E ancora trasporti

Lunedì, 06 Ottobre 2014 15:53

Autore: Fiumicino-Online

“Non ho voglia di litigare e cerco di tenere la mia rabbia sotto controllo"

Uscita da scuola, con passo molto veloce, mi sono avviata alla stazione di Civitavecchia. Qualche momento prima d’arrivare al mio binario, vedo da lontano il treno che sta già lì da qualche secondo. Dunque, correndo arrivo. Poiché a volte passano treni provenienti da Pisa che non fanno tutte le fermate, chiedo alle prime persone presenti in carrozza se il treno si fermerà a Maccarese, ma le persone come tanti ebeti non rispondo.
Mi sento invisibile e stupida. Forse ho sbagliato treno! Esco dalla scompartimento, scendo dal treno. Il controllore dista da me due carrozze, dà l’avvio alla partenza.
Chiedo da lontano due o tre volte: “Passa da Maccarese?” nessuna risposta.
Riponendo la domanda, correndo mi avvio verso di lui e anche lui imperterrito non risponde, piuttosto mi rimprovera dicendo: ”Se lei deve prendere il treno, deve sapere dove va e a che ora passa!” replico che non prendo mai quel treno e non ne conosco gli orari.
Nonostante ciò, il "tizio", non risponde. Mi sento presa dai turchi e penso: “ma sono tutti rincitrulliti? Sono nel bel mezzo di un incantesimo o di un sogno. Devono aver perso il senno, tutti insieme".
Nella frazione di pochi secondi nessuna foglia si muove. Le porte automatiche si chiudono, ho la certezza di averlo perduto. Nonostante il suo distacco totale, l’uomo mi invita a salire e poi continua con la sua ramanzina di rimprovero. E’ inutile discutere con lui. Rinunzio a pronunciare la benché minima parola, non ho voglia di litigare e cerco di tenere la mia rabbia sotto controllo.
Dopo un po’ l’uomo ripassa per controllare biglietti ed abbonamenti. Non mi guarda e non controlla l’abbonamento, non proferisce parola.
Giunta alla mia fermata, lo incrocio, non oso aggiungere una parola. Piuttosto parla lui dicendo: “A quest’ora passano da Maccarese tutti i treni!” aggiungo: “Questo tremo non l’ho mai preso, non ho avuto il tempo di guardare gli orari né la provenienza, a volte, quando ho preso il primo treno che passava ho dovuto fare tutto il percorso fino a San Pietro e tornare indietro. Sono appena uscita da scuola e non ho avuto il tempo di soffermarmi a leggere gli orari!”.
L’uomo si apre al dialogo mentre mi allontano dal treno che riparte riprendendo velocità. Ce l’ho fatta, potrò andare in piscina a scaricare la rabbia accumulata nel corso dell’ultima mezz’ora.
Tornando alla mia auto mi chiedo ma dov’è finito il nostro bel paese? Dov’è finita la gente desiderosa di parlare? Quella che ti conduceva fino al posto che cercavi? Nessuno ti aiuta e sei solo con te stesso. Te la canti e te la suoni. Siamo soli. Scuotiamo le menti, apriamo gli occhi, alziamo lo sguardo verso chi ci sta accanto in difficoltà. Siamo diventati un popolo sterile, privo del benché minimo rapporto sociale. Ma dove arriveremo? Non permettiamo a nessuno di trasformarci in essere disinteressati e scostanti.
Dov’è finita la solidarietà verso l’altro? Penso a quanto è stato penoso trovarsi nei panni della conducente di autobus che a tarda sera è stata circondata da 40 persone minacciose e straniere con in mano bottiglie rotte e altro materiale che hanno lanciato contro il mezzo pubblico mentre i passanti, nostri conterranei, abbassavano gli occhi davanti al fatto eclatante, mentre la poveretta moriva di paura.
Ragazzi i tempi sono drammatici. Aiutiamoci l’un con l’altro. Sbracciamoci e collaboriamo col più debole!
 
Mariapina
 
 
 
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Pubblicato in Il Segnalibro
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