
Durante l’iniziativa sono stati gettati nel Tevere i rametti di mimosa in ricordo di molte anime femminili naufragate in mare nel tentativo di trovare la salvezza.
“NON É una giornata di festa ma un momento per fare delle considerazioni, per non abbassare la testa e valutare con coscienza ciò che sta accadendo attorno a noi”, è il commento di Giuseppe Liccardi, presidente della sezione ANPI di Fiumicino, presente all’iniziativa.
“Non bastano più simboli e parole dobbiamo essere attivi educando i nostri figli al rispetto, col dialogo cercare di pulire le coscienze di quanti nutrono ancora dubbi sulla parità di genere. Sono piccoli gesti dal grande valore culturale – prosegue Liccardi – Se avessimo dato un seguito con i fatti alle parole che da molto tempo vengono spese per le donne, allora si che oggi sarebbe stata una festa da celebrare. Ci ritroviamo invece ad aver fatto solo piccoli passi”.
Presente all’incontro anche l’assessora Erica Antonelli. “Questa deve essere principalmente la giornata dell’azione per spingerci a fare qualcosa in più – dichiara l’assessora – ognuno nel ruolo di competenza e ognuno nelle proprie possibilità, per permettere alle donne di essere libere. Libere di vivere la propria sessualità, di sperimentarsi nel mondo del lavoro e, di scegliere ma deve essere messa nelle condizioni di poterlo fare. È necessario che le donne possano conciliare il ruolo lavorativo con quello familiare, invece spesso sono costrette a fare lavori part-time per accudire la famiglia. Un limite che la donna subisce”, ha aggiunto.
“Penso che ci debba essere uno scatto d’indignazione per quello che sta accadendo – ha commentato la consigliera comunale Barbara Bonanni – dobbiamo sollecitare la politica ad arrivare dove non è ancora arrivata. Oggi abbiamo deciso di scioperare perché è importante dare un segnale: noi donne siamo pronte a lottare e a sacrificare una parte dello stipendio per lasciare un contributo significativo ai nostri figli”
“Bisogna variare il lessico familiare – è il commento di una donna presente all’iniziativa – Spesso siamo schiave di noi stesse, ci sentiamo in colpa e ringraziamo gli uomini quando ci aiutano nelle faccende domestiche. In realtà il concetto è alterato, perché la casa è di entrambi e le faccende spettano a chiunque la abiti, non “ci” fanno nessun favore ma osservano semplicemente i loro doveri nei confronti della società”.
Dopo queste brevi riflessioni tutti donne, uomini e bambini presenti hanno gettato, tra la commozione generale, rametti di mimosa nel Tevere (vedi foto) diretti verso quel mare spesso tomba di molte anime femminili naufragate nel tentativo di trovare la salvezza.
Il problema parte anche dalla nostra classe politica che non considera le donne come una risorsa inestimabile per l’economia nazionale, ma le relega in ruoli erroneamente affidati solo alle “femmine“.
Il fatto che le donne siano quelle che, nella maggior parte dei casi si prendono cura dei figli e della famiglia, toglie il loro contributo alla forza lavoro che basterebbe (secondo uno studio condotto dalla Banca D’Italia) a far crescere il PIL Italiano del 7%. In Italia lavora una donna su due e la maggior parte di esse spende in media 7 ore al giorno per curare la famiglia e la casa, gratuitamente, sottraendo capacità economica alle famiglie. La condivisione degli obblighi quotidiani con gli uomini, permetterebbe la risoluzione di molte problematiche legate alla povertà.
Donne, siate libere, prendetevi tutto ciò a cui avete diritto, noi che abitiamo in paesi considerati civili, non rimaniamo prigioniere dell’identità filosofica e culturale che ci hanno attribuito uomini impauriti dal nostro coraggio, spogliamoci dei giudizi e vestiamoci di dignità.






