Quanto pesa la felicità?

Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:18

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"Non avrò mai più fame... Avevo tredici anni e avevo smesso di crescere. Non crescerò più - mi ero detta. Non mangerò che il necessario. Quello che serve per sopravvivere"
“Piccola” - Geneviève Brisac
 
“Una volta ero piccola, ero senza parole. Ero piccola e senza parole. Una volta ero molto leggera, pesavo pochi chili. Una volta c’erano solo tre o quattro chili di me, solo pochi chili di me, solo pochi chili avevano il mio nome”
“Ossicine” - Mariangela Gualtieri
 
“Fin da bambina, Ida aveva sentito di non meritare tutti i privilegi e i benefici offertile dalla famiglia perchè le era sembrato di non essere sufficientemente brillante. Le venne in mente un’immagine: lei era come un passerotto in una gabbia dorata, troppo insignificante e semplice per la sua casa lussuosa, ma anche privata della libertà di fare quello che veramente avrebbe voluto”
“La gabbia d’oro” - Hilde Bruch
 
Anoressia. E' così che chiamiamo la loro malattia. Ma la loro sofferenza che nome ha?
Nell'anoressia, infatti, la “forma” del disagio, o il “linguaggio” con cui il sintomo parla, si esprime attraverso il corpo.
Ascoltare e far emergere questo “urlo” di dolore può aiutare a rivelare cosa voglia dire effettivamente alla famiglia una persona anoressica: perché il malessere di una ragazza colpita da questa malattia è un malessere comune della famiglia, che ella però giudica solo suo.
Gli incontri ad orientamento sistemico-relazionale coinvolgono la famiglia del paziente designato e, ove possibile e necessario, le famiglie di origine, al fine di andare alla ricerca della radice profonda che ha nel tempo scatenato il sintomo. L’intervento psicologico rivolto all’intero sistema familiare aiuta i genitori a riappropriarsi dei propri strumenti e delle risorse emotive e di sostegno di cui spesso pensano di non essere più in possesso. Permette inoltre alla famiglia di iniziare a leggere correttamente il linguaggio di un sintomo che può arrivare ad essere devastante per tutti.
L'assunzione del linguaggio del corpo nel linguaggio della terapia finisce per dilatarsi a co-creare una lingua comune di quel nuovo corpo che è il sistema terapeutico. Ed è questa lingua comune che, per riprendere la metafora anoressica, può diventare lingua di nutrimento e di sviluppo.
 
Dott.ssa Silvia Meini - Studio di Psicologia Clinica Bussola&Clessidra
Web Site: www.psicologiafiumicino.it
 
 
 
 
 
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Pubblicato in Salute e Benessere
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