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Porto della Concordia: le ditte sul piede di guerra

Prevista manifestazione di protesta al Salone della Nautica e del Mare alla Fiera di Roma

Una costa devastata, i nuovi moli abbandonati sgretolati dalle mareggiate e le strade di Isola Sacra che ancora oggi risultano dissestate dal passaggio dei mezzi pesanti diretti al “nuovo Porto”, questo è lo scenario inqualificabile frutto di una gestione quantomeno singolare dei lavori in totale assenza di controllo da parte degli enti preposti, Comune per primo, Regione e commissione di controllo.
Sul piede di guerra anche le ditte che hanno materialmente effettuato i lavori e fornito i materiali e che ancora lamentano il pagamento delle spettanze. Mario Garofano, titolare di una delle ditte ha dichiarato: “Il mancato pagamento dei lavori e delle forniture da me effettuate mi ha costretto a chiudere l’attività, altri come me stanno rischiando di fallire. Il Sindaco Canapini e la Presidente Polverini stanno consentendo alla IP, con una serie di appalti e sub appalti, comportamenti non in linea con la convenzione con gravi danni per le ditte che hanno materialmente effettuato i lavori e per tutta l’economia locale. Insieme ad altri stiamo organizzando una manifestazione di protesta e di denuncia dell’indifferenza e del mancato controllo del Comune di Fiumicino e della Regione Lazio nei confronti della Committente, in occasione dell’International Big Blu in corso presso la Fiera di Roma al Salone della Nautica e del Mare. Gli operatori del settore devono sapere come il Gruppo di Gaetano Bellavista Caltagirone sta gestendo la realizzazione del Porto della Concordia a Fiumicino”.  
Ancora più grave, a nostro avviso, la latitanza della società Italia Navigando, riconducibile al Ministero dell’Economia, detentrice del 30% delle quote della committente IP Acqua Marcia, che avrebbe dovuto  e dovrebbe garantire il controllo e la finalità di pubblico interesse dell’opera.
Un servizio, andato in onda recentemente sulla Rai TG3, ha messo in evidenza, come da noi più volte sottolineato, il “peccato originale” rappresentato dall’affidamento diretto, in barba e contro il parere dei soci di minoranza di Fiumicino della IP, promotori dell’iniziativa del nuovo Porto Turistico, alla società Acqua Tirrena Srl, gruppo Acqua Marcia, per un importo di 400milioni di euro. Appalto poi “affidato” alla società Peschiera Edilizia Srl per 330milioni euro che a sua volta lo ha “girato” alla Sielt Immobiliare Srl per 168milioni di euro, società entrambe riconducibili alla Acqua Marcia, che ha poi affidato definitivamente i lavori per l’importo di 100 milioni di euro alla SAVE Group Srl, l’unica a possedere i mezzi tecnici e le iscrizioni occorrenti per realizzare l’opera.
Sempre dal servizio del TG3 viene messa in luce un’altra anomalia rappresentata dall’iscrizione in bilancio al 31.12.2010 del costo dei lavori, a tale data, rispettivamente nell’ordine, di euro 30 milioni e 389mila euro, 24 milioni e 669mila euro, 13 milioni 475mila euro fino ai 15 milioni e 443mila euro della SAVE Group società realizzatrice effettiva dei lavori.
Una sorta di “scatole Cinesi” con un incomprensibile “tourbillon al negativo” di cifre che ha portato al contenzioso, al fermo dei lavori e soprattutto alle gravi difficoltà delle ditte, in gran parte di Fiumicino, che lamentano il mancato pagamento delle spettanze e che rischiano in alcuni casi il fallimento. Un sistema di appalti e sub appalti già adottato dal Gruppo dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone anche nella realizzazione dei Porto d’Imperia dove, sempre a detta del servizio della RAI, simili analoghe anomalie e problemi hanno portato all’intervento della Procura.
I precedenti, avrebbero dunque dovuto mettere sull’avviso, il Comune di Fiumicino, la Regione Lazio il Ministero dell’Economia nonché la fatidica Commissione di Controllo,  inducendoli ad adottare da subito le dovute verifiche per assicurare il regolare svolgimento dei lavori, il rispetto degli impegni e la contemporanea realizzazione anche delle opere pubbliche previste dalla convenzione. Se invece oggi la situazione è quella che è evidentemente tutto questo non è avvenuto ed è invece giunto il momento dell’assunzione di responsabilità dei i gravi danni arrecati al territorio ed alla cittadinanza tutta che si sente pesantemente presa in giro dalle continue rassicurazioni del Sindaco Canapini che sembra essere l’unico ancora a credere a questa favola infinita. Se a tutto questo poi aggiungiamo il fatto che la crisi ha ulteriormente aggravato il settore della nautica e che nell’adiacente Porto di Ostia i posti barca vengono oggi svenduti con un 30-40% di ribasso, difficilmente, speriamo di sbagliare, la committente avrà l’interesse nel riprendere i lavori.
Per questo motivo c’è già chi ipotizza una soluzione alternativa per salvare il salvabile proponendo la realizzazione della darsena pescherecci e del mercato del pesce utilizzando le strutture ed i moli fino ad oggi in parte realizzati nel caso la convenzione e la relativa concessione dovesse saltare. In questa riconversione potrebbero inoltre trovare ospitalità anche i mezzi della Capitaneria di Porto, delle Forze dell’Ordine ed i rimorchiatori  che oggi operano con difficoltà partendo dal sempre meno sicuro canale navigabile di Fiumicino.
 
Roberto Cini
 
 
 
 
 

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