Sanità, liste di attesa troppo lunghe

Giovedì, 16 Luglio 2015 19:20

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Gli italiani scelgono il privato

di Davide Gallo

Il problema delle liste di attesa nella sanità italiana
I tempi per riuscire a eseguire esami specialistici o un periodo di riabilitazione in Italia sono stati da sempre troppo lunghi.
I tempi di attesa, stando ai dati di un'indagine del Censis-Rbm Salute e discussi a Roma lo scorso giugno riguardo alla sanità integrativa, si sono ulteriormente allungati e non di poco.
Una situazione del genere non fa che aumentare quindi l'ansia e le paure degli italiani rispetto all'efficienza di un servizio sanitario che ormai arranca, senza poter garantire soprattutto i tempi utili a conoscere il referto.
Tra i 22 milioni di italiani che nel 2014 hanno effettuato una visita specialistica l'attesa è stata di 65 giorni, 20 in più rispetto all'anno precedente per una risonanza magnetica al ginocchio, di 12 per un'ecografia addominale arrivando a 71 giorni, e a 79 per una colonscopia aggiungendo altri 10 giorni di attesa.
Non va meglio per le visite cardiologiche, settore della sanità estremamente delicato e che richiederebbe tempi rapidissimi, dove bisogna attendere 58 giorni pagando 42 euro, mentre in 5 giorni e con 108 euro si aggira il problema.
Si tratta però di valori medi che quindi indicano situazioni altalenanti con grosse differenze tra Nord, Centro e Sud.
Per esempio in Campania e in Puglia le attese sono interminabili per cui ci si affida di più al settore medico privato.
Sono quasi 5 milioni gli italiani infatti che non hanno avuto altra scelta che rivolgersi agli studi privati per avere una risposta in tempi brevi e spendendo circa 33 miliardi di euro, a fronte di una spesa sanitaria pubblica di oltre 110 miliardi di euro.
 
Tempi lunghi anche per la riabilitazione
Anche per quanto riguarda i circa 4 milioni di pazienti italiani che avevano bisogno di un periodo di fisioterapia e riabilitazione c'era da aspettare almeno un mese con la sanità pubblica.
E' naturale che in situazioni del genere è necessario rivolgersi altrove e pagando, per avere le stesse prestazioni in tempi ragionevoli.
Più della metà dei pazienti ha dovuto pagare l'intero importo dell'ultimo ciclo (il 54%), mentre il ticket è stato pagato solo dal 16% mentre il 30% ne era completamente esentato.
Tra chi ha pagato per intero l'importo (che costa in media 37 euro a seduta nel settore privato), c'è un 27,3% che appartiene alla fascia a basso reddito.
Un milione e mezzo circa d'italiani hanno dovuto quindi rinunciare e circa 900 mila proprio a causa dell'impossibilità economica di sostenere una tale spesa.
 
La sanità e l'eccezione
I pazienti quindi che non possono aspettare si rivolgono al settore privato ma in un unico ambito, che è quello degli esami di laboratorio, si fa eccezione.
I tempi sia nella sanità pubblica che in quella privata sono quasi uguali e anche i costi.
Se per esempio parliamo degli esami dell'emocromo per calcolare valori come l’mchc nel sangue ci vogliono 10 euro nel settore privato e 7 in quello pubblico.
Per quanto riguarda i tempi la differenza è minima, ed è un dato confermato dai quasi 30 milioni di italiani che si sono sottoposti agli stessi controlli durante l'anno scorso.
 
L'intramoenia
Si tratta del settore privato disponibile presso le strutture pubbliche che, non solo costa anche di più rispetto al privato all'esterno, ma ha anche tempi di attesa maggiori.
Per fare qualche esempio, una visita cardiologica ha un costo medio di 113 euro e bisogna aspettare 7 giorni per farla, mentre nel privato "puro" bastano 5 giorni e costa 5 euro in meno.
Anche una risonanza a un ginocchio necessita di 11 giorni di attesa e un costo di 152 euro, mentre nel privato puro ha un costo inferiore di 10 euro e 5 giorni per eseguirla.
Una visita oculistica nell'intramoenia richiede 12 giorni e 105 euro, "nell'altra" sanità privata la metà del tempo e 3 euro in meno.
Gli italiani che hanno a che fare con la sanità quindi sembrano stretti in una morsa che non lascia scampo, se non quello di mettere mano al portafoglio se vogliono vincere la lotta contro il tempo.
 
I costi sociali
I 33 miliardi di euro spesi da chi è costretto la rivolgersi al settore sanitario privato la dice lunga sui costi che possono incidere sul sociale.
Tra il milione e mezzo di italiani che rinunciano a effettuare visite o a eseguire periodi riabilitativi incidono sicuramente i costi per le assenze sul lavoro, quelli per farmaci palliativi che possano rimandare una visita, e in generale sulla salute pubblica, che ha evidentemente fallito il suo obiettivo di essere al servizio della gente che ha bisogno.
Gli italiani infatti esprimono, sempre secondo il Censis, non solo la preoccupazione per la sanità che è diventata un'incognita ma anche perché deve essere una delle priorità dell'agenda di governo accorciare, se non azzerare, queste liste di attesa incompatibili con la tutela della salute e l'opera di controllo e di prevenzione.
 
 
 
 
 
 
 
 
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Pubblicato in Salute e Benessere
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