Zorzi (Pd):”che fine ha fatto il piano di gestione della riserva? E perché è fermo al palo da anni?”
“Inutile che la maggioranza di centrodestra faccia propaganda, continuando a far breccia sugli agricoltori con frasi a effetto che poi non hanno alcun seguito nei fatti ha dichiarato Sivano Zorzi, consigliere comunale del Partito demoacratico di Fiumicino – la riserva non deve essere solo un vincolo per gli addetti ai lavori, ma trasformarsi in uno stimolo a lavorare su prodotti di qualità. Diventare fruttuoso mettendo in campo un programma serio: la valorizzazione della macchia mediterranea, la realizzazione di percorsi del miele e del vino che, viaggiando di pari passo con quel piano di riconversione agrituristica chiesto a gran voce dal Pd, possano attrarre turismo di qualità nel nostro Comune, proiettato ormai solo alla speculazione edilizia e commerciale con il raddoppio dell’aeroporto e al business dei rifiuti”.
“Il comune di Roma si è dotato di un piano di gestione della riserva da ormai tre anni – sottolinea Zorzi – da noi non c’è nemmeno uno straccio di proposta, neanche una bozza. Il risultato? La riserva si è trasformata nella più grande discarica tollerata del comune. I famosi rilevatori ambientali tanto sventolati dall’amministrazione si sono rivelati un flop. Il progetto che avrebbe dovuto dare la svolta alla lotta contro l’abbandono indiscriminato di rifiuti: un fallimento bello e buono. Uno spreco di soldi pubblici inaudito. L’unica biologa in dote all’amministrazione comunale è stata spedita in un ufficio con compiti burocratici, togliendo una valida risorsa all’area ambiente. La verità è una sola – incalza il consigliere Pd – a questa amministrazione della riserva non interessa nulla. A questa amministrazione non interessa risolvere il problema della riserva. È più facile dire no al parco che mettere in campo progetti seri, prendendo di petto la situazione. Ma stavolta non basteranno i soliti slogan utilizzati da nove anni. Ora ci sono due mandati di false promesse e zero fatti. Il problema va affrontato immediatamente. Serve un piano di gestione serio e concreto. Altrimenti rimarrà un vincolo che ricade solo ed esclusivamente sulle spalle degli agricoltori, abbindolati da chi si era fatto paladino dei loro diritti”.