
Amarezza, frustrazione e paura fra i gestori delle attività
di Rosanna Somma
Macchinari e attrezzi sono fermi, proprio dove li hanno sistemati gli ultimi avventori. Luci spente e silenzio, porte sbarrate e vasche vuote: questo lo scenario che si presenta a pochi giorni dallo stop di palestre e piscine, imposto dall’ultimo Dpcm firmato Giuseppe Conte.
A seguito dell’incremento dei contagi e, nonostante il Premier avesse dato una settimana di tempo per mettersi ulteriormente in regola con i protocolli anti-Covid, le attività si sono dovute bloccare.
Un nuovo sacrificio imposto che si accoda alla chiusura di cinema e teatri. Una decisione che ha portato tanta amarezza, frustrazione e paura fra i proprietari delle attività. Una decisione che ha mosso proteste, accodate a quelle sostenute da chi, le proprie attività, deve chiuderle alle 18 fra bar, ristoranti pizzerie e pasticcerie.
TRA LEGGE E SALUTE, PREOCCUPANO I RAGAZZI “Noi non cerchiamo il profitto, ma il benessere e, nonostante questo difficile periodo, voglio essere comunque fiduciosa”. Sono le parole di Miki, insegnante di danza e gestore dell’Olimpia Club, storico centro sportivo di Fiumicino.
Con un accenno di malinconia, l’insegnante, parla dei suoi allievi e di quanto sia preoccupata per loro. “Chi si avvicina alla danza e all’arte – spiega Miki – in generale ha un’anima particolarmente sensibile. Dopo la chiusura, cerco di dare lezione con la modalità a distanza, ma non ha lo stesso effetto, è ovvio”.
“Ciò che mi preoccupa – spiega Miki – è come possano reagire, dopo tre mesi di chiusura e tanti sforzi per riaprire, rispettando scrupolosamente i protocolli anti-Covid, questo ulteriore blocco mi fa temere per il loro equilibrio emotivo. Comprendo le preoccupazioni sanitarie e voglio sperare che quanto prima ne usciremo, ma ho paura che questi ragazzi possano spegnersi“.
“Sono vicina a loro – aggiunge l’insegnante – cerco di supportarli anche se a distanza. Continuate anche ad allenarvi a casa, anche se ci saranno momenti in cui vi sentirete frustrati”, è il messaggio che lancia Miki ai suoi allievi, con la speranza di rivederli al più presto.
TRA CHI CHIUDE C’È CHI AGGIRA IL DPCM “Nonostante sia preoccupato per l’ennesimo stop, comprendo l’importanza di salvaguardare la sanità a fronte dell’aumento dei contagi”, commenta Stefano Napolitano, gestore ventennale dell’Olimpia e vicepresidente Unes, unico sindacato di categoria riconosciuto dal Governo.
Con rammarico, Stefano, racconta, però, di aver affrontato enormi sforzi economici per adeguare il centro sportivo alle linee guida anti-Covid per poi ritornare ad una chiusura.
“La settimana prima dell’ultimo Dpcm – spiega il gestore – le parole del Premier sono state retoriche. Lo dimostra il fatto che tutti i controlli effettuati nelle palestre hanno riportato una situazione a norma. Poi, però, la decisione di chiudere“.
“Ma – incalza Stefano – la beffa è venire a conoscenza di un modus operandi che porta ad aggirare il Decreto. Alcune federazioni, infatti, hanno pensato di tesserare gli iscritti, in tal modo, gli stessi diventano automaticamente atleti e, secondo il Dpcm, possono continuare ad allenarsi. Attraverso l’escamotage, quindi, molti centri sportivi hanno riaperto. È il paradosso. È assurdo oltre che scorretto verso chi, come noi e la nostra struttura, abbiamo chiuso”.
“Insieme ad altri gestori ed il Sindacato – aggiunge Stefano – abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare perché, per logica, il virus non si ferma davanti ad un tesseramento. Seppur con rammarico, ci atterremo al Dpcm, sperando di poter riaprire a scadenza”.
“Dopo tre mesi di chiusura – conclude il gestore – la situazione diventa insostenibile e l’attività rischia di non avere futuro“.






