Calcio, Città di Fiumicino: Mister Scudieri
A pochi giorni dall'inizio del prossimo campionato di Promozione, abbiamo avuto il piacere di intervistare l'allenatore della prima squadra del città di Fiumicino, il Mister Raffaele Scudieri. E' stata una piacevole chiaccherata di oltre 30 minuti; siamo partiti dalla genesi dello Scudieri allenatore, per poi passare all'attualità in vista della prossima stagione, e concludere con uno sguardo al futuro.
Mister, come e quando hai iniziato ad allenare?
Ho iniziato ad allenare perché, quando ero bambino, avevo una forma di asma ereditaria. Alla tenera età di 10 anni, ero il classico ragazzino un po' sovrappeso, e con il classico soffio al cuore. Non potendo prendere l'idoneità sportiva, io comunque frequentavo il campo sportivo Desideri. Giocavo nel tempo libero con i ragazzi della squadra, ed in poco tempo mi sono ritrovato all'interno dello spogliatoio. Ho iniziato a fare il magazziniere, e sono arrivato a 15-16 anni sentendomi come se avessi perso il treno, così mi buttai subito ad allenare la scuola calcio. La prima fiducia me la dette il compianto Luciano Busato, al quale sarò grato per sempre, perché già a quell'età mi fece allenare la scuola calcio. Mi ritrovai a 19 anni ad avere Cozzi come allenatore, tra l'altro feci anche parte dello staff che vinse il campionato d'eccellenza, e il secondo anno di interregionale del Fiumicino Calcio lo feci come preparatore atletico e come stretto collaboratore di Mister Cozzi, al quale devo molto. Penso, infatti, di essere un suo discepolo; per me è stata una persona di grandi doti umane, ma soprattutto con un bagaglio tecnico dal quale ho potuto imparare molto. Col tempo ho avuto la fortuna di fare il professionista, ma il Cozzi che ho conosciuto, non aveva nulla a che invidiare allo Spalletti del primo anno alla Roma, con cui sono stato io. Cozzi, all'epoca, poteva valere tranquillamente una Serie A o una Serie B.
Quanto è cambiato il calcio da quando hai iniziato la carriera?
Io mi sono sempre sentito, o forse mi hanno sempre fatto sentire come il ''giovane''. Con queste domande che mi stai facendo tu adesso, e con la presenza di qualche allenatore giovane in società, capisco che il tempo sta passando anche per me. Ho 40 anni, stamattina per esempio è stato il primo giorno di scuola elementare per i miei due bambini. Io mi sono sempre sentito come un allenatore di settore giovanile, ancora oggi faccio fatica a sentirmi un allenatore di una prima squadra. Penso che il calcio sia cambiato, modificato e adeguato sempre in funzione di quella che è la società. Io mi ricordo che i ragazzi si allenavano due volte a settimana, ma stavano ore ed ore col pallone sotto casa oppure all'oratorio. Era in queste situazioni che apprendevano di più, poi quando venivano da noi in società, avevano più requisiti. Oggi i bambini giocano a calcio le due, tre, quattro ore a settimana al campo sportivo. Da un lato, secondo me, si è creato un meccanismo economico favorevole alle numerosissime scuole calcio presenti sul territorio, dall'altro, quando parliamo del famosissimo abbassamento del livello tecnico, io non sono molto d'accordo. Prima giocavano solo 100 ragazzi, ora ne giocano 1000, ed i 100 bravi ci sono comunque. Però, oggi come oggi, secondo me c'è molta meno passione perché i ragazzi hanno tutto e forse anche troppo. Un altro dato numericamente importante, può essere espresso attraverso i numerosi sport praticabili nel 2013. Prima o giocavi a pallone o venivi quasi emarginato. Oggi ci sono molti sport in ascesa, come il Rugby, che tra l'altro gradisco particolarmente, ed il Basket per esempio. Questi sport, infatti, tolgono dei bambini alla scuola calcio, che, in tempi passati, avrebbero potuto dare il loro contributo calcistico.
Visto che hai vissuto in ambienti professionistici, che differenza c'è, escludendo il lato economico, tra una società dilettante ed una professionista?
Guarda, su questo argomento faccio fatica ad orientarmi, perché mi sento un fortunato ed un privilegiato. Forse devo andare in dietro ai primi tempi del Fiumicino di Cicatiello e di Fazzolari; li c'era la dimensione dilettantistica. Con l'inizio dell'avventura di Mister Cozzi al Focene, alla quale io ho partecipato quando avevo 24 anni, ho iniziato a sentirmi un professionista. Io racconto sempre che non ho fatto il professionista alla Roma, ma al Focene. Se lasciamo da parte gli aspetti economici, ma ti assicuro che i miei 3-4 anni alla Roma sotto questo punto di vista sono stati da dilettante, non mi ritengo la persona più adatta per rispondere a questa domanda. Anche adesso che alleno il città di Fiumicino, siamo strutturati molto bene. Nelle società dilettantistiche con cui ho avuto il piacere e l'onore di stare, non ho trovato nulla da invidiare alle società professionistiche che ho allenato come Castel di Sangro, Pisa, e Roma.
L'esperienza più bella da allenatore?
