
“Si fermi l’Ater Provincia di Roma, servono manutenzioni e un vero piano di gestione del patrimonio pubblico”
“L’Unione Inquilini denuncia con forza l’invio massivo da parte dell’ATER della Provincia di Roma di lettere di diffida di pagamento rivolte agli assegnatari di case popolari in tutti i comuni della Città Metropolitana. Le lettere, inoltrate su indicazione del direttore Pisani, risultano in molti casi errate o addirittura indirizzate a persone decedute da oltre un ventennio.” Lo dichiarano in un comunicato Walter de Cesaris ed Emanuela Isopo di Unione Inquilini Roma – Città Metropolitana e Unione Inquilini Roma – Lazio.
“È inaccettabile – proseguono – che mentre il patrimonio di edilizia residenziale pubblica versa in condizioni sempre più gravi, senza alcun piano strutturale di manutenzione ordinaria o straordinaria, l’unica azione dell’ATER sia quella di colpire gli inquilini con richieste di pagamento spesso prive di fondamento e di trasparenza.”
“Dal suo insediamento, oltre un anno fa, il direttore Pisani ha convocato il comitato inquilini una sola volta, esclusivamente per la campagna obbligatoria di censimento anagrafico-reddituale. Nessuna convocazione è mai stata fatta per discutere interventi di manutenzione, riqualificazione o efficientamento energetico del patrimonio pubblico gestito dall’ente.”
“Informiamo tutti gli inquilini della necessità di rispondere alle lettere e di contattare la sede a loro più vicina per attivare le giuste verifiche e tutele. L’Unione Inquilini chiede:
– la sospensione immediata delle diffide di pagamento;
– la convocazione urgente del Comitato Inquilini;
– l’avvio di un vero piano di manutenzione e riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli inquilini.
“Non accetteremo che gli inquilini vengano ancora una volta usati come capro espiatorio per la mancata gestione e pianificazione da parte dell’ente. Occorre trasparenza, rispetto e partecipazione. Invitiamo gli inquilini che hanno ricevuto questa diffida e rivolgersi alla sede sindacale a loro più vicina tempestivamente.” Concludono