
Il Parco si estende tra la Via Cassia e la Via Flaminia che raggiungono i diversi punti di accesso
di Patrizio Pavone
Nell’ambito della nostra nuova rubrica “Provincia segreta”, laddove proponiamo ogni 14 giorni, percorsi, gite, escursioni, a contatto con arte, storia, natura, leggende, oggi suggeriamo una avventura nel passato, tra natura incontaminata e resti archeologici ed etruschi. Il Parco di Vejo, poco distante da Fiumicino, noto anche per la presenza di misteriosi cunicoli.
Ricordiamo sempre ai visitatori un grande rispetto per la natura e i resti archeologici presenti, di non spaventare gli animali allo stato brado, e di vestire in maniera appropriata con scarpe da ginnastica, pantaloni lunghi e l’accompagno di un bastone per spaventare eventuali serpenti. Anche i propri animali al seguito debbono essere tenuti a guinzaglio, facendo attenzione alla possibile presenza di cinghiali.
Vejo fu un’importante città etrusca situata tra Formello e Campagnano nella Valle del Sorbo, in quello che un tempo era il cratere del Sorbo. È un Sito di Importanza Comunitaria per la presenza dei caratteristici valloni tufacei della campagna romana, solcati da torrenti e da una vegetazione ricca di querce, cerri e lecci. Molte le cascate e cascatelle del fiume Cremera.
Vejo, potente città etrusca, sorgeva su una collina alle cui pendici scorreva il fiume Cremera. Quando Roma tra il VI e il V secolo a.C. cominciò ad espandere la sua influenza nell’Italia centrale si scontrò con la città di Veio che cadde in mano dei romani nel 396 a.C. dopo dieci lunghi anni di assedio, grazie ad un cunicolo sotterraneo fatto scavare dal generale romano Furio Camillo.
Le cascate presenti formano un laghetto che si può osservare in tutta la sua bellezza da un ponticello in pietra che lo sovrasta. Occorre fare molta attenzione e non varcare mai le reti a protezione del sito. Si può osservare anche un antico mulino, edificato dagli Orsini, rimasto in funzione fino al 1950 circa; attualmente è ridotto a rudere.
Il ponte in blocchetti di tufo ad un’unica arcata, probabilmente realizzato nello stesso periodo del mulino ad acqua, che scavalca il fiume Crèmera sottostante con una luce di 8 metri ad un’altezza di 18 metri, permetteva il raggiungimento della mola e la possibilità di percorrere un’antica via che consentiva il collegamento alla Cassia, per trasportare la farina ivi prodotta.
Da non perdere una visita al Santuario della Madonna del Sorbo che sorge su un’altura abitata fin dal lontano 996; un suggestivo monumento che fu prima fortilizio e poi nel 1427, monastero dei Frati Carmelitani che lo trasformarono in un Santuario di Pellegrinaggio dedicato alla Madonna. L’altare del Santuario risale al 1682. Ampio il parcheggio ivi presente.
La leggenda narra che un pecoraio, privo di una mano che pascolava i maiali nella Valle del Sorbo, un giorno, cercando un suo animale che si era allontanato, lo ritrovò in atto di preghiera presso un albero di sorbo, dove era nascosta una immagine raffigurante la Madonna con il Bambino. La Vergine disse allora all’uomo di andare in paese ed annunciare lo strano fatto.
Ma al racconto del pecoraio nel paese nessuno credette. La Madonna allora compì un miracolo, facendo ricrescere la mano al giovane, e gli disse: “Vai e convinci i tuoi paesani a costruire un santuario su questo colle, affinchè divenga un luogo di pellegrinaggio”. Solo allora i villici credettero e costruirono subito il santuario, oggetto quindi di novene e pellegrinaggi.
Come arrivarci. Il Parco si estende tra la Via Cassia e la Via Flaminia che raggiungono i diversi punti di accesso. Dalla Cassia vi sono accessi presso Isola Farnese e Mazzano Romano. Dalla Flaminia si raggiungono: Sacrofano, Riano, Castelnuovo di Porto, Morlupo, Magliano Romano ma anche a Campagnano e Formello. In ogni paese numerosa cartellonostica indica i vari punti di ingresso, che è gratuito.