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Via della Scafa doppio senso

Strada stretta e pericolosa!


Si è imparato qualcosa dalle ultime alluvioni? Ovvero: cosa serve o non serve realmente alla collettività, quali sono le priorità? Sono da poco iniziati i lavori per introdurre il doppio senso in via della Scafa, nel tratto che va dal Ponte 2 Giugno alla Madonnella. Per fare questo si è cominciato con l’ampliare la carreggiata poco prima del ponte ed allargandosi dalla strada attuale verso il ciglio del fiume (è saggio farlo?).
La domanda è: era così urgente e prioritario procedere a questa modifica della viabilità? Sicuri che sia nell’interesse di tutta la collettività? E soprattutto: che effetto avranno queste modifiche? Qualcuno,
con scarsa cognizione di cosa sia un metodo scientifico, mi ha consigliato (prima di scrivere una semplice lettera) di essere “scientifici”, nel senso di aspettare e vedere che succede.
Questo metodo gli italiani lo conoscono bene essendo molto applicato, sempre per il vantaggio di pochi o pochissimi (c’era da dubitarne?). E così, ad esempio, per aspettare e vedere ciò che succede, si
sfidano le leggi della statica, constatando (ogni volta) che un palazzo, fatto in barba alle leggi della fisica e dello Stato Italiano, alla prima scossa di terremoto viene giù come un castello di carte.
Quando un fenomeno è noto e studiato non è che si deve verificarlo ogni volta, e se proprio non si è certi della predizione (perchè la realtà è comunque più complessa dei modelli) si procede ad una sperimentazione (e questo è “scientifico”).
Nel caso attuale sperimentare avrebbe significato installare una segnaletica provvisoria, per verificare due cose che pongo in ordine di importanza:
 
1) che il doppio senso in una strada in molte parti stretta, non sia pericoloso
 
2) che non si ritorni il problema del collo di bottiglia, dovuto alla confluenza di più flussi in spazi ristretti come i ponti.
 
Riguardo il primo punto, all’obiezione di pericolosità ho sentito risposte del tipo: “ma è larga come molte altre strade di Fiumicino…” che è come non rispondere. Che vuol dire? Hanno idea del fatto che un conto è una strada stretta lunga 200 mt e conto è una ugualmente stretta ma lunga 1,5 km?  Hanno idea del fatto che, anche visto come molti guidano, una strada lunga quanto lo è Via della Scafa (e certamente in molte parti non larga), rischia di trasformarsi in un autoscontro? Come la controllano? Il secondo problema è roba nota dall’idrodinamica (fisici e ingengeri lo sanno bene) e per altro è lo stesso problema che afflige il ponte della Scafa (eliminate le confluenze laterali e vedrete che l’ingorgo sarà meno corposo e durerà meno).
Quindi la previsione è semplice: si formerà una bella fila quotidiana un pò più verso la villa Guglielmi invece che in prossimità del ponte, esattamente come succedeva qualche anno fa. Allora, vogliamo sperimentare prima? Neanche per sogno, (in)certi dell’esito si cominciano i lavori, ignorando (o volendo ignorare) che spostare il problema un pò prima del ponte non lo elimina.
Per non parlare del grado di pericolosità (e ulteriore ingorgo) che si avrebbe se addirittura si consentisse, in prossimità del ponte, alle auto provenienti dalla Madonnella di poter andare a sinistra per prendere la via del Faro. Questo non solo aumenterebbe la probabilità di ingorgo, ma riprodurrebbe un incrociarsi assassino di auto tipo quello che si ha all’inizio di via Coni Zugna.
Anche l’attuale opposizione sembra sia a favore dell’intervento in atto (però non si capisce bene se al ripristino del vecchio senso oppure al doppio senso), almeno a giudicare che dalle dichiarazioni di alcuni suoi esponenti che ancora si trovano in internet e che sono del tipo :”anche nel nostro programma programma era previsto che si modificasse….”
A mio giudizio invece, una delle poche cose positive che la giunta precedente (o forse sarebbe meglio dire, qualche persona competente dell’ufficio tecnico?) aveva fatto era proprio cambiare il verso di via della Scafa, eliminando la confluenza dei flussi. E’ quella variazione che ha in gran parte eliminato il problema delle file mentre, sempre a mio avviso, un peso più scarso lo ha il sistema di rotonde che precede il ponte.
Detto che questa è una mia valutazione, rimane la questione posta: non c’erano altre priorità che riguardassero la collettività? E questa era una priorità? Ma si sa, in Italia la collettività viene spesso dopo i singoli e contano più le priorità di questi che non quelle dei molti. Con i risultati che sono davanti agli occhi di tutti.
 
Lettera inviata da: Mario
 
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