Maccarese, corsi di italiano per migranti
di Gianluca Zanella
Quando l’accoglienza non rimane una parola vuota ma diventa integrazione. A Maccarese, nei locali di via del Buttero (Casa della Partecipazione) è stato presentato ufficialmente il progetto “Conoscere l’italiano per riconoscere i tuoi diritti”, un’iniziativa pensata per i lavoratori agricoli stranieri del nostro territorio, composti per la maggior parte da indiani di etnia Sik.
Le lezioni sono cominciate già da più di un mese, ma solamente il 6 giugno, alla presenza del sindaco di Fiumicino Esterino Montino, del segretario generale del FLAI Lazio, Giuseppe Cappucci, della dirigente generale della fondazione Metes, Claudia Cesarini, del segretario generale Cgil Roma, Maurizio Quadrana e dei rappresentanti dell’Università Roma Tre, parte attiva del progetto, c’è stata l’ufficializzazione di quella che rappresenta un’iniziativa all’avanguardia, caratterizzata da corsi di italiano pensati per garantire una preparazione adeguata per il test valido per ottenere la Carta di soggiorno; un progetto di inclusione importante per dare la possibilità a questi lavoratori, presenza silenziosa del nostro Comune, nonché preziosa risorsa, di fare un primo passo verso una vera integrazione, così da combattere piaghe come il caporalato, di cui nel nostro territorio non si sente molto parlare, ma che rappresenta una triste realtà presente in alcuni contesti (soprattutto quelli agricoli).
Dopo il successo di un’iniziativa identica nella zona di Latina, approda anche a Maccarese questa scuola, a cui, sin dall’inizio, hanno aderito oltre quaranta persone, tutte di etnia Sik, con un numero significativo di donne. Un progetto importante, soprattutto se si pensa a una comunità chiusa come quella degli indiani Sik, che vantano una cultura millenaria, fatta di tradizioni rispettate scrupolosamente, ma che troppo spesso implicano l’esclusione dal nostro contesto sociale, specialmente per quanto riguarda le donne.
Con questa iniziativa, fortemente voluta dall’amministrazione locale e in cui hanno avuto un ruolo fondamentale tutte le associazioni coinvolte, l’obiettivo è quello di favorire il dialogo, ma non solo: attraverso un’adeguata istruzione e con l’apprendimento della lingua italiana, questi lavoratori potranno difendersi dallo sfruttamento di cui molto spesso sono inconsapevoli vittime. Spesso costretti a orari di lavoro disumani, con paghe che oscillano dai 3 ai 5 euro l’ora per un lavoro usurante come quello nei campi, da adesso questi lavoratori avranno un’arma a loro vantaggio, quella dell’istruzione.
I corsi sono gratuiti e portati avanti da professori e professoresse che prestano la propria opera in modo del tutto volontario, con grande spirito d’iniziativa e solidarietà. Speriamo che attività come queste diventino il fiore all’occhiello del nostro Comune che, in questa occasione, si è dimostrato veramente all’avanguardia.