L’Imperatore Traiano sembra regalarci continuamente segni del suo passaggio nel nostro territorio
Infatti, grazie agli archeologi dell’Università di Southampton e della British School di Roma, si è scoperto un maestoso edificio, che con tutta probabilità è l’arsenale dell’Urbe di Traiano.
Che sia un’arsenale è lasciato intendere da alcune iscrizioni su pietra “collegium dei fabri navales”.
Le grandi dimensioni, la posizione e l’unicità dell’edificio di Porto hanno portato gli archeologi a valutare che esso abbia giocato un ruolo fondamentale nella costruzione e riparazione delle navi durante i mesi invernali, usato anche per ospitare grandi quantità di legname, teli e altri materiali che potevano raggiungere l’edificio dal porto di Claudio attraverso l’ingresso settentrionale.
Una nota sull’origine di Portus è di dovere per comprenderne meglio la sua genesi. Le rotte marittime convergevano a Pozzuoli a 250 km dalla foce del Tevere, dove esistevano solamente uno scalo e una stazione di navi militari forse con compito di polizia marittima.
Verso la metà del I sec. a.C. iniziò Augusto ma continuò Claudio la realizzazione di un grande ed attrezzato bacino di forma ovoidale munito di un faro, collegato col Tevere con due canali. L’Opera fu completata da Nerone nel 60 d.C. col nome di Portus Augusti Ostiensis o semplicemente Portus. La struttura portuale era troppo aperta, tanto che due anni dopo un violento fortunale affondava o danneggiava 200 navi.
Il problema fu risolto da Traiano con un’opera imponente che comprendeva un bacino esagonale con fondale di 5 metri, banchina di 2000 metri, magazzini a due piani, edifici per l’amministrazione e la sorveglianza, moli e un canale di accesso di 500 metri con una darsena per i traghetti e le barche da rimorchio. Fu inaugurato nel 112-13 d.C. col nome Portus Augusti et Traiani. Attraccavano qui le navi maggiori, le frumentarie, lunghe generalmente 30 metri con portata di 280 tonnellate.
I recenti scavi hanno portato alla luce i resti di un’edificio di forma rettangolare che si estendeva da ovest a est per almeno 145 metri lungo il lato settentrionale del bacino esagonale di Traiano, nel cuore del porto romano. Finora, dell’edificio è riemersa una prima navata (pare che fossero otto, parallele) larga 12 metri e lunga 58 metri, alcuni pilastri in opera laterizia di forma rettangolare di due metri per uno e mezzo.
Porto, quindi, non era semplicemente una città di magazzini, come comunemente si credeva, ma il cantiere navale dell’Impero, ove erano costruite le navi della famosa flotta del Miseno.
La campagna di scavi è solo all’inzio e a noi non resta che attendere le prossime stupefacenti scoperte.
Viviana Meucci