci, 22 anni, uno dei più giovani che, come i colleghi Alessio e Michele, si è trovato ad interpretare Albrecht in Giselle e Françoise in Coppelia (i cast ruotano ogni sera, n.d.r.) – Anche il rapporto con i più anziani è ottimo, sono grandi esempi e sono tutti molto carini e generosi di consigli con noi. Quando mi sono trovato a debuttare in Albrecht, cosa che non avrei mai pensato di poter fare così giovane, la mia partner in scena era Gaia Straccamore, l’étoile del Teatro, che è stata davvero squisita. Abbiamo lavorato, e tanto, in perfetta sintonia, il risultato è stato magnifico ed io sono stato davvero felice di debuttare con lei.
Certo, per ora la precarietà del nostro lavoro è un po’ un problema, in quanto, lavorando col nostro corpo che deve essere sempre allenato, non possiamo permetterci troppi giorni di pausa”.
“Con l'arte della danza non riproduciamo solamente dei movimenti più o meno perfetti, ma cerchiamo di costruire ed esprimere la nostra personalità artistica, per restituirla a chi viene a vederci, per scambiare emozioni – continua Rebecca Bianchi, 26 anni, nominata recentemente prima ballerina - Sarebbe davvero importante che in Italia si producessero più spettacoli e non solo i grandi classici, per consentire anche la crescita e l'apertura del pubblico”.
“Personalmente mi sento più portata verso il balletto classico e spero di ballare presto nell' Onegin”, dichiara col sorriso Marianna Suriano, che di anni ne ha 23.
Eccole le nuove promesse della danza italiana, giovani interpreti, protagonisti silenziosi di un'arte ancora in Italia non valorizzata come meriterebbe, nonostante la potenzialità di crescita in termini di pubblico e capacità creativa. Loro hanno le idee chiare e una visione che guarda in avanti, a conferma che la danza in Italia c'è, ed è quantomai viva. “Abbiamo dimostrato di riuscire a tenere un cartellone, produrre incassi, possiamo competere con altre realtà nel mondo. Ora a Roma ci stanno ascoltando e valorizzando per i nostri meriti. Crediamo e speriamo che sia solo l'inizio.
Oggi li sentiamo in pieno, nell’anima e nei muscoli, questi grandi coreografi”, concordano sorridendo tutti i ragazzi. E tornano a provare per la prima di domani.