
Calicchio (Pd):”ancora una volta a pagare l’inefficienza di questo centrodestra saranno i cittadini e gli ex dipendenti della Fiumicino Servizi”
“Con la presente si comunica che la zona operativa di via del Pesce Luna 315 resterà chiusa fino a data da destinarsi” è questo, come potete vedere dalla foto pubblicata, l’annuncio riportato alla sede della discarica di via Pesce Luna. “Come si dice: chi ben comincia è a metà dell’opera – ribadisce il consigliere del Partito democratico di Fiumicino Paolo Calicchio – il primo passo della nuova associazione d’impresa che gestisce il servizio di raccolta rifiuti è stato chiudere le isole ecologiche di Fiumicino. Risultato: i cittadini sono costretti al fai da te illegale. E quindi: discariche abusive, immondizia per strada, incertezza e avvilimento”.
“E’ vero che abbandonare i rifiuti in giro non è il massimo del comportamento – sottolinea Calicchio – ma è altrettanto vero che l’amministrazione fa pochino per invogliare a gettarli nelle aree apposite. Il motivo? La nuova società che si è aggiudicata il maxi appalto lo scorso 25 ottobre non ha ancora avuto la capacità di organizzarsi. E meno male che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi di Fiumicino. La paura che si andrà avanti così per molto c’è. Anche perché la società vincitrice sembra non sia stata ancora costituita e, peggio, non abbia ancora i permessi per discaricare”.
“E ancora una volta a pagare l’inefficienza di questo centrodestra saranno i cittadini e gli ex dipendenti della Fiumicino Servizi, additati come gli unici colpevoli – incalza il consigliere Pd – e ora anche alle prese con un contratto che li umilia e ne ferisce la dignità, con un periodo di prova di due mesi da superare districandosi tra prove mediche, analisi cliniche e referti comportamentali. Roba da medioevo. Il dubbio? Che sia solo una via di fuga per buttare fuori qualche dipendente poco ossequioso e far posto alle lunghe liste clientelari di cui il centrodestra si ciba. Perché su una cosa il Pdl è imbattibile: prendere in giro la gente e proporre contratti da fame e lavori massacranti a chi questa crisi la vive davvero sulla propria pelle, in cambio di consenso elettorale”.