
L’amara notizia ricevuta da alcune lavoratrici l’8 marzo scorso. Una triste coincidenza vista la Giornata Internazionale della Donna
Lo scorso 8 marzo, la griffe londinese Burberry, comunicava il licenziamento di nove dipendenti – tutte donne – della boutique all’interno del Terminal 1 dell’Aeroporto Internazionale Leonardo Da Vinci. Una comunicazione assurda, commentano i Cobas, anche se l’azienda si era già distinta in passato per i suoi trattamenti poco teneri nei confronti dei suoi lavoratori. Certo è che la notizia, comunicata nel corso di una giornata che ricorda la lotta della donna per la parità anche nel mondo del lavoro, sembra davvero uno scherzo di pessimo gusto.
MONTINO “INDISPENSABILE RIPENSARE AL LEONARDO DA VINCI COME UN BACINO UNICO”
Dura la reazione del primo cittadino di Fiumicino che commenta, “è incredibile quello che continua a succedere dentro l’Aeroporto Leonardo Da Vinci sul tema del lavoro. Venerdì scorso l’ennesimo annuncio di un licenziamento ai danni di alcune lavoratrici di Burberry. Una vera e propria beffa se si pensa che era pure l’8 marzo – continua –. La precarietà e l’instabilità stanno diventando la cifra della questione lavoro dentro lo scalo di Fiumicino. Ed è inaccettabile che non si pensi mai alla salvaguardia dei posti di lavoro”.
“Si ristrutturano terminal, si ripensano aree intere – prosegue Montino – senza mai tenere in considerazione i destini dei lavoratori e delle lavoratrici. È ormai indispensabile ripensare al Leonardo Da Vinci come un bacino unico in modo che i lavoratori e le lavoratrici possano trovare nuove opportunità dentro lo stesso aeroporto quando le singole aziende riducono il personale”.
“Questo approccio garantirebbe condizioni di lavoro dignitose per le persone – insiste il Sindaco – trasformando la precarietà in mobilità e permettendo l’accesso alle garanzie che ogni persona che perde il lavoro dovrebbe avere”.
LO SVILUPPO? IMPOSSIBILE SENZA CONDIZIONI DI VITA DIGNITOSE
“L’attuale gestione, che non considera minimamente i costi sociali di una politica in cui le persone non hanno alcun peso – prosegue Montino – non solo genera veri e propri drammi familiari e personali, ma comporta anche oneri per le amministrazioni che non possono lasciare sole queste persone e se ne fanno carico, con i costi che questo comporta”.
“Non ci può essere sviluppo senza condizioni di vita dignitose per i cittadini e le cittadine – conclude Montino – senza lavoro stabile, garanzie e diritti: il fallimento di questo modello è sotto gli occhi di tutti e ha generato la crisi che viviamo”.






