Otto mesi intensi che hanno portato la squadra dell'Isola Sacra in A2, ripercorsi dall'allenatore Sannino.
Il miglior allenatore della serie B. Lo dicono i numeri. Lo dicono i risultati. Sedici vittorie, nove di fila dalle seconda all’ultima giornata. Gol a raffica: 117, più di cinque a partita. Un gioco spumeggiante. Una zemanlandia raziocinante. Primo posto in campionato e A2 volata a Fiumicino con un biglietto di sola andata. Imbattuto con i due big: Forte (un pari e una vittoria) e Micheli (tre vittorie e un pari nei due anni). Ciro Sannino ha dovuto combattere con la diffidenza di un mondo che non ti perdona nulla, soprattutto di essere un vincente. Ma alla fine ha avuto ragione lui. In cima all’Olimpo c’è il suo nome. Lui fa spallucce: “Io il migliore? No, no per carità. Non vorrei diventare antipatico a qualcuno. Scherzi a parte. Sono solo un novellino che ha avuto la fortuna di allenare un gruppo fantastico, una squadra composta da giocatori e uomini veri. Si è creata una alchimia speciale che c’ha permesso di superare tutte le difficoltà”. Scudetto alla prima in serie B. Roba mai vista. Sannino tiene il profilo basso: “Siamo stati un gruppo vero, la mia esperienza nel nazionale è praticamente nulla ma ci siamo affidati l'uno all’altro. C’è stato un continuo confronto e scambio di idee tra me, la squadra e lo staff Valerio Viero, Luca Scaringella e Alessandro Distante. Questa è la vittoria del gruppo. Più che parlare del miglior allenatore io parlerei della migliore società e migliore squadra in senso assoluto. E su questo non ci sono dubbi: è la Futsal Isola. La classifica parla da sola”.
 
LIBERAZIONE Otto mesi tiratissimi. Bisognava ribaltare pronostici e ghigni. Un novellino sulla seggiola che scotta della Futsal Isola. Una squadra costruita per vincere sì, ma dal prossimo anno. Partenza per salvarsi ma si sa, ai due presidenti non piace perdere, ce l’hanno nel Dna. “Ci avevano chiesto di recuperare gli stimoli persi lo scorso anno - sottolinea Sannino - non avevamo l’obbligo di vincere ma senza i tre punti gioire diventa difficile. Abbiamo cercato quindi di unire bel gioco, soprattutto in casa, alle vittorie. È andata bene”. Un lavorone, Sannino non s’è nascosto: “Solo chi l’ha vissuta da dentro può rendersene conto. Avevamo un compito difficilissimo: far tornare il sorriso alla presidenza scottata dalla brutta esperienza dello scorso anno. Le loro parole al ritorno da Spoleto sono state da brividi. Far provare delle emozioni indelebili a qualcuno ti rimane per tutta la vita. Significa che hai fatto centro”.
 
UN MANIPOLO DI EROI Hanno fatto impazzire il PalaFersini. Ammattire i palazzetti di tre quarti serie B. Sannino l’ha subito battezzati: “Questi ragazzi sono eroi. Hanno fatto innamorare il nostro pubblico che alla fine li ha seguito in capo all’Italia. In casa il nostro tifo non ha mai fatto mancare il proprio apporto ma vedere 300-400 persone spostarsi in massa per Colleferro o Spoleto vuol dire che hai fatto qualcosa di importante, che gli sei entrato nel cuore. Questa è la vittoria più bella. I seicento palloncini arancioverdi, la sciarpata, gli striscioni, la gioia finale. Un’emozione che mi porterò dentro per sempre. Il nostro pubblico è stato il sesto uomo in campo. Senza non ce l’avremmo mai fatta. Il campionato è anche merito loro”.
 
