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Aldo Moro e Peppino Impastato, il ricordo del Sindaco Montino a 41 anni dalla loro morte

“Questi tragici fatti rimangono una ferita aperta nella storia della Repubblica”

di Dario Nottola    
 
Esattamente a 41 anni dal loro assassinio, per mani e ragioni diverse ma ugualmente gravi, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha ricordato oggi le figure e gli “esempi” di Aldo Moro e Peppino Impastato. 
 
Il 9 maggio del 1978 morivano contemporaneamente Peppino Impastato ed Aldo Moro. Un ragazzo, un giornalista, che si era ribellato alla mafia e al suo stesso padre, e uno statista che lavorava ad un progetto politico che superava la divisione in blocchi internazionali di quell’epoca – afferma Montino – ricordiamo Moro sapendo che gli anni del terrorismo sono chiusi, che le Br e tutte le formazioni dedite alla lotta armata (rosse e nere) non esistono più, ma che quei fatti rimangono una ferita aperta nella storia della Repubblica. Ricordiamo Moro e la sua visione della politica e della società proiettata in avanti, il suo senso dello Stato e della democrazia di cui dobbiamo fare tesoro”.
 
Per il primo cittadino “Moro era perfettamente consapevole che le tensioni sociali devono essere affrontate e risolte con l’unica arma possibile: la politica. Altrimenti si lascia spazio alla disgregazione, all’odio, alla violenza che affondano un paese. Una lucidità che oggi manca moltissimo in chi guida questo Paese. Ma oggi ricordiamo anche l’assassinio di Peppino Impastato per mano mafiosa, quella stessa mafia in cui la sua famiglia era coinvolta ma contro la quale lui scelse di lottare senza risparmiarsi. Le sue armi erano l’ironia, il coraggio e un microfono: quello di Radio Aut che divenne presto l’unica voce libera di chi denunciava le commistioni tra mafia, politica e affari. Solo 24 anni dopo si è arrivati alla verità giudiziaria sulla morte di Peppino Impastato con la condanna all’ergastolo del boss Tano Badalamenti. E se il terrorismo è un fenomeno che abbiamo sconfitto, lo stesso non possiamo dire della mafia, che nel frattempo è diventata plurale (oggi si parla di mafie, appunto), infiltrandosi ancora più profondamente nel tessuto sociale del nostro Paese. Questa è una vera priorità – conclude Montino – e dovrebbe essere l’obiettivo principale di un ministro dell’Interno degno di questo nome”.
 
 
 
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