
Nell’alveo del fosso è stato gettato di tutto ed è a rischio il deflusso dell’acqua
di Umberto Serenelli
È stato trasformato in una discarica abusiva il canale di bonifica parallelo a via del Pesce Luna a Fiumicino. Gli sporcaccioni continuano a colpire abbandonando nel fosso sacchetti di rifiuti, mobili, elettrodomestici, scaldabagni, materassi, sedili di automobili, cassette di polistirolo contenente pesce avariato, recipienti di plastica con all’interno vernice.
È dunque notevole il danno ambientale lungo la strada che porta all’isola ecologica della “Fiumicino ambiente” a cui non compete la bonifica in quanto il collettore per la raccolta delle acque di scolo, che costeggia la rigogliosa pineta, rientra nel reticolo di canali gestiti dal Consorzio di bonifica litorale nord.
Impressiona la notevole presenza di vegetazione nei circa 800 metri di canale, da viale Coccia di Morto alla spiaggia dei naturisti, che unita ai cumuli di rifiuti impediscono il deflusso dell’acqua. Questa situazione la fa ristagnare e si trasforma in un accogliente rifugio per le zanzare.
“È veramente scandaloso che nessuno si accorga di quello che viene lasciato ogni giorno nello scolatore – precisa Gianfranco Razzeni, residente a Fiumicino – Nel tempo è stato più volte bonificato ma queste operazioni risultano dei palliativi perché nelle ore notturne mi sono imbattuto in mezzi i cui conducenti approfittano per liberarsi di tutto. È chiaro che questo vanifichi l’attenzione con cui l’amministrazione comunale cerca di tenere pulita la Città. A mio avviso servono le fototrappole per individuare e poi multare gli autori di questi gesti scellerati. Solo con mano pesante è possibile stroncare questo crescente mal costume”.
Cattura l’attenzione di quanti osservano il fosso la presenza di barattoli di vernice il cui contenuto si è spalmato sul pattume uscito dai sacchi neri e sulla vegetazione. Il degrado è presente anche nel piazzale dove inizia la spiaggia dei naturisti con giganteschi alberi e frammenti di legname spalmati dalle onde. Inoltre, il vento di mare ha spinto la duna a ricoprire le rastrelliere dove bloccare le biciclette.
“Questo tratto di litorale è molto apprezzato dai nudisti romani – dice Ivano Garosi – e merita una maggiore attenzione”.
L’altro aspetto negativo viene fornito dal relitto di una imbarcazione ai piedi della scogliera le cui parti dello scafo sono sparsi sull’arenile. Vicino ci sono dei crateri, circondati da pezzi di scaglione di selce, dove realizzati fuochi. È allarme per l’avanzata del fenomeno erosivo che ha ingoiato il primo tratto costiero dell’arenile riservato ai naturisti.