DALLE STALLE ALLE STELLE Il ko iniziale con la Torgianese, il pareggio a una manciata di secondi dalla fine con la Lodigiani. Un inizio shock. Poi il miracolo. “Non mi sono mai abbattuto. Sapevo che questi ragazzi avrebbero fatto qualcosa di importante. Siamo partiti con l’intenzione di salvarci, non volevamo mettere pressioni alla squadra. Volevamo che i ragazzi giocassero senza fare troppi calcoli. Poi si è incastrato tutto alla perfezione. L’arma in più? Il gruppo e il lavoro”. Primo ad arrivare sul campo, l’ultimo ad uscire. Allenatore, psicologo, magazziniere, uomo delle pulizie. Sannino ha curato tutto. Spazzolone in mano prima degli allenamenti a fare su è giù per il campo (“Volevo evitare che i ragazzi scivolando sulla polvere potessero farsi male”). Magazziniere per necessità (“Sì è vero, sceglievo io di volta in volta le divise da indossare. Sono scaramantico”). Non ha lasciato nulla al caso. “I video del martedì sono stati importanti. Vedevamo sempre gli errori. Ci scambiavamo opinioni. Credo sia stata questa la nostra forza: siamo stati un gruppo vero, tutti abbiamo remato nella stessa direzione. Quando ho capito che potevamo vincere il campionato? Dopo l’amichevole contro il Real Rieti. Contro quei campioni ho visto una squadra che giocava a mille, non tirava indietro la gamba, voleva fare bene. La controprova l’ho avuta contro la Lodigiani: quella sconfitta è stata un toccasana. I ragazzi erano avvelenati. I ghigni che sono arrivati dall’esterno hanno fatto il resto. Da lì non ne hanno più sbagliata una”. In mezzo solo la sconfitta in Coppa Italia: “C’ha detto male. È l’unico cruccio di questa stagione. A Villafranca abbiamo fatto un grandissimo match. Abbiamo avuto molta sfortuna, ma alla fine c’ha ripagato con questo campionato”. Buona sorte? “Quando vinci c’è sempre un pizzico di fortuna, ma non abbiamo mai rubato nulla. Anzi. A differenza di altri noi siamo andati a Torgiano, alla prima di campionato, con una squadra totalmente rivoluzionata per tredici/quindicesimi. Abbiamo perso, anche giustamente. Sentire oggi qualcuno che si lamenta per non aver vinto il campionato è curioso. Lì a Torgiano qualcuno non c’è andato, si è preso tre punti a tavolino. Chissà se avrebbero avuto gli stessi punti finali giocando in casa di Schutz, Duarte e soci”.
 
LA SALVEZZA A un certo punto è diventata una barzelletta. Più si parlava di salvezza più la bile di qualcuno s’ingrossava. Sannino è stato al gioco, c’ha ricamato sopra: “All’inizio eravamo davvero partiti per una stagione di transizione. Sapevamo il valore della squadra ma cambiare tredici/quindicesimi non è facile. Vedevamo formazioni come Ariccia, con un roster già rodato, acquisire le prestazioni di Bresciani e Mendes. Noi rispetto allo scorso anno abbiamo investito un quarto. Ma sul valore dei ragazzi non avevo dubbi, li ho scelti uno a uno. A un certo punto poi era naturale: non si poteva più parlare di salvezza, ma ci divertivano le critiche degli altri. Ci temevano. Più volavamo bassi più ci accusavano di nasconderci. È stato divertente. Sì un po’ c’abbiamo ricamato sopra. Spero però nessuno si offenda. Lo sport è anche questo. Finché si rimane nell’educazione credo vada bene tutto”. Le dichiarazioni finali poi, la ciliegina sulla torta: “Naturale che puntavamo a vincere alla fine, ma ripeto, ci divertivamo tutti a leggere le dichiarazioni degli altri durante la settimana. Lo striscione finale? C’è lo zampino della presidenza”.
 
VITTORIA ALLA PRIMA IN B “Ho vinto un campionato di C2 con Lattanzi allenatore/giocatore. Uno di C1 da secondo. Campionati e coppe juniores e under 21. Ma questo campionato è qualcosa di unico. Il primo da allenatore. Un secondo? Volevo sbagliare con la mia testa. Avevo vicino una squadra, un gruppo di eroi, uno staff che non ha mai fatto mancare il proprio apporto. Gli aiuti li ho cercati in loro. A conti fatti abbiamo avuto ragione. Ora ci godiamo questa vittoria. L’anno prossimo? Partiremo per salvarci. Stavolta però sul serio”.