
“Il mio grande sogno è quello di portare sempre più medaglie a Fiumicino, perchè sono molto legato alla mia città”
di Fernanda De Nitto
Edoardo Giordan è il giovane campione paralimpico di Fiumicino, agente tecnico della Polizia di Stato, facente parte del Gruppo Sportivo Fiamme Oro, eccellenza sportiva locale, reduce dal recente successo alle Paralimpiadi di Parigi con la vittoria della medaglia di bronzo e molto altro.
Edoardo è un esempio per tanti giovani che spesso si sentono soli, persi e privi di una direzione da dare alla loro vita, per tante ragioni che possono essere ad esempio i fallimenti scolastici, familiari, la depressione o motivi di salute; ebbene Edoardo Giordan ci dimostra quotidianamente quanto lo sport può essere salvifico ed importante per una nascita e rinascita personale.
Edoardo è vero che lo sport ha sempre fatto parte della tua vita sin da bambino?
“Da piccolo ho iniziato a fare nuoto, prendendo tutti i brevetti, poi sinceramente mi ero un pò stancato di confrontarmi solo con me stesso o con pochi avversari in vasca e volevo provare gli sport di squadra, andando a giocare calcio proprio in società sportive del territorio. Poi nel 2013 purtroppo ho avuto questa malattia molto rara che mi ha portato all’amputazione delle gamba. E’ stato un periodo abbastanza complesso di riassestamento personale e psicologico, di rabbia e di depressione, calcolando che quando è successo avevo solo vent’anni. Da un giorno all’altro ho dovuto riorganizzare la mia vita e sinceramente non è stato facile. Ma grazie allo sport sono riuscito letteralmente a rialzarmi arrivando a degli obiettivi che mai avrei pensato di raggiungere“.
Tu sei un giovane campione del territorio, e prima di parlare dei tuoi successi sportivi, vorrei sapere quale è il tuo rapporto con Fiumicino e quanto ti senti legato alla nostra città?
“A Fiumicino sono nato e cresciuto. Ora è un pò di tempo che mi sono trasferito a Roma con la mia fidanzata, ma nel territorio ho tutti i parenti e gli amici, quindi sono spesso qui, precisamente a Torrimpietra. Sono molto attaccato alla mia città e sono orgoglioso di portare il nome di Fiumicino in giro per il mondo tramite le mie vittorie, che mi auguro siano sempre più numerose”.
I tuoi successi nella scherma iniziano nel 2015 e, per il raggiungimento di molte delle tue vittorie, è stato fondamentale il campione paralampico Andrea Pellegrini. Come è nata la vostra amicizia e quali sono stati i primi trionfi nella scherma?
“Con Andrea è stata veramente una storia incredibile; è stato colui mi ha messo letteralmente una sciabola in mano e mi ha insegnato la scherma, che per me, ormai, è vita quotidiana. Pellegrini è colui che mi ha fatto uscire dalla depressione. All’inizio, trovandosi nelle mie stesse condizioni, mi ha spiegato anche come funzionavo le protesi, come rialzarmi, come confrontarmi con gli amici e con la famiglia in questa nuova vita. La cosa più bella è che, a distanza di qualche anno, dall’inizio della mia carriera sportiva, insieme a Pellegrini ho vinto anche una medaglia d’oro al mondiale. Lui mi ha accolto letteralmente come un ragazzo depresso, che non sapeva minimamente cosa fosse la scherma, mi ha fatto appassionare a tale sport, rinascere come uomo e nel 2017 trionfare con lui nei mondiali. Con Andrea sono sempre legato, ed è stato infatti una delle prime persone che ho chiamato appena ho vinto la medaglia olimpica a Parigi“.
Come è vivere l’esperienza olimpica? Mi piacerebbe sentire da te, l’emozione che hai provato, da Tokyo alla vittoria di Parigi?
“E’ un’emozione unica e incredibile, difficile da descrivere a parole, soprattutto la vita nel villaggio olimpico. L’esperienza di Tokyo certamente è stata molto diversa rispetto a Parigi, in quanto eravamo durante il periodo della pandemia, non avevamo possibilità di vivere il villaggio, neanche di parlare con gli altri atleti ed ogni giorno eravamo sottoposti a diversi tamponi. E’ stato sicuramente complesso ma è stato sempre emozionante rappresentare l’Italia in una competizione paralimpica. Mentre, l’apertura dei giochi paralimpici di Parigi, è stata, per me, la realizzazione di un sogno. Poi salire su un podio ed essere premiato con una medaglia è qualcosa di irripetibile; una vittoria che ha dato valore a tutto il mio percorso sportivo e per questo mi tengo stretto il mio bronzo“.
Quanto lavoro c’è stato dietro, per arrivare ai tuoi livelli ed ai tuoi successi?
“Tanto impegno, tanto lavoro e tanto sacrificio perché io mi alleno tutti i giorni e diverse volte nel pomeriggio, negli assalti di scherma con il maestro, e curo la preparazione atletica. Occorre poi seguire un dieta piuttosto ferrea, che per me è un pò una sofferenza, ma per lo sport lo faccio veramente volentieri. Sono ovviamente seguito anche dal fisioterapista, quando c’è bisogno, anche per prevenire gli infortuni e la psicologa sportiva che aiuta a concentrarti e ribaltare quelle situazioni di difficoltà in cui puoi cadere durante questi tipi di competizione. Mi piace poi ricordare che faccio parte dell’Associazione fondata da Bebe Vio “art4sport”, la quale si occupa di migliorare la qualità della vita, attraverso lo sport, di bambini e ragazzi portatori di protesi di arto. Altro mio impegno sociale a cui tengo particolarmente riguarda la lotta al bullismo e al cyberbullismo, cerco di sensibilizzare i ragazzi sulla tematica”.
Quali sono le regole della scherma paralimpica e come si svolge una gara?
“Le regole sono uguali a quella squadra olimpica, soltanto che noi combattiamo da seduti, il che può sembrare meno faticoso, ma non è assolutamente così, perché il combattimento è fatto di torsioni del busto e di una elevata velocità del braccio. Quello che più mi piace della scherma è che non vince quello più veloce, più forte o più aggressivo, bensì colui che è più intelligente e furbo. La scherma è poi uno sport veramente inclusivo, abbiamo fatto diversi raduni collegiali con la nazionale olimpica, dove il campione olimpico si siede sulla carrozzina e tira con noi”.
Quali sono i tuoi obiettivi prossimi e più in là nel tempo?
“Ora partiremo per una gara di coppa del Mondo che faremo a Pisa, poi abbiamo diverse gare in Ungheria e in Polonia, ma l’appuntamento principale di quest’anno saranno i mondiali che si svolgeranno in Corea. Poi da settembre inizierà la qualifica per le paralimpiadi di Los Angeles del 2028; se si arriva tra i primi otto/dieci, del ranking mondiale, sei qualificato. A Los Angeles proverò a vincere l’oro, nella consapevolezza che ce la posso fare. Nel futuro mi piacerebbe poi diventare un maestro, insegnando ai ragazzi quello che sto imparando adesso, augurandomi che la mia esperienza possa essere utile a tanti giovani, con l’augurio di portare sempre più vittorie a Fiumicino”.