
Resteranno in porto per tutto il mese di ottobre e solo tre pescherecci saranno autorizzati ad andare in mare
di Umberto Serenelli
È iniziato il fermo biologico che riguarda il mar Tirreno, lo Ionio, la Sardegna e la Sicilia. Per favorire il ripopolamento delle risorse marine sui fondali, le flotte pescherecce appartenenti al Compartimento marittimo di Roma, di cui fanno parte Fiumicino e Anzio, resteranno ormeggiate in porto per tutto il mese di ottobre. Ciò comporterà una diminuzione del prodotto locale in pescherie e ristoranti del litorale romano in particolare.
L’interruzione temporanea è stata predisposta con decreto del Ministero dell’agricoltura, della Sovranità alimentare e riguarda la cattura con reti a strascico. Sono in totale 40 i motopesca che non potranno lasciare gli ormeggi: 22 appartenenti alla flotta di Fiumicino e 18 a quella di Anzio con un fisiologico aumento dei prezzi.
I grossisti che commerciano il pesce dovranno quindi recarsi sulle coste del mare Adriatico per fare gli acquisti e trasferirli sul mercato romano.
“Come tutti gli anni stimiamo un aumento dei prezzi che potrebbe oscillare intorno al 30% – precisa Gennaro Del Prete, presidente della coop Pesca Romana di Fiumicino – Ci sarà un grosso ricorso al prodotto estero per sopperire alle carenze delle piazze italiane i cui grossisti dovranno spostarsi sull’Adriatico per acquistare. Ecco perché contestiamo il fermo contemporaneo del Tirreno e dello Ionio collegato con Sicilia e Sardegna. Nei fermi di alcuni anni fa, il tratto di costa veniva divisa in due step per favorire la commercializzazione: tutte le novità proposte dalla Comunità europea fino a ora ci continuano a penalizzare”.
Potranno andare in mare e catturare il pesce azzurro le barche con il “sistema del pelagico volante a divergenza” come i pescherecci “Audace” e “Impavido” di 110 tonnellate di Anzio e il “Nonno Ciro” di Fiumicino. Come di consueto le marinerie contestano il periodo in cui si svolge il fermo dalla Comunità europea.
“Ovviamente la categoria non è in linea con la decisione che ci vede costretti in porto a ottobre – precisa Del Prete – Questo perché non risolve il problema del ripopolamento delle risorse marine sui fondali. I ‘luminari’ dell’Ue sostengono che in questo modo si tutela la crescita del novellame quando invece la pesca ha proposto di fermare a giugno perché in tale periodo il pesce deposita le uova. Evidentemente questo è un concetto difficile da far capire”.
Per tutto il mese in corso è previsto lo sbarco dai pescherecci delle attrezzature adibite alla pesca e l’affissione di sigilli da parte dell’Autorità marittima. A questa però viene data la possibilità di autorizzare l’unità, che ha programmato lavori di manutenzione, al trasferimento in altro porto o in cantieri nautici del posto. Tutto ciò è per il tempo strettamente necessario all’esecuzione di lavori ordinari e straordinari, nonché di operazioni tecniche per il rinnovo dei certificati per la sicurezza.






