La BCE è pronta per l’inizio del tapering: cosa succederà?

Mercoledì, 13 Settembre 2017 16:13

Autore: Massimo De Vellis

In questo articolo Giovanni, ideatore del sito di formazione finanziaria Il Trading Per Te, ci spiega cosa succederà quando Mario Draghi inizierà il famigerato “tapering”.

Nell’assemblea della BCE dello scorso giovedì 7 settembre, il governatore Mario Draghi ha rivelato che nella riunione di ottobre comunicherà pubblicamente le sorti del Quantitative Easing (QE) in atto. Gli analisti finanziari di tutto il mondo hanno interpretato queste parole in modo chiaro: ad ottobre Draghi dirà le modalità per terminare il QE, ovvero le modalità del tapering. Per coloro che non sono esperti di politiche monetarie, definiamo brevemente cosa sono QE e tapering.

1) Cosa sono QE e tapering?

Un Quantitative Easing è l’acquisto da parte della banca centrale di titoli da parte di emittenti residenti nel paese di riferimento. Quasi sempre tali titoli sono titoli di stato. La banca centrale acquista i titoli di stato usando moneta di nuova emissione, e quindi di fatto inonda l’economia di denaro “nuovo”. Ma torniamo ad oggi. In questi mesi estivi del 2017 la BCE sta comprando vari titoli di stato nell’eurozona per un totale pari a €60 miliardi al mese. Sembra scontato però che nella prossima riunione di ottobre Draghi varerà un piano per portare a compimento tale QE. Naturalmente non in modo diretto e brusco, ma in modo graduale.

2) Qual è la conseguenza immediata di questa svolta monetaria? Il costo del denaro, anche se…

L’alleggerimento quantitativo o QE porta diverse influenze economiche su un paese. Ma l’influenza più diretta è quella sui tassi di interesse reali. Ovvero i tassi di interesse per i mutui, per il credito al consumo, per prestiti di vario genero, ecc. Ma perché il QE influenza tali tassi? Ciò succede perché quando una banca centrale compra titoli di stato, essa in un certo senso “forza” le banche del paese a concedere liquidità a costi bassi alle persone. Perché i titoli di stato rendono poco, visto che sono acquistati in massa dalla banca centrale. Quindi non sono un investimento interessante. Basta pensare ai rendimenti recenti dei Bund tedeschi: meno di 0. Chi investe in tali titoli perde soldi. Dunque, essendo i rendimenti dei titoli di stato a 0 o quasi, le banche si vedono costrette a prestare denaro alle persone sotto forma di mutui, presiti per attività imprenditoriali, presiti al consumo, ecc. Alla fine, dunque, il denaro costa meno. La domanda che sorge spontanea ora è: ma quindi con la fine del QE, i tassi di interesse in Italia ritorneranno a crescere? Ecco, per fortuna non sarà proprio così. O meglio, la risposta alla precedente domanda è “sì ma di poco”. Infatti, bisogna tenere presente anche l’altro grande strumento in mano alle banche centrali: la modifica del tasso di interesse principale. Tale tasso, che avrai sentito spesso in TV quando si dice “la banca centrale ha alzato (o abbassato) i tassi”, è un tasso molto importante. E’ il tasso “madre” da cui derivano la gran parte dei tassi dell’economia reale. Infatti, un QE fa si diminuire questi tassi reali, ma in modo più blando rispetto a quanto li fa diminuire un basso tasso di interesse principale. I tassi reali, dunque, sono più influenzati dal tasso della BCE che non dal QE. Ecco, Draghi al momento non ha alcuna intenzione di rialzare i tassi nell’eurozona, che ricordiamo sono a 0. Né nel 2017, e quasi sicuramente neanche nel 2018. Perciò in linea generale possiamo stare tranquilli per il momento: i tassi con cui prendiamo a prestito il denaro potrebbero aumentare sì, ma in modo quasi impercettibile.

3) I maggiori problemi li avrà invece il debito pubblico italiano

L’Italia si finanzia, come forse saprai, con l’emissione di titoli di stato. Finché la BCE compra una parte di titoli di stato italiani (con il QE), il rendimento di tali titoli rimane molto basso. E quindi il debito di nuova emissione ci costa relativamente poco. Ma quando tali acquisti termineranno (il tapering), allora l’Italia pagherà di più per interessi sul debito di nuova emissione. Insomma, più che del costo del denaro, noi italiano dovremmo preoccuparci di un probabile futuro, ennesimo, aumento del nostro enorme debito pubblico. Con tutte le conseguenze negative del caso.

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