Protesi al ginocchio: parliamone con un esperto!

Venerdì, 14 Dicembre 2018 14:30

Autore: Massimo De Vellis

La protesi al ginocchio è un intervento chirurgico che deve essere attuato solo e unicamente in caso di effettiva necessità perché molto delicato. Ma qual è la funzione della protesi al ginocchio? E quali sono i maggiori rischi che si corrono durante l'intervento? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza al riguardo, grazie anche alle preziose delucidazioni di un grande esperto, il Dott. Carmine Naccari Carlizzi, Ortopedico e Medico dello Sport.

Dott. Naccari: la composizione del ginocchio

Il ginocchio, che è un'articolazione assai complessa, costretta a sopportare buona parte del peso corporeo. Esso è composto dalle articolazioni femoro-tibiali, mediale e laterale, caratterizzate da due condili femorali. Questi si articolano con i corrispondenti piatti tibiali attraverso l'interposizione dei due menischi. Sempre qui, si trova anche l'articolazione femoro-rotulea, che consente, invece, lo scorrimento dell'apparato estensore sul femore nel momento in cui si flette il ginocchio. I capi articolari sono rivestiti da un sottile strato di cartilagine, che gli permette di scorrere l'uno sull'altro durante il movimento. Come ci tiene a precisare Carmine Naccari Carlizzi, Medico Chirurgo, specializzato in Ortopedia, la cartilagine è un tessuto che non ha capacità rigenerative, per tanto il danno cartilagineo non è reversibile. In più, quando si instaura una lesione a livello della cartilagine, si verifica un aumento di attrito in quella residua, che porta a un’accelerazione del suo consumo, rendendo il danno purtroppo progressivo e portando pian piano a problemi come l’artrosi.

Le cause dell'artrosi al ginocchio

La causa più comune è l'artrosi primaria, la quale, tuttavia, ha ancora molti punti oscuri. Di norma, sembra essere favorita dalla familiarità, dall'età, dal sesso femminile e dal sovrappeso. Per quanto riguarda, invece, l'artrosi secondaria si manifesta a seguito di cause specifiche, come fratture articolari, malattie reumatiche, osteocondriti e derivazioni assiali del ginocchio (ginocchio valgo). Non esistono terapie in grado di guarire tale condizione patologica e, solitamente, i rimedi prescritti sono mirati ad alleviare i sintomi, ma soprattutto a ritardare un eventuale intervento di protesi, che in alcuni casi è davvero inevitabile.

La funzione della protesi al ginocchio

La protesi al ginocchio ha il compito di sostituire le superfici articolari compromesse, attraverso l'applicazione di rivestimenti in materiale biocompatibile. Tra la tibia ed il femore viene inserito uno spaziatore in polietilene. Tuttavia, in alcuni casi può essere necessario anche protesizzare la rotula, se particolarmente usurata. Le nuove componenti vengono fissate all'osso mediante cementazione o con il meccanismo a "press-fit", ovvero a incastro e con successiva integrazione biologica del materiale all'osso. A seconda delle necessità, è possibile impiantare:

  • protesi monocompartimentali o parziali, che, come dice la parola stessa, vanno a sostituire solo uno dei tre compartimenti che caratterizzano il ginocchio (di norma il femoro-tibiale mediale). Tale tipo di protesi, impiantata raramente, consente un recupero estremamente più rapido. Tuttavia, è bene specificare che può essere impiegata solo su pazienti giovani, dove il danno cartilagineo è localizzato e i legamenti sono sani. Va segnalato tuttavia che la durata delle protesi ha un tempo determinato di 10-15 anni e che l'intervento di sostituzione è estremamente complesso.
  • Protesi bi-e tri-compartimentali o totali: comportano la sostituzione di tutta l'articolazione del ginocchio. Tale tipo d’intervento è estremamente più diffuso e prevede un percorso riabilitativo più impegnativo e lungo. Tuttavia, la durata delle protesi inserite, solitamente, è maggiore: 15-20 anni.

Qual è il momento giusto per operarsi?

