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Il 14 ottobre 2021 tra lacrime, rabbia e dolore si chiude il capitolo della grande storia di Alitalia

Mercoledì, 22 Giugno 2022 09:22

Autore: Fiumicino-Online

Il 14 ottobre 2021 tra lacrime, rabbia e dolore si chiude il capitolo della grande storia di Alitalia
Nella “Notte Bianca” in Darsena sarà proiettato il docufilm “Noi siamo Alitalia - Storia di un paese che non sa più volare”

Sabato 25 giugno, alle ore 21.30, durante la “Notte Bianca” di Fiumicino, alla Darsena sarà proiettato il docufilm “Noi siamo Alitalia - Storia di un paese che non sa più volare”. Alle 20.30 gli interventi del Produttore Alessandro Tartaglia Polcini, del Regista Filippo Soldi, del Sindaco di Fiumicino Esterino Montino, del Senatore William De Vecchis; del Deputato Stefano Fassina, del Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena e del Docente dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca Ugo Arrigo. Film imperdibile per capire, per avere risposte, per conoscere la verità.
 
Il 14 ottobre 2021 tristemente si chiude il capitolo della grande storia di Alitalia. Tra lacrime, rabbia e dolore, migliaia di operatori di terra e di volo perdono il lavoro. Tantissime le proteste e le grida dei lavoratori. Lamentele inutili per chi non voleva vedere, suoni sordi per chi non voleva ascoltare. La livrea che ha portato fama, vanto e onore, è stata cancellata. Per sempre! Le divise tanto ammirate in tutto il mondo per classe, stile ed eleganza, ormai sono solo un ricordo per tutti coloro che le hanno tanto osannate e per tutti quelli che l’hanno indossata come una seconda pelle: undicimila dipendenti. Una seconda pelle squarciata, lacerata, buttata via e abbandonata. Alitalia è smantellata, demolita, abbattuta. Tutto questo, pezzo dopo pezzo, anno dopo anno, davanti ai nostri sguardi attoniti. Si è parlato di errori non paventabili del management. Di sbagli forse evitabili. Ci siamo chiesti se, invece, non erano scelte industriali consapevoli allo scopo di distruggere la compagnia aerea italiana? È un finale inesorabile e drammatico già scritto. L’amara attesa della cronaca di una morte annunciata. Una morte passata quasi nel silenzio. Il silenzio atroce di coloro che, tempo addietro, ne avevano scritto l’epilogo. Tutti gli italiani inermi e increduli di fronte alla spietata parola “FINE”… che nessuno mai credeva di pronunciare. Eppure il volo AZ 1586 Cagliari - Roma sancisce il termine della vita della gloriosa compagnia Alitalia.

Un trapasso che doveva essere percepito come lento e inevitabile. Un’agonia cui solo la morte poteva porre fine. Ci siamo visti strappare un simbolo, scollare dal petto l’orgoglio italiano, giorno dopo giorno, e non ce ne siamo resi conto. E allora perché non porsi delle domande? Perché non provare a capire?
 
“Noi siamo Alitalia - Storia di un paese che non sa più volare” offre un punto di vista differente, ci sprona a capire. O, almeno, a cercare di farlo. Capire può essere per tutti noi il più grande atto rivoluzionario?
 
L’opera, prodotta dall’Associazione Culturale Ticto, da Alessandro Tartaglia Polcini, in collaborazione con Own Air, e con il sostegno e il patrocinio del Comune di Fiumicino, racconta, con dovizia di particolari, fatti poco conosciuti degli ultimi anni della compagnia di bandiera italiana e del suo definitivo smembramento.
 
Il vincitore del globo d’oro Filippo Soldi, afferma: “Si dice che il diavolo sta nei dettagli. In questo caso, secondo me, il diavolo sta, invece, nella concatenazione degli eventi. Sono tanti fatti, di cui siamo stati spesso informati. Singolarmente, però, questi fatti probabilmente non ci dicevano molto. Allora mi sono chiesto: per capire non dobbiamo forse metterli tutti insieme? Nella giusta successione?”
 
