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Degrado e sporcizia sulle banchine del porto-canale, dove ormeggia la piccola pesca di Fiumicino

La categoria si difende sostenendo di non avere mezzi adeguati per tenere pulito

 

 

di Umberto Serenelli

 

 

Cresce il degrado sulla banchina nord, dove ormeggia la flotta della piccola pesca di Fiumicino, che ora si estende anche ai lati delle scalette per salire sull’argine (foto sacchi).

 

 

Non si riesce a risolvere l’annosa problematica della pulizia e riqualificazione dei tratti di sponda del porto-canale dove svolgono l’attività i lupi di mare. La rimozione della discarica sulla banchina lungo viale Traiano, avvenuta qualche mesa fa, aveva dato l’illusione che si potesse arrivare ad una bonifica generale, incluso il tratto opposto dal Ponte 2 Giugno fino all’altezza di palazzo Grassi. Sull’argine sud, all’ombra del ponte mobile, sono comunque sparsi ovunque parabordi usurati e tanti pezzi di grosse funi che sono un problema anche per gli operatori.

 

Alla vigilia dell’estate l’auspicato cambio di passo non è stato ancora compiuto e sull’abbandono del pezzo di banchina (vedi foto) piovono commenti negativi. Con il ritorno dei clienti nei locali del centro storico, la ristorazione è di nuovo sul piede di guerra a causa dei cattivi odori che avvolgono il Borgo Valadier e dove vengono segnalati i numerosi cumuli di sacchi, sul lato sinistro delle scalette davanti alla Chiesa, contenenti reti e sporcizia. Si trovano in quel punto da circa un mese e commenti negativi dei residenti si sprecano. È bene comunque precisare che le attrezzature, adibite all’attività di pesca, in particolare lungo i circa 300 metri, rientrano nella normalità in quanto la sponda è operativa per i pescatori.

 

Quello che invece costituisce un vero danno ambientale è la presenza di una ventina di taniche da 10 e 20 litri di olio esausto abbandonate, alcune delle quali capovolte con il liquido finito in terra. Tra le reti da pesca e gli ingombranti rastrelli per catturare i molluschi, gettate lattine e bottiglie di birra, barattoli di vernice, reti, copertoni utilizzati come parabordi e contenitori di cartone adibiti al trasporto di pizze. Un quadro desolante di quello che dovrebbe essere una zona a grossa attrazione turistica ma che invece danneggia l’immagine della Città di Fiumicino.

 

Accusata più volte, la categoria della pesca si difende sostenendo che è stata lasciata sola e è quindi costretta a lavorare priva dei necessari strumenti di cui gli argini del canale navigabile dovrebbero essere dotati.

 

“Pur essendo una banchina di recente costruzione non è stata dotata di colonnine da cui attingere energia elettrica e soprattutto acqua per pulire le zone dove operiamo una volta sistemate le reti – sottolinea un pescatore, stanco delle accuse avanzate da alcuni residenti – Quindi siamo costretti, nostro malgrado, a ricorrere all’acqua prelevata dal fiume per spazzare davanti agli ormeggi. Con questa azione è difficile eliminare i cattivi odori che coinvolgono il Borgo. Inoltre, tutta la sporcizia impigliata nelle reti dove dobbiamo gettarla? Ci occorrono appositi contenitori posizionati in banchina dove poter riporre pezzi di reti o funi non più utilizzabili. Qualcuno ignora che le banchine sono il nostro naturale luogo di lavoro, ma vengono invece utilizzate per consentire la passeggiata ai turisti. In questo momento è semplice scaricare tutte le responsabilità dell’attuale degrado su di noi”.

 

Il degrado infatti avvolge i due tratti di sponda prima del Ponte 2 Giugno, dove operano i pescatori delle turbosoffianti e i proprietari dei natanti di dimensioni inferiori rispetto ai pescherecci della locale flotta che staziona alla foce.

 

 

Nei giorni scorsi si è levata alta la protesta di alcuni ristoratori del Borgo Valadier e di quanti amano passeggiare sopra la banchina per osservare la Fossa Traiane.

 

“È scandaloso che nessuno si accorga delle condizioni in cui versano le banchine a causa dei cattivi odori di pescato e dei rifiuti abbandonato tra cui taniche di olio esausto – dice il residente Stefano Betti, mentre cerca di schivare i rastrelli per la cattura dei molluschi – Non parliamo delle reti abbandonate all’interno di sacchi e di altro genere di rifiuti. Tutti fanno finta di non vedere. Ma chi è che deve controllare per prevenire questo schifo?“.

 

Preoccupa il danno ambientale provocato dalle 32 taniche, da 5 e 10 litri, di olio esausto lasciate attorno alle attrezzature da pesca. Molte sono prive di chiusura e in alcuni punti si sono capovolte: il contenuto si è spalmato sulla banchina. Nei circa 300 metri di sponda sinistra è destra, oltre ai comunissimi attrezzi adibiti alla cattura del pescato in mare, bottiglie di vetro, barattoli contenenti vernice, tanti sacchi neri, recipienti di plastica spaccati, copertoni abbandonati e utilizzati con parabordi. Davanti alle scalette per salire sulla banchina, all’altezza della storica locomotiva, abbandonati sacchi pieni zeppi di reti, funi di canapa e galleggianti brutti da vedere attorno ai secchini di plastica contenti attrezzature. Dalla sponda opposta sopra a un cumulo di immondizia spuntano due congelatori esternamente logorati dagli agenti corrosivi marini e circondanti da cassette e sedie di plastica oltre che da scatoloni con tante schifezze. In alcuni punti il ciglio in marmo della banchina è sprofondato nel fiume e quindi è anche pericoloso per l’attività svolta dai pescatori.

 

“Per svolgere la nostra attività quotidiana abbiamo la necessità occupare gran parte delle banchine – precisa un lupo di mare, che vuole restare anonimo – che sono prive di oppositi recipienti dove smaltire tutte le cose usurate che poi finiscono per creare discariche. Ora è vero che qualche pescatore è uno zozzone ma il resto della categoria lavora seriamente, ma non dispone dei necessari mezzi che abbiamo più volte chiesto”.

 

 

È la solita storia del cane che cerca di mordersi la coda perché la piccola pesca aveva chiesto dei recipienti sopra la banchina per gettare il pattume che resta impigliato nelle reti. Aveva anche “gridato” all’Autorità portuale, competente della gestione delle sponde del canale navigabile, la necessità di avere dei punti d’acqua per spazzare la superficie una volta terminata la sistemazione delle attrezzature. Tutte carenze che contribuiscono a rendere la passeggiata lungo le banchine vicino al “2 Giugno” proibitiva e la cosa bella è che a Fiumicino tutti gli Enti deputati a fare qualcosa conoscono il problema ma nessuno fa nulla per rimuoverlo.

 

 

 

 

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