Molte persone, non riuscendo a trovare una risposta precisa, spesso si chiedono se aspettare molto possa cambiare effettivamente qualcosa ai fini dell'intervento. Secondo il Dott. Naccari, se la cartilagine si è completamente usurata, il degrado dell'articolazione continua in corrispondenza dell'osso che si trova sotto la cartilagine, andando a squilibrare sempre di più i legamenti del ginocchio. A un certo punto, l'intervento diventa davvero inevitabile. Tuttavia, prima di prendere qualsiasi decisione, è fondamentale valutare la storia clinica del paziente, le radiografie del ginocchio effettuate, la necessità di dover riprendere alcune attività e i trattamenti conservativi attuati, come la fisioterapia e la ginnastica per il rinforzo dei muscoli. Il momento più adatto per operarsi arriva quando, dopo aver provato tutto il possibile per risolvere i problemi al ginocchio e non avendo esiti positivi, la vita normale comincia a risentirne e si deve rinunciare a determinate attività.

I maggiori rischi che si corrono durante l'intervento

L'intervento di protesi al ginocchio è diventato negli anni un'operazione routinaria. Tuttavia, come ci tiene a precisare il dott. Carmine Naccari, che può vantare una pluriennale esperienza in questo settore, potrebbero verificarsi, anche se molto raramente, delle complicazioni, come la formazione di coaguli nel sangue (trombosi ed emboli) e infezioni. Infatti, a scopo preventivo, vengono sempre somministrati al paziente anticoagulanti e antibiotici. Inoltre, bisogna dire che, anche in sala operatoria, vengono prese tutte le precauzioni possibili per mantenere un alto livello di sterilità. Infine, vi è il problema dell'anestesia, che, come si sa, può comportare numerosi rischi teorici, anche se i tassi di complicazione sono piuttosto bassi. Ovviamente, è necessario valutare quale tipo di anestesia sia meglio utilizzare, al fine di preservare il più possibile la salute del paziente.

L'importanza del periodo post-operatorio e della riabilitazione

Dopo l'operazione, il paziente deve rimanere a letto con un bendaggio elastico e un tubo di drenaggio articolare, che verranno rimossi il giorno successivo. Per quanto riguarda il sangue recuperato durante l'intervento, questo viene reinfuso entro 6 ore dall'inizio del post-operatorio. La riabilitazione, che è estremamente importante ai fini della guarigione, ha inizio con la rimozione del drenaggio, che comporta la cauta mobilitazione del ginocchio operato, mediante l'impiego di un apposito mobilizzatore, e l'assunzione della posizione seduta. Circa 2-3 giorni dopo l'operazione, invece, è possibile cominciare a utilizzare le stampelle, andando a caricare, parzialmente, l'arto operato (più o meno il 30% del peso corporeo).

Il ricovero

Il paziente, dopo l'intervento, di norma, rimane ricoverato per circa 6-7 giorni. Durante tale periodo è importante che vengano recuperate le funzioni autonome (canalizzazione intestinale, minzione), controllati eventuali stati febbrili ed il dolore per mezzo di farmaci. Viene poi trattata l'eventuale anemizzazione e per prevenire la formazione di trombi s’indica l’impiego di calze elastiche e l'assunzione di medicinali anticoagulanti. Si cerca inoltre di ridurre il più possibile la tumefazione articolare, mantenendo la posizione di scarico e il ghiaccio nella zona sottoposta a intervento.

Il primo mese

Durante il primo mese, l'importante è il recupero del movimento, che deve essere attuato con costanza, al fine di evitare la formazione di aderenze, che renderebbero estremamente più complessa la guarigione. Gli esercizi devono essere progressivi e devono mirare al recupero della flessione e al mantenimento della completa estensione.

Nei tre mesi successivi

In questo periodo vengono introdotti esercizi più complessi, che hanno lo scopo di permettere il recupero della forza e dell'autonomia funzionale, che avviene normalmente in circa 90 giorni. Tuttavia, per un recupero completo è necessario attendere almeno 6 mesi. Tuttavia, è importante tenere a mente che tali tempistiche fanno riferimento alla media dei pazienti e che le terapie, per essere efficaci, devono essere regolate sulle condizioni del singolo.

A chi è bene affidarsi?

Perché l'intervento di protesi d'anca sia efficace, oltre all'attenzione che deve essere riservata in fase pre- e post-operatoria, è importante anche affidarsi a chirurghi esperti, che abbiano alle spalle una comprovata esperienza, come il dott. Naccarri Carlizzi, che opera in tale settore ormai da diversi anni e che ha avuto modo di appurare le necessità dei pazienti, i loro tempi di recupero e le protesi migliori da adottare nelle varie circostanze. Si tratta effettivamente di aspetti che possono fare veramente la differenza, non solo dal punto di vista chirurgico, ma anche del decorso post-operatorio.

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