“Passami a prendere. In carcere oggi”, presentato a Fregene il libro di Angiolo Marroni e Liburdi Stefano.

Venerdì, 08 Novembre 2019 17:14

Autore: Erica Fasano

“Pochi comprendono cosa accade ad una persona dopo una condanna”, il commento dell’ergastolano ex camorrista Cosimo Rega


di Laura Maria Liberati

È stato presentato presso la biblioteca Gino Pallotta di Fregene, 
il nuovo libro di Angiolo Marroni  e Liburdi Stefano “Passami a prendere. In carcere oggi” (MINCIONE EDITORE), alla presenza dell’assessore alle politiche scolastiche e giovanili Paolo Calicchio, la delegata alla legalità Arcangela Galluzzo, il consigliere comunale Paola Meloni e l’ergastolano ex camorrista, ora attore, Cosimo Rega.

 

“IL LIBRO PARLA DELLA PENA IN TUTTI I SUOI ASPETTI, dalla prevenzione, all’applicazione fino ad arrivare alla riabilitazione del carcerato. Cos’è la pena ce lo dice la Costituzione, serve a punire, ma reinserire ed unire questi due aspetti è difficilissimo.” Così Angiolo Marroni, autore del libro, ci spiega quanto fondamentale sia stata l’amicizia con Cosimo Rega, ex camorrista ed ergastolano,  che grazie all’organizzazione culturale e artistica interna al carcere ha saputo riconquistare una nuova condizione sociale ma soprattutto umana dedicandosi al teatro e riscoprendo sé stesso.

 

“Io e Angiolo siamo amici ormai da decenni, lui ha capito quello che forse in tanti ignorano: è inutile combattere il male. Piuttosto c’è bisogno di alimentare il bene. Angiolo è stato per me un mentore”, commenta Cosimo Rega.

 

“MOLTI INTUISCONO QUELLE CHE SONO LE CONSEGUENZE DI UNA PENA, MA POCHI COMPRENDONO COSA ACCADE AD UNA PERSONA DOPO UNA CONDANNA. Si perde la potestà genitoriale, si viene cancellati dall’anagrafe, ci si sente annullati come persona, si diventa qualcosa di “altro” rispetto alla persona comune. Perdere la fiducia di mia moglie e dei miei figli è stata la condanna più grave e da quel momento ho cominciato il mio nuovo percorso.”

 

“Grazie all’intercessione di Angiolo – prosegue Rega - riuscimmo ad avere un corso di formazione per l’utilizzo dei computer, realizzammo un gruppo teatrale e furono introdotti i primi lavori per i carcerati. Quello che alle persone sfugge è la fragilità del detenuto. Il suo bisogno di sentirsi normale. Ci fu un corso di formazione per 8 detenuti per introdurli al lavoro. All’epoca ci diedero la possibilità di guadagnare qualche soldo segnalando le targhe delle auto che non pagavano il telepass. Ci scelsero solo in quattro allora decidemmo di dimezzarci la paga e lavorare tutti.“

 

“Fondammo un gruppo chiamato ‘Albatros’ – continua Rega - perché la cultura e la formazione aiutano a spiegare le aliLa mafia di oggi è ben organizzata, non è più la mafia di una volta che sparava. La mafia di oggi è cultura e va combattuta con la cultura VERA.”

 

“Durante le riprese del film ‘Cesare deve morire’ per 6 settimane la troupe, gli attori ed i detenuti sono stati tutti i giorni a stretto contatto. Fu impressionante vedere come i ruoli sono quasi scomparsi, lasciando spazio ad un profondo rispetto reciproco. All’epoca Angiolo era il Garante dei diritti dei detenuti scelto dal Consiglio della Regione Lazio. Venne donata alla produzione una somma di denaro che poi si decise di donare ai detenuti per dei progetti o migliorie all’interno del carcere e noi decidemmo di creare con quei soldi un’aula universitaria. Fummo infatti il primo polo universitario in prigione. Studiavamo come qualsiasi altro studente, anzi di più.”

 

Conclude poi Cosimo Rega, di fronte ai numerosi partecipanti presenti alla presentazione di giovedì scorso“Immaginatevi voi un detenuto tremare e non dormire la notte prima degli esami. Ecco, questo è il concetto di riabilitazione che il libro discute.”

 

 

 

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Pubblicato in Attualità