
I funerali del capo dei Casamonica insegnano qualcosa anche a Fiumicino
di Raffaele Megna, Delegato alla Sicurezza e legalità
Probabilmente è la prima volta anche per Roma. Un funerale così sfarzoso, ostentato e provocatorio del capostipite di una famiglia, che da anni è citata in moltissime carte processuali, perseguita con arresti e procedimenti giudiziari, nella Capitale non lo si era mai visto. Sono immagini, quelle del carro funebre con cavalli e pennacchi, della banda musicale che intona il “Padrino” e dell’elicottero che getta petali di rose, che eravamo abituati a vedere nelle tradizionali terre di mafia e che oggi lì sono vietati dalle Prefetture. Ma al di la degli aspetti coreografici che attirano le attenzioni, il messaggio lanciato è chiaro: i Casamonica, come altre famiglie che a Roma sono alleate da anni con le mafie tradizionali, controllano il territorio e sfidano apertamente le Forze dell’ordine e la Procura di Roma guidata da Pignatone nel momento di massimo sforzo nell’inchiesta di Mafia-Capitale.
Chi in queste ultime settimane ha tentato di degradare l’inchiesta di Mafia Capitale a fenomeni di semplice corruttela, di scambio di favori fra mondo politico e imprese di servizi, dopo le immagini di ieri dovrà riflettere. E’ un fatto che Roma, moltissime zone del Lazio e molte Regioni d’Italia vedono la presenza asfissiante delle mafie spesso alleate con le bande locali. Le mafie fanno affari con alcuni settori economici disponibili e contano sulla disattenzione, se non connivenza, di pezzi del mondo politico. Fiumicino con dietro Roma e a fianco Ostia può dirsi fuori da tutto questo? Le carte e la Magistratura ci dicono di no. Che fare quindi?
L’Amministrazione Comunale e il mondo politico possono molto e le parole chiave sono sempre le stesse: trasparenza totale degli atti, perseguimento delle buone pratiche amministrative e dei retti comportamenti dei dipendenti pubblici e degli Amministratori; seguire senza indugi e scorciatoie la via della legalità in tutti gli ambiti del nostro vivere di comunità; favorire una forte alleanza fatta di informazione, conoscenza e partecipazione col mondo associativo locale e soprattutto avere la concreta disponibilità dei politici locali a non lasciar soli e favorire l’azione delle donne e degli uomini delle Forze dell’Ordine e della nostra Polizia Locale, sostenendone l’opera di prevenzione, perseguimento e repressione dei reati. Solo così salveremo il nostro territorio dalle mafie e dal malaffare.