Porto nel cuore le esperienze a Focene ed alla Roma. Il primo anno alla Roma è stato meraviglioso sotto il punto di vista tecnico. Essendo il mio primo anno a Trigoria, ovviamente l'adrenalina della ''prima volta'' si è fatta sentire. Avevo tantissimi ragazzi con me, e li feci giocare tutti nei numerosissimi tornei in tutta Italia ai quali abbiamo partecipato. Tutto poi venne condito con la conferma per il secondo anno. Ma se devo scegliere l'esperienza in cui ho veramente dato il massimo di me, e me la porto dentro, fu l'anno in cui ho avuto gli allievi nazionali del Castel di Sangro. Lì toccai l'apice. Con dei ragazzi che avevano affrontato il campionato provinciale l'anno prima, e qualche ritocco, facemmo un'impresa: arrivammo sesti, prima di Ascoli e Perugia. Ce la giocammo con tutti, senza prendere clamorose imbarcate. E' stata un'impresa sportiva, ti dico che è stato come vincere una Champions League. Per me quei ragazzi sono come dei figli, infatti molti di loro vennero con me a Pisa.
Ci sono dei calciatori che hai allenato e che avrebbero potuto fare molto di più?
Secondo me, avrebbe potuto dare molto di più Di Stefano, un calciatore che ho avuto alla Roma; Artistico, un giocatore che ho allenato poco ma che aveva un gran potenziale, e Mazzocchitti attuale giocatore del Città di Fiumicino.
Se potresti riallenare un calciatore che hai avuto in passato, chi sceglieresti?
Mi piacerebbe riavere con me Gai, che ora non fa il professionista. E poi mi piacerebbe riallenare Petrucci.
La partita più bella da allenatore?
Il derby di ritorno col Fiumicino Calcio dello scorso anno.
Allenatore a cui ti ispiri?
Fino a qualche anno fa, per me esisteva solo Cozzi. Adesso, devo dire, mi piacciono quasi tutti. Non c'è un'ispirazione naturale, c'è una parte buona di ognuno. Non puoi non rimanere affascinato dal primo Zeman, ricordo con piacere Eriksson. Mi piacciono alcune cose di Mourinho, altre un po' meno. Ma se devo dirne uno, scelgo Van Gaal a livello professionistico. Lo scelgo perché mi piace il modo di adattarsi alle difficoltà che incontra. Non posso, però, non citare Gianni Simonelli, che ho conosciuto durante la mia esperienza al Pisa.
Passiamo ora all'attualità, quali sono le aspettative e gli obiettivi di quest'anno?
Le aspettative sono tante, speriamo che non siano troppe. Riteniamo di avere un'ottima squadra e cercheremo di fare il nostro campionato di alta classifica. Vorremmo regalare di nuovo a Fiumicino l'Eccellenza.
Quali squadre potrebbero insidiarvi?
La compagnia Portuale ha fatto una squadra di categoria superiore. Però abbiamo anche visto, l'anno scorso, che una squadra come il Cerveteri che nessuno dava per favorito, ha poi stravinto il campionato. Il girone è molto equilibrato, senza una vera e propria schiaccia sassi. Vedo bene anche il Lido dei Pini e il Morandi.
Soddisfatto di come è andata la preparazione?
Si, molto. La squadra sta bene. Sappiamo che non sarà facile, e che dobbiamo crescere. Il calendario ci ha riservato una partenza non facile, ma tanto prima o poi le dovremmo affrontare tutte. Riteniamo di esserci preparati adeguatamente, ma questo sarà un campionato che si deciderà alle ultime 5-6 giornate.
Chi potrebbe essere l'uomo in più di quest'anno?
Ma l'uomo in più di quest'anno per me deve essere il gruppo. Abbiamo una grande amalgama, ma lo scorso anno si sono manifestate delle fragilità caratteriali che abbiamo pagato, anche in virtù del fatto che era il nostro primo anno in promozione. La conoscenza reciproca deve essere la nostra arma in più, visto che ci sono tanti singoli che potrebbero fare la differenza.
Un nome per il futuro tra i giovani della Juniores che si sono allenati con voi durante il ritiro?
Il futuro parla di Rosi e Lo Buono. Sono due classe 96. Per la porta Poggi, classe 97.
Come vedi il città di Fiumicino nel 2013?
E' una società in grande crescita; questo perché non parliamo solamente di città di Fiumicino. Da quest'anno, infatti, c'è stata la fusione con lo Sporting Fiumicino. Io penso che in questo territorio ci sia posto per avere un grandissimo settore giovanile, anche con le categorie d'elite. E' un paese che ormai fa 70000 abitanti, quindi credo che debba avere una squadra che minimo faccia l'Eccellenza. Il mio augurio è quello di vedere Fiumicino in Serie D.
Qualche consiglio per i giovani allenatori?
Io consiglio a tutti coloro che vogliano fare gli allenatori, di partire dalla base e di fare le loro esperienze. Ovviamente ognuno nella vita fa quello che meglio crede, e coglie le opportunità che gli si presentano. Però credo che prima di cimentarsi nelle categorie, si debba partire dalla base. La filosofia deve essere quella dello step-by-step.
Matteo Cassina