
Oltre al degrado di materiale da pesca abbandonato tante taniche di olio esausto
di Umberto Serenelli
Le banchine del porto-canale di Fiumicino, dove ormeggia la piccola pesca, sono state trasformate in discariche. Il degrado avvolge i due tratti di sponda prima del ponte “2 Giugno” dove operano i pescatori delle turbosoffianti e i proprietari dei natanti di dimensioni inferiori rispetto ai pescherecci della locale flotta che staziona alla foce.
Nei giorni si è levata alta la protesta di alcuni ristoratori del Borgo Valadier e di quanti amano passeggiare sopra la banchina per osservare la Fossa Traiane.
“È scandaloso che nessuno si accorga delle condizioni in cui versano le banchine a causa dei cattivi odori di pescato e dei rifiuti abbandonato tra cui taniche di olio esausto – dice il residente Stefano Betti, mentre cerca di schivare i rastrelli per la cattura dei molluschi – Non parliamo delle reti abbandonate all’interno di sacchi e di altro genere di rifiuti. Tutti fanno finta di non vedere e soprattutto chi è deve controllare per prevenire questo schifo?“.
Preoccupa il danno ambientale provocato dalle 32 taniche, da 5 e 10 litri, di olio esausto lasciate attorno alle attrezzature da pesca. Molte sono prive di chiusura e in alcuni punti si sono capovolte: il contenuto si è spalmato sulla banchina. Nei circa 300 metri di sponda sinistra è destra, oltre ai comunissimi attrezzi adibiti alla cattura del pescato in mare, bottiglie di vetro, barattoli contenenti vernice, tanti sacchi neri, recipienti di plastica spaccati, copertoni abbandonati e utilizzati con parabordi.
Davanti alle scalette per salire sulla banchina, all’altezza della storica locomotiva, abbandonati sacchi pieni zeppi di reti, funi di canapa e galleggianti brutti da vedere attorno ai secchini di plastica contenti attrezzature. Dalla sponda opposta sopra a un cumulo di immondizia spuntano due congelatori esternamente logorati dagli agenti corrosivi marini e circondanti da cassette e sedie di plastica oltre che da scatoloni con tante schifezze. In alcuni punti il ciglio in marmo della banchina è sprofondato nel fiume e quindi è anche pericoloso per l’attività svolta dai pescatori.
“Per svolgere la nostra attività quotidiana abbiamo la necessità occupare gran parte delle banchine – precisa un lupo di mare che vuole restare anonimo – che sono prive di oppositi recipienti dove smaltire tutte le cose usurate che poi finiscono per creare discariche. Ora è vero che qualche pescatore è uno zozzone ma il resto della categoria lavora seriamente ma non dispone dei necessari mezzi che abbiamo più volte chiesto“.
È la solita storia del cane che cerca di mordersi la coda perché la piccola pesca aveva chiesto dei recipienti sopra la banchina per gettare il pattume che resta impigliato nelle reti. Aveva anche “gridato” all’Autorità portuale, competente della gestione delle sponde del canale navigabile, la necessità di avere dei punti d’acqua per spazzare la superficie una volta terminata la sistemazione delle attrezzature. Tutte carenze che contribuiscono a rendere la passeggiata lungo le banchine vicino al “2 Giugno” proibitiva e la cosa bella è che a Fiumicino tutti gli Enti deputati a fare qualcosa conoscono il problema ma nessuno fa nulla per rimuoverlo.