
L’emozionante racconto della nostra inviata
di Laura Maria Liberati
Arrivano le feste, ed ecco che come tutti gli anni si ripresenta il Natale, con tutta la gioia e allegria che ispira, amplificando spesso la solitudine o l’apatia.
Complice il fatto che non mi ritengo una persona credente, che la mia famiglia è tutt’altro che allargata e che a causa del mio lavoro che non conosce festività spesso dimentico le ricorrenze, quest’anno ho deciso di passare in totale solitudine il mio Natale.
Ebbene sì: il chiasso delle tavolate con i soliti parenti, con cui spesso si finisce per bisticciare, sarebbe stato nettamente sostituito da cibo da asporto e qualche maratona di serie su Netflix. Ma, ahimè, è bastato sperimentare la cena della vigilia di Natale in solitudine per capire quanta insoddisfazione si nasconde invece dietro questo tipo di scelte.
Ma ecco che improvvisamente arriva un inaspettato cambio programma. Leggendo l’articolo in cui la Comunità di Sant’Egidio cercava volontari last minute per il tradizionale pranzo di Natale a causa di un incremento degli ospiti a tavola, non ho avuto più dubbi sulla svolta che avrebbe preso il mio “esperimento sociale” per queste feste.
E come spesso accade nei film, una piccola grande casualità può cambiarti la giornata, un punto di vista, ma anche una vita intera. E dal prospetto di una giornata all’insegna della solitudine eccomi qui in compagnia di gente stupenda, nuove amicizie, tanta solidarietà e tante risate e la sempre più forte convinzione che fare volontariato arricchisce chi lo fa e dona molto di più chi aiuta di chi è aiutato.
Il vero spirito del Natale e di tutte le festività è qui, tra i più semplici, i più fragili, i più deboli. Il pranzo di Natale di Sant’Egidio li abbraccia tutti, donando loro quel sorriso che spesso la vita gli ha portato via. Viva il Natale!
(FOTO GALLERY a cura di Samantha Corvaro)













