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“A scuola di legalità” oggi il via al ciclo di incontri per gli studenti

A Maccarese, nella Casa della Partecipazione, in scena lo spettacolo “Moro: i cinquantacinque giorni che cambiarono l’Italia”


di Dario Nottola

Davanti ad una platea di un centinaio di studenti delle classi quinte del Liceo Leonardo da Vinci e dell’Istituto Agrario, ha preso il via oggi il ciclo di incontri di “A scuola di legalità”.

Nella Sala teatrale della Casa della Partecipazione, a Maccarese, ad andare in scena è stato lo spettacolo di impegno civile “Moro: i cinquantacinque giorni che cambiarono l’Italia” di e con Ulderico Pesce.

L’iniziativa dell’amministrazione comunale è rivolta alle scuole nel mese di ottobre con una serie di incontri patrocinati da Avviso Pubblico, Regioni ed enti locali contro mafie e corruzione, che si terranno presso la Casa della Partecipazione.

Ad introdurre questa mattina lo spettacolo teatrale ed a salutare gli studenti, la Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Antonella Maucioni, e la Delegata del sindaco alla Legalità, Arcangela Galluzzo, promotrici del ciclo di incontri nel trentennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, oltre al vice sindaco di Fiumicino Ezio Di Genesio Pagliuca, che ha contestualizzato il legame storico della vicenda Moro fino ai giorni nostri.

Il racconto scenico di Ulderico Pesce, che porta questo spettacolo in giro per l’Italia e tra i giovani per renderli partecipi dell’avvenimento che ha cambiato i destini politici e civici dell’Italia,  è partito da fatti del 16 marzo 1978 quando fu rapito l’onorevole Aldo Moro e furono uccisi gli uomini della scorta: Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi. Raffaele Iozzino, unico membro della scorta che prima di morire riuscì a sparare due colpi di pistola contro i terroristi, era di Casola di Napoli e proveniva da una famiglia di contadini. Raffaele, alla Cresima, aveva avuto in regalo dal fratello Ciro un orologio con il cinturino in metallo. Ciro, quella mattina del 16 marzo era a casa e casualmente, grazie al vecchio televisore Mivar, vide l’immagine di un lenzuolo bianco che copriva un corpo morto. Spuntava da sotto al lenzuolo soltanto il braccio con l’orologio della Cresima.
 
Questa è l’immagine emblematica che ricorre più volte nelle video proiezioni, questa immagine è la radice prima del dolore di Ciro, protagonista dello spettacolo. Questo dolore diventa rabbia, e questa rabbia lo spinge a rintracciare il giudice Ferdinando Imposimato titolare del processo al quale chiede di sapere la verità.

Sarà il rapporto tra Ciro e il giudice, strutturato su questo forte desiderio di verità, “a rendere chiaro al pubblico che la morte di Moro e dei giovani membri della scorta furono è “assecondata” dai più alti esponenti dello Stato italiano con la collaborazione dei Servizi segreti americani”, ha spiegato l’autore teatrale e da alcuni anni anche professore nelle scuole.

I prossimi appuntamenti: domani 11 ottobre alle 11 l’incontro online con Ilaria Meli dell’Associazione “Libera”. Il 18 ottobre l’incontro online con Vincenzo Musacchio, Direttore Scientifico della Scuola di Legalità “Don Peppe Diana”. Infine, il  21 ottobre ore gli studenti incontreranno la scrittrice Mari Albanese autrice del libro “Io, Felicia” su Felicia Impastato.
 
 
 
 

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