Intestino pigro? Spesso si può "risvegliare" a tavola

Martedì, 14 Febbraio 2023 20:20

Autore: Fiumicino-Online

Il cibo gioca un ruolo cruciale nella gestione e nel trattamento della stipsi

di Fabio Reposi, direttore Farmacia Comunale Aranova
 
La stitichezza o stipsi (dal greco styphein, stretto) viene comunemente definita come una difficoltosa o infrequente evacuazione dell'intestino a cui si affianca la sensazione di uno svuotamento intestinale in completo.

In genere viene distinta una stipsi cosiddetta acuta che si differenzia da quella cronica (che ha una durata di almeno sei mesi). E' una problematica molto frequente che interessa circa il 15% della popolazione, interessa maggiormente le donne ed aumenta con l'avanzare dell'età. È più frequente in chi è depresso o sottoposto a stress psicologici.
 
La normale frequenza di defecazione varia molto da persona persona, e in maniera indicativa, per essere considerata "normale", dovrebbe essere compresa da tre evacuazione al giorno a tre alla settimana.
 
La stipsi transitoria (acuta) è frequente durante la gravidanza, nei cambi di luogo e di abitudini alimentari (esempio durante o dopo un viaggio) nelle persone sedentarie che non si idratano in maniera sufficiente, nel periodo che segue interventi chirurgici e dopo l'utilizzo di antibiotici.
 
In genere superata la fase critica, la stipsi acuta si risolve in breve tempo. La stipsi cronica invece può essere causata da alcune disfunzioni motorie intestinali e o anorettali oppure da patologie come la diverticolosi, le malattie infiammatorie croniche intestinali e il tumore del colon retto. Tra le malattie croniche che spesso si accompagnano a stipsi vi sono il morbo di Parkinson, il diabete, le malattie neurologiche. Anche alcuni farmaci (esempio anestetici, analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi) possono aumentare il tempo di percorrenza delle feci lungo l'intestino.
 
Normalmente i pazienti riferiscono tutta una serie, molto variabile, di sintomi: tra questi, una ridotta frequenza di evacuazione (come detto, meno di tre alla settimana), la consistenza delle feci (dure cosiddette "caprine"), la mancanza dello stimolo a defecare, uno sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione, un senso di ostruzione blocco anale, una sensazione di evacuazione in completa e, nei casi più gravi, il ricorso a manovre manuali o ausili tipo clisteri o supposte.
 
In molti casi, probabilmente la maggior parte, è sufficiente adottare alcuni cambiamenti nell'alimentazione idratazione e nello stile di vita per avere dei miglioramenti significativi:
1) mangiare a orari regolari aiuta ad armonizzare i ritmi biologici tra cui anche quella intestinale.
2) svolgere esercizio fisico in maniera regolare (almeno 150 minuti di attività fisica settimana) facilita notevolmente l'attività intestinale.
3) dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali: spesso la fretta e in generale uno stato di tensione non favorisce l'evacuazione.
 
In quest'ottica è importante anche cercare di non ignorare o rimandare lo stimolo ad andare in bagno, perché tale comportamento può aumentare notevolmente le possibilità di soffrire stitichezza.
 
Detti i rimedi da adottare sullo stile di vita, vediamo nel dettaglio le soluzioni dietetiche e gli alimenti da consumare per poter alleviare, e in molti casi, risolvere questo disturbo. La prima regola da seguire è introdurre un'adeguata quantità di liquidi, circa 1,5-2 litri al giorno.
 
Nonostante il primo consiglio che viene dato alle persone con stipsi sia quello di aumentare l'apporto di fibre con la dieta, le linee guida sull'argomento sono abbastanza "generiche", raccomandando che i pazienti aumentino il consumo di alimenti ricchi di fibre. Le fibre dietetiche vengono definite come la parte residua degli alimenti vegetali che sono resistenti all'idrolisi da parte degli enzimi secreti nell'apparato gastrointestinale.

Il cibo gioca un ruolo cruciale nella gestione e nel trattamento della stipsi: il suo effetto, infatti, è dovuto non solo alla presenza di fibre ma anche a tutta una serie di sostanze, non inquadrabili come fibre dietetiche, che svolgono azioni sinergiche alle fibre, aumentandone così l'effetto positivo. Inoltre, le fibre presenti naturalmente nel cibo esercitano i loro effetti sull'intestino anche grazie ad alcune caratteristiche intrinseche del cibo, come la grandezza delle particelle che arrivano all'intestino e alla porosità della matrice alimentare, che possono modulare l'azione degli enzimi digestivi.
 
Tra gli alimenti più frequentemente raccomandati ai pazienti che soffrono di stitichezza troviamo il Kiwi che tra tutti i frutti freschi sembra svolgere l'azione più utile. Si ritiene che, oltre la fibra presente, un ruolo importante sia giocato da una particolare proteasi a base di cisteina, l'actinidina, che favorisce la digestione delle proteine e sembra in grado di ridurre il tempo di transito intestinale e modularne la sua motilità.
 
Anche i semi di lino ricchi in acido linolenico, acido linoleico, lignani, fibre di tipo solubile che insolubile e molti altri componenti bioattivi, in particolare la componente mucillaginosa, sono conosciuti come un alimento funzionale per l'intestino. Il loro uso determina un miglioramento della frequenza del movimento intestinale e della gravità del dolore addominale e una defecazione meno difficile rispetto ad altri lassativi meccanico osmotici. Infine, alcuni studi suggeriscono che i probiotici e i latti fermentati possono migliorare la defecazione nei pazienti stitici. Attualmente, però, non è ancora ben chiaro quale possa essere il meccanismo d'azione dei latti fermentati, contenenti probiotici, sulla stitichezza, anche se ci sono indicazioni di un loro ruolo positivo in tal senso.
 
 
 
 
 
 
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Pubblicato in Salute & benessere
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