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Pineta di Fregene, tra criticità e storia

L’area verde, tra le più antiche del Mar Mediterraneo, vittima del parassita killer “cocciniglia tartaruga”

 

 

di Fernanda De Nitto

 

 

La storia della pineta monumentale di Fregene ha inizio nel 1666 quando Papa Clemente IX, fratello di Camillo Rospigliosi, decise di impiantare il polmone verde al fine di tutelare le aree agricole limitrofe dalla salsedine e dall’eccessiva presenza di acqua stagnante, che caratterizzava in quei tempi tutto il territorio locale.

 

La pineta ha quindi una storia lunga oltre tre secoli con, ad oggi, solo nell’area A una presenza di circa 711 alberi, di cui alcuni arbusti di Pinus Pinea aventi oltre 170 anni. Un luogo dal fascino imperscrutabile scelto per la sua bellezza dal regista Federico Fellini per girare alcune delle scene più emblematiche de “Lo Sceicco Bianco” con Alberto Sordi.

 

Per la sua vetustà, la pineta costituisce una delle aree verdi più antiche del Mar Mediterraneo, che negli anni recenti ha visto un lento processo di modifica naturale dell’area dovuto anche alla presenza reiterata del parassita killer detto “cocciniglia tartaruga”.

 

Proprio per far fronte a questa drammatica problematica negli anni, l’intera pineta, è stata oggetto di vari interventi di bonifica e soprattutto di prevenzione e vaccinazione delle alberature nei confronti del parassita che annerisce e scheletrizza i pini, mettendone a rischio la sopravvivenza.

 

Un grande intervento di vaccinazione fu realizzato nell’aprile 2022, durante l’amministrazione Montino, con oltre 1500 pini sottoposti ad una cura antiparassitaria, autorizzata dal Ministero dell’Ambiente, destinata a distruggere le nidiate dell’insetto, che tutt’oggi sta devastando le alberature di Roma e del Lazio.

 

Nonostante i diversi interventi, predisposti massicciamente dalla Giunta, a guida del Sindaco Baccini, purtroppo la situazione della pineta sembra sia destinata col tempo a peggiorare sotto l’effetto del tempo che in forma endemica minaccia le alberature per invecchiamento fisiologico, per la pressione antropica derivante dall’urbanizzazione crescente e per le continue infestazioni parassitarie. I pini, infatti, sono tre anni consecutivi, che vengono trattati contro il parassita infestante, come disposto dagli interventi obbligatori.

 

Ad oggi il Sindaco Baccini, data la situazione di estrema pericolosità dell’area, si è visto costretto a procedere con un intervento massiccio di messa in sicurezza dell’area A della pineta e con l’abbattimento necessario di 121 piante di Pinus Pinea, classificate sulla base di uno scrupoloso sopralluogo effettuato da parte dell’Area Tutela Ambientale. Tali alberature sono state classificate come Classe D, vale a dire aventi una estrema propensione al cedimento e pertanto necessitano di un urgente abbattimento a tutela della pubblica e privata incolumità.

 

I lavori affidati alla ditta incaricata del servizio, sono iniziati questa settimana con una durata stimata di circa 50 giorni. I primi abbattimenti sono quelli dei pini posti lungo la recinzione dell’area verde proprio per evitare eventuali cedimenti nelle aree esterne del parco, a tutela della sicurezza dei cittadini.

 

L’Assessore all’Ambiente Stefano Costa, a seguito delle polemiche poste in merito agli interventi, ha ribadito, attraverso il suo profilo social, la ferma volontà dell’Amministrazione di intervenire a tutela della sicurezza del territorio, nei confronti di alberature ormai logorate dal tempo e a rischio costante di cedimento. Nel suo intervento l’Assessore ha descritto quanto da lui proposto, quando nel 2019 chiese, da consigliere di opposizione, un intervento immediato per la pineta vittima del parassita di origini canadesi. Lo stesso ha ricordato che in quel caso l’amministrazione intervenne circa un anno dopo attraverso l’endoterapia e quindi ogni discorso relativo a eventuali ritardi su interventi volti alla salvaguardia del polmone verde sono da ritenersi fuori da ogni concezione pragmatica.

 

 

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