I cattivi odori di pescato si avvertono in particolare nel centro storico e sul ponte “2 Giugno” a Fiumicino.
di Umberto Serenelli
Alla vigilia di Ferragosto e della tradizionale festa dell’Assunta è abbastanza evidente il degrado sulla banchina nord del porto-canale che corre lungo il Borgo Valadier a Fiumicino: dal ponte 2 giugno al palazzo Grassi. Questo desolante quadro danneggia l’attenzione dell’amministrazione per rendere ospitale la principale strada dello struscio. L’incuria, i cattivi odori, l’abbandono di attrezzature da pesca, l’erbaccia e la tanta sporcizia contrastano con l’ospitalità fornita dalle attività commerciali al turismo, non solo romano, che invade la cittadina marinara per gustare piatti di pescato fresco. È oramai un miraggio restituire il decoro alla passeggiata sul lungo fiume, dove si svolgono tutte quelle operazioni collegate alla pulizia delle reti che fanno parte delle origini su cui la città affonda le sue radici. Forse si attende la conclusione dei lavori per la darsena dei pescherecci per avere una risposta definitiva alla bonifica della sponda, che appunto contempla il trasferimento della piccola pesca. Per arrivare a ciò c’è da aspettare almeno altri tre anni… se tutto va bene. Intanto, l’attività produce odori sgradevoli avvertiti dai clienti che frequentano i locali all’aperto del Borgo.

La zona è comunque il naturale luogo di lavoro dei lupi di mare, ma la curiosità che suscitano le barche porta i turisti a salire sulle banchine e a scoprire la presenza di 11 ingombranti rastrelli, utilizzati dalle turbosoffianti per catturare i molluschi. Quanti si avventurano vengono catturati dalla decina di taniche abbandonate, da 10 e 20 litri di olio esausto, alcune delle quali sono state capovolte e il liquido si è versato, rientrando nei danni ambientali. Forte la presenza di reti usurate e poi abbandonate, anche lungo il marciapiede che costeggia via Torre Clementina, proprio davanti alla storica locomotiva: tra queste sono state gettate lattine e bottiglie di vetro, barattoli, funi di canapa e d’acciaio, copertoni utilizzati come parabordi e non mancano recipienti di plastica colmi di olio.

“Sono di Fiumicino – precisa Angelo Pisani – e mi sono abituato alla tanta immondizia che oggi si trova sulla banchina. Devo riconoscere che è uno vero schifo. È un Borgo a due marce. A quello accogliente dei locali commerciali si contrappone la discarica a cielo aperto sopra al tratto di argine che ci squalifica agli occhi di quanti vengono a trovarci”. È dunque vasta la gamma di pattume contestata dai residenti, i quali si scagliano contro la categoria che continua a danneggiare l’immagine del centro. Respingono le accuse gli armatori della pesca, lamentando di essere stati abbandonati e costretti a lavorare privi dei necessari strumenti che sono assenti sugli argini del canale navigabile.

Il riferimento è alla mancanza di colonnine, che dovevano essere predisposte dall’Autorità di sistema portuale in fase di progettazione, dalle quali attingere energia elettrica e soprattutto acqua per pulire le zone dove operano quotidianamente, una volta sistemate le attrezzature. Questo, quindi, comporta il prelievo dell’acqua, con l’ausilio di un secchio, dal biondo Tevere, che viene poi gettata nel punto in cui si puliscono le reti. Tale operazione è seguita da una ramazzata per spingere il tutto nel fiume: ecco spiegata la puzza nauseabonda che avvolge spesso via Torre Clementina.”