Ed è proprio mettendo in fila episodi e accadimenti che forse si avrà un quadro più chiaro della chiusura di quella che è stata uno dei più grandi asset del paese. Il docufilm di Filippo Soldi che racconta le vicende dell’Alitalia - la settima compagnia migliore del pianeta - non è un sondaggio né si pone come un “j'accuse”. Lo scopo è quello di sollevare dubbi, sollecitare riflessioni, rievocando i fatti accaduti. Il documentario riporta la famosa “perfomance” delle hostess dell’Alitalia in Campidoglio (Roma), le cui immagini hanno fatto letteralmente il giro del mondo, momenti di altre manifestazioni, interviste e filmati di repertorio. Ed è proprio la concatenazione degli eventi, secondo le parole del regista, a far nascere domande. I lavoratori di Alitalia erano davvero dei privilegiati? Quanto hanno pesato i cosiddetti errori del management? C’è mai stata davvero, da parte della nostra politica, l’intenzione di “salvare” la compagnia di bandiera del nostro paese? Non c’è stata forse l’idea di affossarla?
 
Soggetto e sceneggiatura del docufilm, che verte sulle ragioni della definitiva chiusura della compagnia di bandiera Alitalia e di tutto quanto comporta, in termini di indotto, nel territorio nazionale, sono di Filippo Soldi, Maria Teresa Venditti, Annamaria Sorbo, Alessandro Tartaglia Polcini, le musiche sono di Alessandro Michisanti. A interpretare i quattro protagonisti sono gli attori Maria Carla Generali, Tania Angelosanto, Riccardo Livermore e Lucandrea Martinelli.
 
Nella trama quattro giovani sceneggiatori, incaricati da una casa di produzione cinematografica, devono scrivere una docu-fiction sulla chiusura di Alitalia. I protagonisti iniziano la loro ricerca della verità attraverso la disamina dell’incandescente dossier Alitalia per far luce sui personaggi e le  operazioni che hanno portato al disfacimento della compagnia di bandiera. Nessuno di loro, però, è in grado di capire le complesse questioni aziendali ed economiche che hanno condotto a questo risultato. Avviluppati dai loro stessi pregiudizi e sommersi da un’infinità di notizie, come possono far ordine in questo intricato ginepraio? Chiedono di incontrare degli esperti che possano far loro da guida: si avvicendano, così, i volti del giornalista de Il Sole 24 Ore Gianni Dragoni e di Fabrizio Tomaselli, uno dei fondatori del sindacalismo di base nel trasporto aereo, i quali, come il Virgilio dantesco, fanno luce su verità nascoste e chiariscono aspetti sapientemente e volutamente celati per anni.
 
“A dire il vero - asserisce il regista - volevo da subito che la parte di finzione risultasse tanto documentaristica quanto le altre. Per questo ho scelto attori che avevano esperienza di teatro (con Riccardo Livermore avevo già lavorato proprio a teatro). I materiali documentaristici, infatti, sono molto frammentari, sono un po’ come tante tessere di un mosaico. Le parti cosiddette di finzione volevo che avessero meno stacchi possibili: il tempo degli attori doveva coincidere con il tempo degli spettatori. Tutti e due fanno lo stesso percorso per cercare di capire”.
La lavagna su cui i quattro autori scrivono gli appunti di quella che sarà la loro sceneggiatura si presenta all’inizio come la “pagina bianca” di Mallarmè. Questo elemento scenografico, mezzo espressivo che aleggia quasi come protagonista, sarà lo sfondo di perplessità, dubbi e nodi da sciogliere. In “NOI SIAMO ALITALIA - Storia di un paese che non sa più volare”, la lavagna, dapprima pulita, pian piano, dopo mille ricerche, si riempie di date, storie, nomi, immagini e volti. I protagonisti scoprono una realtà che ha avuto un impatto devastante sulla vita delle persone e sull’intero paese. Una serie di azioni senza senso compiute proprio da chi diceva di voler salvare la compagnia, una serie di ritardi, di mancate risposte che hanno portato in fondo al baratro, anzi, forse all’assassinio della compagnia di bandiera.
 
I quattro sceneggiatori si sprofondano, e noi con loro, nelle storie dei lavoratori, di chi il lavoro l’ha perso e di chi lo ha mantenuto. Studiano le testimonianze dei maggiori esperti del trasporto aereo civile nazionale ed estero, e riascoltano le dichiarazioni dei politici che, alla luce di quello che è successo poi, oggi suonano in modo completamente diverso da quando furono rilasciate. Frasi che qualche anno fa potevano trovare accoglimento, oggi magari, suonano incredibili, se non insopportabili.
 
L’opera si propone di offrire un punto di vista imparziale riguardo agli eventi narrati, così che il pubblico possa avere una visione completa della vicenda AZ, basandosi sui fatti e non su informazioni mistificate fornite da fonti tese a coprire le nefandezze delle diverse operazioni, terminate con il più grande licenziamento di massa mai avvenuto nella storia della Repubblica: 11.000 lavoratori.
 
 
 
 
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