Cresce il degrado attorno all’approdo e l’Autorità portuale resta a guardare
di Umberto Serenelli
Si è trasformata in un bosco la banchina della darsena di Fiumicino. Al suo interno aumenta la cresciuta delle piante di fico e ora spunta qualche pitosforo. Internamente alla ringhiera in ferro, che confina con la pista ciclabile, invece l’erbaccia ha raggiunto il metro di altezza e sono sbocciati diversi fiorellini gialli.
Quanti passeggiano lungo il perimetro dello specchio acqueo vengono colpiti anche dalla presenza di sporcizia che stride con il lavoro degli operatori ecologici della “Fiumicino ambiente” che continuano a tenere pulite le aree di pertinenza comunale. Al di là della recinzione in ferro, che delimita l’area portuale, domina l’incuria e contrasta con il nuovo arredo urbano del piazzale i cui lavori sono in via di ultimazione.
“Purtroppo è evidente il degrado e l’abbandono delle zone portuali che, in questo periodo, sono frequentate dai turisti – precisa Franco Sereni, proprietario di un guscio a vela – Passeggiare lungo l’approdo è una consuetudine per i romani che si trovano quindi a commentare negativamente l’insolita presenza di piante di fico e di sterpaglie perché l’Autorità portuale, cui compete la rimozione, non ha ancora disposto i necessari provvedimenti. Ciò costituisce un danno di immagine per la Città”.
Non parliamo dei detriti sulla superficie dello specchio acqueo che si annidano tra i gusci ormeggiati. Lascia a desiderare l’abbandono del verde all’interno dei vasi, installati lungo il perimetro del porticciolo, dove sono in molti a gettare cartacce e cicche. I cittadini segnalano l’urgenza di potare i rami degli alberi, le siepi e l’erba, con relativa pulizia, delle altre aree portuali lungo il porto-canale tra cui quella dove sorge il monumento alla Marina militare.
L’abbandono del lotto è finito sul banco degli imputati durante la recente cerimonia per la festa della Marina e alla presenza di personalità civili e militari.
