Dagli smartphone ai satelliti: il dominio della Cina sul mercato delle terre rare

Martedì, 26 Giugno 2018 17:12

Autore: Massimo De Vellis

Nell’era dell’informazione, la ricchezza passa ormai attraverso la produzione e lo sviluppo delle tecnologie digitali. Smartphone, computer, apparecchiature ad alta tecnologie sono tutti prodotti che costituiscono percentuali importantissimi dell’economia globale. Ancora di più in futuro, le vere padrone della ricchezza mondiale saranno quelle nazioni che detengono e riescono a sfruttare le risorse necessarie all’industria elettronica.

Attualmente, a farla da padrone in questo senso è la Cina. Il colosso asiatico, che negli ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo economico incredibile, passando da paese semirurale a una vera e propria potenza economica, possiede i maggiori giacimenti del pianeta di materie prime per l’industria elettronica, e ne protegge gelosamente il monopolio. Il 97% delle esportazioni arrivano dalla Cina, che più volte ha fatto ricorso alla minaccia di tagli alle esportazioni come strumento di politica internazionale e mezzo per affermare la propria importanza strategica nell’economia globale. Un esempio su tutti: il governo di Pechino nel 2010 decise di tagliare del 40% le esportazioni internazionali di questi minerali importantissimi. Una decisone giustificata come una misura per la tutela ambientale, ma in realtà volta ad aiutare le industrie tecnologiche cinesi.

Quali sono queste materie prime così ambite? Si tratta di una serie di minerali conosciuti con il nome collettivo di “terre rare”. La denominazione è in realtà fuorviante. Scoperti per la prima volta nel 1800 in Svezia, si credeva che questi minerali fossero rarissimi e di difficile estrazione. In realtà, con gli anni, si è scoperto che così non è: le terre rare (in tutto i metalli che fanno parte di questo gruppo sono 17) si trovano in misura abbondante. Si tratta, insomma, di metalli non comuni, ma tutt’altro che rari. L’unico ostacolo è costituito dalle difficoltà di estrazioni, che limita il numero di miniere utilizzabili in maniera redditizia. Proprio questa loro caratteristiche li distingue dai minerali di uso comune, estraibili quasi ovunque (come ad esempio il piombo o il minerale caolino-calcinato, che viene utilizzato nell’industria delle ceramica).

Le terre rare vengono utilizzate praticamente in tutti i prodotti ad alta tecnologia che usiamo attualmente: superconduttori, magneti, fibre ottiche, microchip sono solo alcune delle applicazioni di questi minerali. L’europio viene usato per la produzione dei televisori al plasma di ultima generazione; il disprosio è una componente fondamentale degli hard disk dei pc, e viene utilizzato nei motori dei veicoli ibridi; molti sono utilizzati nell’industria bellica ad alta tecnologia. Una parte, ancora poco usata ma promettente per gli sviluppi futuri, è alla base della scienza dei superconduttori.

Se la Cina, quindi, è il leader incontrastato in questo settore strategico, la recente scoperta di un nuovo giacimento sembra aprire nuove possibilità future. Quest’anno è stato scoperto, sul fondo dell’oceano pacifico, in territorio giapponese, un giacimento di terre rare che promette di essere il più grande esistente: ben 16 milioni di tonnellate, secondo le prime stime, ossia ben più di quello che è attualmente il fabbisogno mondiale. Una risorsa che potrebbe in teoria sopperire per decenni (o secoli) alla richiesta di minerali per l’elettronica. Resta da vedere se verranno risolti i problemi relativi alle difficoltà di estrazione. Se così dovesse essere, Pechino potrebbe iniziare a tremare già da ora.

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