Il decreto dignità e la legge di bilancio 2019 segnano l’immediato futuro del gioco d’azzardo italiano

Martedì, 22 Gennaio 2019 11:26

Autore: Massimo De Vellis

Tante incognite attendono l’immediato futuro del gioco d’azzardo italiano, un settore che da una parte continua a crescere senza soluzione di continuità da anni, dall’altra viene fortemente osteggiato dal governo che tenta di abbassarne il flusso di gioco e ridurne i casi di dipendenza. Giocare con moderazione, il gioco come passatempo ludico, possibile veicolo di vincite (poche quelle che possano cambiarti la vita), pare sia questa l’idea nella mente dell’esecutivo, lontana da quella macchina fabbrica soldi che negli ultimi anni è divenuta l’industria del settore.

Che fosse una strategia politica, una sorta di captatio benevolentiae per arricchire la vulgata del cambiamento, un po’ si era capito. Sin dai primi giorni del loro mandato i vicepremier Di Maio e Salvini hanno espresso più volte il loro antagonismo verso il gioco cattivo, la nostalgia per i bei tempi che furono (vedi la foto col flipper del leader leghista). Di certo però a Palazzo Chigi non sarà sfuggito a nessuno che oggi l’azzardo è uno dei settori più produttivi del paese, che stando alle più recenti rilevazioni (ovvero al 2017) ha versato nella casse dello Stato ben 10,3 miliardi di euro.

Oltre ai proclami però il governo gialloverde è passato ai fatti. In primis è arrivato il decreto dignità, un provvedimento voluto fortemente dalla quota pentastellata del governo (primo firmatario Luigi Di Maio) che agiva su delocalizzazioni, contratti a tempo determinato, fiscalità è anche gioco d’azzardo. Nello specifico:

- divieto di pubblicità per l’azzardo a partire da agosto 2019 (un anno dopo l’entrata in vigore della legge). Multa pari al 20% dell’accordo economico per i trasgressori;

- divieto di sponsorizzazioni per l’azzardo a partire dal 1° gennaio 2019. Stessa sanzione di cui sopra per i contravventori;

- sensibile innalzamento della misure del prelievo erariale sugli apparecchi della rete fisica (slot e videolottery);

- installazione di un lettore per tessera sanitaria sulle slot entro il 1° gennaio 2020, oltre all’apposizione di scritte disincentivanti sugli stessi apparecchi e i gratta e vinci.

Il decreto dignità è stato accolto dai favori dell’opinione pubblica, non a caso questo governo è uno dei pochi tra i più recenti a poter tornare a godere della fiducia popolare. Gli oppositori hanno invece posto come critica che tutto ciò non fosse abbastanza, che si stesse appena grattando la superficie. Ma non sul gioco d’azzardo: in un paese dove la popolazione ha superato il limite dei 100 miliardi di euro annui giocati, palesato migliaia di casi di dipendenza tra i giocatori adulti e dove un terzo dei giovani tra i 15 e i 19 anni dichiara di aver giocato almeno una volta in un anno (ricerca del CNR nell’anno 2017), nessun avversario politico ha opposto critiche ad un provvedimento che quanto meno cerca di correre ai ripari.

Gli avversari politici no, ma gli addetti ai lavori del settore gioco sì. La principale obiezione mossa nei confronti del governo riguarda proprio il ban pubblicitario: non esiste legge simile in Europa e ce ne sono poche al mondo che presentano elementi in comune, questo perché la pubblicità è uno strumento utile a distinguere il gioco lecito da quello illegale e privarsene equivale a favorire quest’ultimo. Ma è certamente innegabile la correlazione tra pubblicità e aumento del gioco, lo strumento del marketing risulta assolutamente indispensabile per promuovere offerte, bonus ed una disponibilità di giochi sempre più ampia e smart come si evince dalla sezione casinò di questo sito che ospita un assortimento di oltre 60 giochi da casinò.

Il governo è andato avanti per la sua strada confermando le premesse del dl dignità nel testo della nuova legge di bilancio (e nella previsione di spesa del prossimo triennio). “Alziamo le tasse a banche, assicurazioni e concessionari di gioco d’azzardo e le abbassiamo, con quei soldi, alle partite Iva, alle imprese, ai pensionati”. Questo il commento a margine del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio rilasciato alle telecamere del Tg1 dopo l’approvazione della legge di bilancio a fine 2018. In buona sostanza i provvedimenti in merito al gioco d’azzardo prevedono:

- aumento dell’1,35% sul prelievo erariale delle slot machine fisiche, dell’1,25% su quello delle videolottery. La rete fisica degli apparecchi di gioco rappresenta circa la metà di tutto l’indotto dell’azzardo, così facendo il Tesoro si troverà in cassa circa 450 milioni di euro in più all’anno. Inoltre sono state cambiate le percentuali di “ritorno del giocatore”, ovvero quanto gli apparecchi restituiscono in vincite dal totale degli importi giocati: per le slot passa al 68%, per le videolottery all’84%. La percentuale scoraggiante delle slot fa parte del progetto di totale rimozione di tutti questi apparecchi che dovrà avvenire entro la fine del 2020.

- tassazione dei giochi online al 25%. Il web è il nuovo terreno di conquista del gioco d’azzardo, gli orizzonti di crescita appaiono infiniti considerato che solo dal 2015 al 2017 il mercato è cresciuto del 59%.

- nuova tassazione per i giochi diversi dall’ippica: 20% per l’offline, 24% per l’online, 25% per gli eventi virtuali.

- proroga delle concessioni di gioco per scommesse, Bingo e SuperEnalotto.

- rilancio del casinò di Campione, struttura storica del panorama del gioco italiano che era stata chiusa nell’estate 2018 lasciando il mercato completamente in mano alla vicina concorrenza svizzera.

- rivoluzione del gioco del Totocalcio e del Totogol, storici giochi cari agli italiani che cambieranno totalmente formula e gestione (non più CONI ma Salute e Sport spa) utilizzando parte degli eventuali utili per finanziare la pratica sportiva nel belpaese.

Alla luce di quanto detto è evidente che il 2019 non sarà un anno semplice per l’industria del gioco d’azzardo. Dopo un inizio di profonda rottura con l’attuale governo italiano andranno ricuciti i rapporti considerando come obiettivo primario e condiviso la salute e la sicurezza dei giocatori. Un presupposto che dovrà coniugarsi con l’abbassamento dei flussi di gioco (che però anche secondo i tecnici di Palazzo Chigi non avverrà nell’immediato), sia con la salvaguardia dei posti di lavoro del settore.

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