La pittura antimuffa e la pittura... con la muffa

Lunedì, 20 Marzo 2017 12:03

Autore: Massimo De Vellis

L'impiego di una pittura antimuffa è una necessità per tutti coloro che hanno a che fare con il problema delle muffe e delle loro spore che si diffondono sulle pareti degli ambienti interni caratterizzati da un alto tasso di umidità: ma chi avrebbe mai immaginato che si potesse dipingere anche con le muffe? A pensarci sono stati un pittore, Pino Rossi, e un architetto, Stefano Forgione, che hanno dato vita a un progetto artistico denominato Ttozoi, il cui obiettivo è quello di superare la concezione tradizionale secondo la quale la tela costituisce solo un supporto per i colori. Non è così, e la tela può diventare a sua volta il punto di partenza per dare vita alla propria arte.

Forgione e Rossi, originari di Avellino, hanno quindi deciso di realizzare opere facendo fermentare degli elementi naturali sulla tela, in modo tale che la stessa venga dominata dalla muffa. Come è noto, nella maggior parte dei casi le tonalità cromatiche delle muffe si avvicinano al grigio e al nero: anche in questo caso è così, e di conseguenza ci si ritrova alle prese con opere contraddistinte da un animo malinconico, spesso correlate ad atmosfere oniriche in cui gli sguardi degli spettatori si possono perdere.

Qui non c'è bisogno di pittura antimuffa

Per una volta, dunque, non c'è bisogno di usare alcun tipo di pittura antimuffa: la muffa che si cristallizza sulla tela manifesta ed esprime l'essenza e il concetto della modernità per Ttozoi, con l'elemento naturale che è costretto a piegarsi e a subire i vincoli estetici, tecnologici ed economici del mondo di oggi. Con queste opere derivanti dalle muffe, invece, la natura si riappropria della centralità che merita e che è messa a repentaglio dalla civiltà industriale.

Ma qual è il processo alla base della realizzazione delle opere di Ttozoi? Tutto è il risultato di una reazione che si innesca tra alcuni pigmenti e vari materiali organici, tra i quali la terra, il vino e la farina, che sono lasciati in posa su tele di juta, in modo tale che possano fermentare, sempre a patto che si verifichino delle condizioni ambientali ad hoc dal punto di vista dell'umidità e della temperatura. Ovviamente il tutto può essere riprodotto anche in altri contesti, per esempio sui muri di un edificio abbandonato. Nel momento in cui si viene a formare la muffa, sulla tela compaiono delle sfumature di colori e delle forme che sono completamente naturali, anche se il loro aspetto potrebbe farle apparire artificiali.

Il punto di fermentazione viene definito come magico momento estetico dagli artisti, i quali possono sempre cancellare le proprie opere con un po' di pittura antimuffa, come quella disponibile su www.muffaway.it; nel momento in cui ottengono il risultato che auspicano, invece, non hanno altro da fare che sigillare le tele all'interno di teche in plexiglass in modo tale che possano essere esposte. Il duo di artisti campano grazie a questa idea innovativa si è aggiudicato prestigiosi riconoscimenti internazionali, dopo essersi imposto grazie a un'esposizione svoltasi a Castel dell'Ovo nel 2010. Nel tempo sono arrivate mostre in tutta Europa, e perfino l'occasione di far conoscere le opere a Los Angeles e nel resto degli Stati Uniti.

Vota questo articolo
(0 Voti)
Pubblicato in Sapevi che...