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Isola Sacra, ragazzo accoltellato. Califano: “Siamo tutti scioccati”

Avvocato Anselmi: “Le aggressioni che scaturiscono dai social sono un fenomeno sempre più diffuso”


Niccolò è stato tradito. Un agguato in piena regola lo afferma l’avvocato della famiglia Anna Maria Anselmi.

“Tutto è iniziato – spiega – all’interno di una stanza privata di un social network in cui il 19enne e altri amici stavano chiacchierando, passando qualche ora in maniera spensierata. Un ragazzo, con un profilo ‘fake’, si è intrufolato ‘abusivamente’, insultando il gruppo. Per evitare strascichi e far finire la questione lì Niccolò, forse ingenuamente, ha chiesto un chiarimento, anche per capire se ci fosse un precedente o magari motivazioni particolari che avevano scaturito quella lite verbale così violenta. Giunto al parco Niccolò è stato intercettato ed invitato a un confronto che è avvenuto all’interno di un garage vicino. Una volta sotto però ad aspettarlo c’erano altre 2 persone. Un agguato tre contro uno. Uno dei tre l’ha subito accoltellato, senza farlo nemmeno parlare e si rendesse conto di cosa stava accadendo”.

“Niccolò – aggiunge l’Avvocato Anselmi – ha riportato 3 lesioni, 1 alla schiena e due al braccio. Dopo le coltellate sono scappati. Niccolò sanguinante è riuscito a risalire nel parco dove si è accasciato a terra ed è stato soccorso. Ha perso molto sangue. I medici gli hanno dovuto saturare le ferite con 50 punti tra interno ed esterno“.

“Purtroppo – conclude l’avvocato della famiglia Anna Maria Anselmi – queste aggressioni che scaturiscono dai social e finiscono poi in risse sono un fenomeno sempre più diffuso. C’è necessità di contatto tra loro anche a causa delle restrizioni di questo lockdown. Vivono realtà virtuali e si finisce spesso per confondere la fantasia con la realtà”.  

“Siamo tutti scioccati. Niccolò è un ragazzo cresciuto in una famiglia dove i valori morali e i sani principi sono alla base del vivere quotidiano” sono le parole della zia di Niccolò, Michela Califano.

“Niccolò – prosegue – è il primo di 4 fratelli, con due genitori che lavorano. È stato abituato a prendersi cura dei più piccoli. Studia, è al 5 anno di liceo, vuole fare lo psicologo, segue anche nei compiti alcuni ragazzi, come tutor, che hanno come lui la dislessia e nei fine settimana lavora al banco di frutta e verdura della nonna. Questo è mio nipote“.

Mai si sarebbe aspettato di andare a un appuntamento del genere e ritrovarsi di fronte a una situazione che avrebbe potuto finire in una vera tragedia – sottolinea Califano – È andato in buona fede, talmente tranquillo che ieri ha indossato una maglia, un pantalone e delle scarpe nuove”.

C’è molto da fare per noi istituzioni in questo senso. I ragazzi sono sensibili, dobbiamo aiutarli. Dare loro gli strumenti per capire la differenza tra ciò che è virtuale e ciò che reale. Che la realtà ha conseguenze, anche tragiche, su tutti. In questa vicenda ci poteva essere un ragazzo innocente morto, ma anche un omicida di appena 19 anni che avrebbe distrutto la sua vita e quella di tantissime persone. Dobbiamo aiutare i giovani a ritarare la loro percezione, dare loro gli strumenti per tradurre una realtà che spesso non hanno a fuoco. E noi istituzioni – conclude Michela Califano – dobbiamo prenderci questa responsabilità”.
 
 
 

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