“Le donne poliziotto chiedono pari diritti, pari opportunità, ma anche tutela della genitorialità e rispetto di genere”
abbiamo ricevuto e pubblichiamo
“Il recente caso del femminicidio di Latina, col carabiniere che ha ucciso le proprie figlie e massacrato la propria moglie, è il paradigma peggiore delle tante battaglie che ancora dobbiamo vincere. La violenza femmicida è un fenomeno fortemente legato agli stereotipi, alle rappresentazioni culturali, alle abitudini e alle mentalità ‘chiuse’ e maschiliste che resistono forti anche nel nostro Paese, senza distinzioni tra italiani e stranieri. Per questo l’ 8 Marzo, ben lungi dall’essere soltanto una festa commerciale per regalare mimose e cioccolatini, deve diventare oggi più che mai spunto di riflessione contro le discriminazioni e verso una effettiva parità” lo afferma, in una nota, il Coordinamento Nazionale Donne del sindacato di polizia Silp Cgil.
“Occorre rimettere al centro della discussione – si legge nella nota – la situazione reale che vivono le donne in famiglia, nel lavoro, nella disoccupazione, nella crisi. La discriminazione, purtroppo, come punto di partenza ancora oggi e nella crisi ancora di più e la parità come obiettivo, quella vera, quella praticata e non più parlata e dibattuta. Quando uno Stato fallisce nel perseguire femmicidio e violenze, l’impunità non solo intensifica la subordinazione e l’impotenza di colei a cui le violenze sono indirizzate, ma manda anche un messaggio alla società, che la violenza nei confronti delle donne è accettabile”.
“Le donne poliziotto italiane – prosegue il Cnd del Silp Cgil – da sempre si battono per le pari opportunità, ma anche per i pari diritti. Senza dimenticare la tutela della genitorialità e soprattutto il rispetto di genere. Su quest’ultimo punto, in un ambiente a prevalenza maschile come quello dei Corpi in divisa, occorre dire che nella Polizia di Stato qualcosa è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. Basti pensare all’uso degli stereotipi di genere che produce una rappresentazione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini. Sono aspettative consolidate, che non vengono messe in discussione perché apparentemente fondate su differenze biologiche. Quelle aspettative invece sono rappresentazioni culturali, che derivano dalle esperienze, anche negative, accumulate nel tempo”.
“Bisogna pertanto ripartire – aggiunge il documento – anche nelle Scuole della Polizia di Stato, dalla formazione e dalla informazione. Insegnanti e libri di testo, infatti, sebbene spesso in modo inconsapevole, trasmettono messaggi sessisti. Trasmettono cioè stereotipi e comportamenti che favoriscono le ‘gabbie comportamentali di genere’. Occorre cambiare il Paese sul piano delle relazioni tra genere e, per farlo, è necessario ripartire dall’educazione. Il mondo militare, da questo punto di vista, si trova davvero in una condizione pessima e ad oggi sono anche poche le opportunità di denuncia e segnalazione, diversamente dai Corpi in divisa dello Stato civili”.
“Per questo oggi – conclude la nota stampa – come nel resto dell’anno, siamo impegnate come donne e come poliziotte negli uffici, nei reparti, nelle questure, ma anche nelle strade e nella quotidianità post lavoro, affinché con iniziative, eventi, appuntamenti e con la pratica quotidiana dell’esempio si possa affermare sempre di più la cultura del rispetto e della consapevolezza delle identità di genere e il superamento degli stereotipi sessisti”.