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Fregene e Maccarese si raccontano con “Passi nel Tempo”: fino al 31 luglio, 16 tappe tra natura, architettura e tradizioni

Dalla nascita romana alle ville del Novecento: un viaggio nel cuore del litorale a cura della Pro Loco di Fregene e Maccarese.

 

di Dario Nottola

 

Pronti per un viaggio tra passato e presente? La Pro Loco di Fregene e Maccarese lancia da oggi, giovedì 3 luglio, per l’estate 2025, “PASSI NEL TEMPO – Storie e segreti di Fregene e Maccarese”. Un vero e proprio viaggio nel tempo, con il patrocinio del Comune di Fiumicino.

 

Fino al 31 luglio saranno infatti 16 le tappe di passeggiate turistiche a piedi o in bicicletta che abbracceranno tutte le meraviglie delle due località: si parte domani, alle 18, con un itinerario alla scoperta della “Nascita di Fregene” e delle Ville degli anni ’20 e ’30; venerdì 4 luglio l’escursione sarà sul “Secondo Rinascimento di Fregene” e sulle Ville degli anni ’40. Per partecipare ai tour di “Passi nel Tempo” si può mandare un messaggio WhatsApp al numero: 331 395 2765 con: Nome, Cognome, Titolo della tappa alla quale si intende aderire. Il costo di ogni tappa di “Passi nel Tempo” è di 15 euro a persona. La serie di passeggiate guidate in bicicletta alla scoperta dei luoghi storici del nostro territorio si svolgerà nell’arco di un’ora, per ogni tappa, per immergersi nel passato tra natura, architettura e racconti affascinanti. Alla fine di ogni passeggiata ci sarà un aperitivo conviviale. Per il calendario completo del mese di luglio si può consultare la locandina con tutte le date e tappe.

 

Fregene nasce in epoca romana come Fregenae, colonia marittima fondata nel 245 a.C. per controllare la costa tirrenica e facilitare i traffici verso Roma. In breve tempo però, perse importanza davanti al massiccio sviluppo dei vicini porti di Fiumicino e di Ostia. In epoca medievale la zona fu progressivamente abbandonata a causa dell’ impaludamento della piana e del proliferare della malaria. Solo agli inizi del Novecento, con le bonifiche e l’avvio di progetti di valorizzazione costiera, Fregene rinasce come località balneare. Negli anni ’20 e ’30, grazie alla società Marina e Pineta di Fregene, si sviluppano le prime infrastrutture turistiche, e Fregene rinasce come una meta estiva apprezzata da romani e artisti in cerca di relax sul litorale.

 

LA NASCITA DI FREGENE – LE VILLE DEGLI ANNI ’20 E ’30

 

Oltre la pineta selvaggia e vergine la Società fondatrice predispose la realizzazione di un ippodromo attrezzato anche per far atterrare piccoli aerei da turismo e centri sportivi come il campo da football e da golf. Un elegante lungomare fatto di aiuole fiorite e un piazzale a mare segnato da due grandi colonne littorie, con ai lati due lunghe file di cabine di legno, e la lussuosa Tea Room. Una enorme piazza sarebbe dovuta sorgere al centro della località con un ospedale, un cinema, un teatro, il Grand Hotel, un parco termale ed un grande e scenografico pontile. E come ciliegina sulla torta una nuova linea ferroviaria per collegarla velocemente a Roma.

 

All’inizio, quando la nuova Fregene venne fondata, intorno alla metà degli anni ’20 la società fondatrice, promosse la costruzione di piccoli villini, dei veri e propri cottage tutti su un piano e articolati in loggette, archi, fregi, finestre in abbondanza, scale e scalette, e dovevano apparire letteralmente immersi nel folto della pineta secolare piantata da Clemente IX. Erano piccole dimore eleganti, dai nomi romantici come Villino delle Querce, VillaRosa, L’Usignolo; sembravano realizzati con costruzioni da gioco, per essere scoperte poco a poco tra le ombre della pineta e per questo descritti come “case-giocattolo”.

 

Il primo edificio a grandi dimensioni, e che sarà destinato a dare il via ad un trend seguito per tutti gli anni successivi, è la “Villa del Guardiano”, commissionata nel 1925 direttamente dalla Società Marina di Fregene al famoso urbanista, architetto e scenografo Pietro Aschieri. L’edificio, il cui stile rimanda al barocchetto romano ricorrente nell’architettura del primo dopo guerra, è a due piani più un seminterrato ed ospita due appartamenti indipendenti. Da questo momento in poi molte ville a Fregene saranno firmate da architetti di grande lustro nel panorama artistico italiano.

 

GLI ANNI ’40

 

Gli anni 40, e nella fattispecie la seconda parte del decennio, quella post bellica, sono per Fregene gli anni della sua seconda rinascita. Se da un lato il crack della società fondatrice e le devastazioni del secondo conflitto mondiale avessero atterrato il lancio della crescita della località, dall’altro la preparazione del boom economico che ne è conseguito ha fatto sì che le nuove costruzioni erette tra mare e pineta fossero affidate ai grandi nomi dell’architettura italiana di quegli anni!

 

IL SECONDO RINASCIMENTO DI FREGENE – LE VILLE DEGLI ANNI ’40

 

Nel 1940, l’architetto Andrea Busiri Vici, membro di una nota famiglia di architetti romani di lungo corso, costruisce questa casa per se e la sua famiglia. Non è la prima opera che realizza a Fregene, e non sarà nemmeno l’ultima.

 

Il repertorio formale del progetto rimanda immediatamente ad un carattere mediterraneo: volumi geometricamente definiti, caratterizzati dalla finitura esterna in intonaco bianco e porticati che prolungano verso il giardino lo spazio interno.

 

Villa Schipa è stata una delle prime ville costruite a Fregene dopo il passaggio della società fondatrice e di tutti i suoi beni alla Banca d’Italia. La villa era la più grande e fastosa di tutte, un edificio di più piani, con gli alloggi per i padroni e la servitù, ampi saloni, corridoi, quadri, statue, specchi e mobili di lusso. Villa Schipa era considerata la più bella e la più ricca di tutte le ville di Fregene. Si dice che Tito Schipa non si facesse mai vedere, eccezion fatta per i pochi fortunati invitati alle feste private che organizzava in villa. Altro aspetto che rendeva unica ed impareggiabile questa residenza era il piccolo teatro annesso che sorgeva nel giardino.

 

“La Prestigiosa”, era la residenza estiva del principe Junio Valerio Borghese costruita secondo le regole dettate da una vera e propria ispirazione neoclassica nel 1937. Con pianta ad H, articolata su tre piani di cui uno seminterrato, vi si accedeva da una grande scalinata sormontata da arcate a richiamare le caratteristiche dei templi antichi, ed una volta entrati nei saloni e nelle stanze il lusso la faceva da padrone. Nel dopoguerra perde il suo aspetto di residenza privata e per merito del commendatore Cesare Nay, diventa un prestigioso e fortunato albergo-ristorante.

 

 

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