
Il nostro Paese scende di due posizioni rispetto al 2023
di Erica Fasano
Oggi, 17 maggio, si celebra la giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. Ideata nel 2004 dall’attivista francese Louis-George Tin, è stata ufficialmente istituita nel 2007 dall’Unione Europea e riconosciuta dalle Nazioni Unite.
Una data storica, che coincide con la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Health Organization, nel 1990, di cancellare definitivamente l’omosessualità dalle malattie mentali.
COME VA IN ITALIA?
In Italia, purtroppo, anche quest’anno i dati non sono rassicuranti in quanto a tutela, diritti e uguaglianza delle persone Lgbtqia+.
La Rainbow Map di ILGA EUROPE, che ogni anno dal 2009 osserva le leggi e le politiche degli Stati secondo criteri divisi in diverse tematiche, dall’uguaglianza al riconoscimento legale del genere, posiziona l’Italia al 36esimo posto su 49 paesi.
Due posizioni in meno rispetto il 2023: il nostro Paese, superato anche dall’Ungheria, si trova esattamente tra la Lituania e la Georgia.
Buone notizie invece da alcuni paesi in Europa, come l’Estonia e la Grecia, che hanno modificato le loro leggi per alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e adottare bambini, e Germania, Bulgaria, Islanda e Slovenia che hanno modificato le misure per fermare i crimini che nascono dall’odio.
LA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE MATTARELLA
“I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi società democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana”, ha dichiarato il Presidente Mattarella in occasione della giornata.
“Sono più di sessanta i Paesi nel mondo in cui l’omosessualità viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte. L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica.”
“L’Italia non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente. Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità. La violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un’offesa per l’intera collettività.”
“L’impegno delle Istituzioni – ha concluso il Presidente della Repubblica Italiana – deve essere orientato a fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità”.






