La grande bellezza

Mercoledì, 05 Marzo 2014 18:10

Autore: Fiumicino-Online

Ho voluto seguire molto attentamente il film che ha vinto l'Oscar come miglior film straniero

Finalmente ho visto il film “La grande Bellezza” di Sorrentino. Ho voluto seguire molto attentamente il film che ha vinto ad Holywood l'Oscar come miglior film straniero.
Inizia con una Roma notturna ed annoiata. Sulle terrazze nei night frequentati da gente altolocata e decrepita. Gente che beve, che balla, che si dimena a suon di musica pensando ad un sesso sfrenato e volgare.
 
Protagonista Toni Servillo, nel ruolo di scrittore degli anni ’60, che ormai anziano guarda ai suoi trascorsi con grande e profonda nostalgia Da giovane ha scritto un libro, poi ha smesso perché dimentico del vero vivere. Non ha mai vissuto la propria vita piuttosto ha vissuto nella speranza di vivere nel cuore del mondo romano che ha celebrato l’inizio della storia italiana. Da buon osservatore analizza oculatamente la realtà circostante. Frequenta la “Roma bene” ma anche la Roma più malandata e corrotta dal vizio, dalla solitudine, dalla depressione, dal senso di morte interiore, dalla speranza di restare eternamente giovani, di poter riacquistare la bellezza di un tempo attraverso le cure mediche di gente senza scrupoli.
 
Tutta le gente del film è patologica. C’è chi avrebbe voluto avere fama, famiglia, figli, salute, vita. In realtà nessuno ha realizzato qualcosa di concreto. Dentro ogni persona regna il disordine mentale, sessuale, psicologico. Tutti a modo loro si sentono perfetti ma non lo sono. Intorno c’è tanta decadenza. Si illudono di vivere una vita speciale mentre vegetano soltanto, in un vuoto tremendo ed infinito incapace di dare  o ricevere amore, mentre la città intorno  grida tristezza e decadimento. Appare stupenda nelle ore notturne con  le sue luci soffuse ma di giorno appare sciatta, monotona, stanca e grigia. Così tutto diventa monotono e scontato. Ogni personaggio è solo nei suoi pensieri e nelle sue vicende personali.  
 
Tutto vive passivamente in un universo di morte, di mediocrità e di abbandono. Il giovane muore suicida, un’altra di un male incurabile. La vita si spegne come una lampada senza più olio. Tutto è altamente evanescente. L’illusione avvolge i protagonisti che a contatto con la morte pensano al vuoto della propria vita. Ciascuno continuerà a vivere l’oggi in una quotidianità senza speranza ne’ futuro.
 
Mariapina
 
 
 
 
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Pubblicato in Il Segnalibro