La luna dà il cambio al sole, e scende un’atmosfera unica che sposa perfettamente la natura del festival
La notte bianca è un’usanza ormai diventata mondiale. La prima edizione, infatti, è stata organizzata nel 2002 a Parigi; per il nostro Paese abbiamo dovuto aspettare solamente un anno, perché tra il 27 ed il 28 settembre 2003 si registra la prima notte bianca Romana, che, coincise come qualcuno si ricorderà, con il più grande black out che la storia capitolina ricordi.
Venendo alla nottata del nostro territorio, grazie al servizio offerto dal comune di Fiumicino alla stampa, ho avuto la possibilità di visitare alcuni luoghi nevralgici della notte bianca. L’avventura è iniziata intorno alle 19:30 con un servizio navetta che ci ha trasportati in Via Torre Clementina, punto storico e centrale di Fiumicino. I preparativi era ferventi, e data la centralità del posto, i negozianti aspettavano con trepidazione l’avvento della serata e delle migliaia di persone che sarebbero, senza ombra di dubbio, giunte di lì a poche ore. Tempo per un pezzo di pizza volante, e già risiamo sulla navetta.
Dopo una breve fermata a Passoscuro, per una fugace occhiata alle condizioni dei preparativi, arriviamo a Maccarese, allo stabilimento dell’esercito per il festival internazionale dei poeti. La luna dà il cambio al sole, e scende un’atmosfera unica che sposa perfettamente la natura del festival. Quella che scorgo è una cornice che conosce solamente chi ha la possibilità di vedere il mare al tramonto quasi compiuto. Un unico tripudio di colori che ci culla verso l’inizio.
Il festival è stato organizzato grazie alla collaborazione tra il comune di Fiumicino, RAI educational e la fondazione Benetton, e non può non rifarsi al Festival di Castelporziano del 1979, che rappresentò una sorta di Woodstock italiana per il suo seguito; vennero sulle spiagge di Ostia i più grandi autori Americani della beat generation, i quali furono accolti, nella sola serata conclusiva, da oltre 30mila persone. Per la risonanza che ha avuto i livello sociale e mediatico, fu un evento quasi irripetibile, tanto è vero che a 35 anni di distanza, ancora se ne parla.
Presente allo stabilimento dell’esercito, anche il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, il quale ha aperto il festival con un breve discorso iniziale: ”Sono onorato di aver riportato sulle nostre spiagge un evento di questa caratura; le iniziative culturali devono, e dovranno sempre rimanere al centro di tutto. L’impatto che può avere un festival come questo sul nostro territorio è importante.”
Il viaggio prosegue alla volta di Fregene, in via Castellammare. Arriviamo per le 22:30 e per mezz’ora godiamo della festa. Sì godiamo, perché c’è musica dappertutto. Passeggiare per una strada di 2km con note che risuonano in ogni metro che si percorre è un piacere difficilmente descrivibile. Set acustici, allegria, e musica country messicana che non può non catturarmi. Mi prendo una bella birra fresca e vago. La notte bianca ha fatto bingo, è questo lo spirito che le feste dovrebbero dare a tutti i loro fruitori. Ragazzini dappertutto che giocano, che si rincorrono e che si divertono con il loro skateboard, tutto in assoluta libertà. Passo mezz’ora di vera felicità e, a malincuore, devo rientrare all’appuntamento con la navetta.
Alle 23:00 saliamo e ci avviamo verso il lungomare della salute di Fiumicino. Arriviamo dopo una ventina di minuti. Il lungomare è tutto vestito in tuta. Qui è lo sport il principale protagonista. Eventi anche qui per 2km, che spaziano su moltissimi sport di strada: anche qui skateboard, pattini, calcio e palla a volo. La serata prosegue con una passeggiata in Darsena, dove è stato allestito un palco con musica dal vivo. Siamo quasi al clou della serata, con i fuochi d’artificio attesi da un momento all’altro. Così mi gusto un bel cono gelato, e lo spettacolo pirotecnico non si fa aspettare. I fuochi illuminano il cielo che sembra anche lui contento di essere colorato nel bel mezzo della notte.
Matteo Cassina
