Il Lazio tra le regioni più attente al digital divide

Lunedì, 10 Giugno 2019 12:25

Autore: Massimo De Vellis

Abbiamo spesso sentito parlare di digital divide, ossia il divario digitale tra chi ha accesso ad internet e chi non ce l’ha. Da questo ne deriva una esclusione dai vantaggi della società digitali. Chi è escluso dal digitale – per scelta o per caso fortuito – ne perde i vantaggi. Con un danno socio-economico e culturale. E poiché chi è in digital divide – secondo gli studi, come Istat – è spesso di un ceto sociale già svantaggiato, entra in un circolo vizioso. Di crescente povertà ed esclusione.

L’effetto del digital divide implica una frattura che si frappone tra la parte della popolazione in grado di utilizzare queste tecnologie e la parte della popolazione che ne rimane esclusa Ne deriva una grave discriminazione per l’uguaglianza dei diritti esercitabili online con l’avvento della società digitale. Il divario digitale quindi è sempre più causa di un divario di altra natura: socio-economico e culturale.

Tra le categorie più minacciate dall’esclusione digitale vi sono i soggetti anziani (cd. “digital divide intergenerazionale”), le donne non occupate o in particolari condizioni (cd. “digital divide di genere”), gli immigrati (cd. “digital divide linguistico-culturale”), le persone con disabilità, le persone detenute e in generale coloro che, essendo in possesso di bassi livelli di scolarizzazione e di istruzione, non sono in grado di utilizzare gli strumenti informatici.

Gli esperti dividono questo parametro in tre macro aree: globale, sociale e democratico.  Il primo si riferisce alle differenze esistenti tra paesi più o meno sviluppati; il secondo riguarda le disuguaglianze esistenti all’interno di un singolo paese; il terzo focalizza le condizioni di partecipazione alla vita politica e sociale in base all’uso o meno efficace e consapevole delle nuove tecnologie.

Quando si analizza il fenomeno del divario digitale, è necessario evidenziare una dimensione cognitiva che presuppone l’assenza di conoscenze informatiche minime da parte di un individuo, il quale, pertanto, non è in grado di svolgere le più semplici attività virtuali configurabili nel cyberspazio; e una dimensione infrastrutturale che focalizza l’esistenza di carenze nella disponibilità di dotazioni infrastrutturali e di strumenti telematici necessari a consentire un’efficace navigazione.

Gli italiani connessi ad internet

Nonostante la crescita delle abitudini legate alla rete, come i social network, i giochi su siti come netbet.it e le news sui quotidiani online, gli utenti di Internet sono il 69 per cento della popolazione (più 2 per cento rispetto all’anno prima), rispetto all’attuale media europea del 81%. Sono stati registrati lievi aumenti nello shopping online (dal 41% degli utilizzatori di internet al 44%, contro una media europea del 68%), nell’utilizzo di e-Banking (dal 42% al 43%, contro una media europea del 61%). Queste due applicazioni (e-commerce ed e-Banking) sono prese dalla Commissione come cartina tornasole di un uso “evoluto” di internet, che pure in Italia è carente.

Si segnala anche un dato bassissimo dell’Italia per abbonati a banda larga fissa (22 per cento).

Il digital divide nel Lazio

La Regione Lazio è quella dove il digital divide è meno rimarcato, grazie alle numerose infrastrutture dovute alla presenza di Roma. I Cittadini, infatti, godono di molte possibilità di accesso alla tecnologia ed alla rete. Il Lazio sta per dotarsi di una delle più grandi reti a banda ultra larga a disposizione dei cittadini, delle imprese e degli enti locali realizzata da una pubblica amministrazione. 

Grazie ad un progetto ambizioso, realizzato con la collaborazione del Ministero dello Sviluppo economico e di Infratel Italia, la regione raggiungerà entro il 2020 l’85% del territorio con una connessione ultra veloce a 100 mbps, ed il restante 15% a 30 mbps. Viene messo in campo, con la diffusione della banda ultra larga, una massiccia realizzazione infrastrutturale per la nostra regione che ricorda quanto fu fatto con la costruzione delle autostrade e con la recente rete ferroviaria ad alta velocità.

Un obiettivo ambizioso con un investimento totale di oltre 200 milioni di euro che consentirà, snellendo le procedure burocratiche per consentire certezza e trasparenza nei lavori di posa della fibra, di coinvolgere tutti i comuni nel Lazio nella grande sfida per l’innovazione che la regione sta portando avanti.

In quattro comuni tra Lazio, Sicilia e Lombardia, Open Fiber ha sottoscritto 120 contratti nel giro di pochi giorni.

Per quanto concerne le aree A e B, quelle a più alto tasso abitativo e di maggiore interesse, è prevista l’apertura dei cantieri in altre 80 città per un totale di 150 città entro fine 2019. Per quest’anno Open Fiber ha previsto di investire circa un miliardo, che si sommano agli 1,5 già messi sul piatto. Prosegue anche il tavolo con Tim per valutare la possibilità di integrazioni delle reti.

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