Testa di Lepre: 1 maggio 1959, l'incidente aereo in cui persero la vita quattro aviatori

Lunedì, 05 Dicembre 2022 21:36

Autore: Fiumicino-Online

Su via Emilio Pasquini la stele in ricordo di Aurelio Amendola, Pietro Chiaro, Giovanni Prosdocimo e Giampiero Ressa

di Patrizio Pavone
 
Transitando su via Emilio Pasquini verso il borgo di Testa di Lepre, sulla destra, lo sguardo potrebbe cadere su una piccola stele di travertino incastonata in uno scrigno verde di cipressi ed edera: si tratta di una lapide in ricordo di un lontano incidente aereo in cui persero la vita quattro aviatori: i tenenti pilota Aurelio Amendola e Pietro Chiaro, il tenente Giovanni Prosdocimo e il maresciallo pilota Giampiero Ressa.
 
Trascorsi tanti anni è ben difficile trovare la memoria di quel tragico incidente. Ci siamo avventurati in questo doloroso compito per riscoprire tracce del passato di questa ridente località di Fiumicino nord-ovest.
 
Qualche anziano residente ne conserva ancora il ricordo: “Il silenzio della campagna – spiega la signora Cristina Placidi - quel giorno era rotto dai rumori di due aerei che nel cielo stavano effettuando dei voli di routine. Non era solito ascoltare degli aerei che effettuassero delle acrobazie sopra le nostre teste, per cui gli occhi erano attratti dallo spettacolo insolito. Ad un certo punto i due aerei si toccarono in volo. Forse un errore del pilota, forse erano troppo a bassa quota ma di sicuro vi erano forti raffiche di vento. Fatto sta che presero fuoco e caddero a terra, tra fumo e fiamme a poche centinaia di metri da alcune case”.
 
Un altro cittadino, Giuseppe Onorati, spiega: “Avevo sei anni. Era il primo maggio, di pomeriggio. Sentimmo uno strano rumore lacerante e poi una palla di fuoco”.
 
La gente accorse sul luogo dell’incidente. La strada non era ancora asfaltata ma coperta da brecciolino bianco. Tutti tentarono di spengere l’incendio con secchi d’acqua o palate di terra. Ma nessuno era sopravvissuto allo schianto. Alcuni si ricordano di un corpo senza testa mentre gli altri piloti erano carbonizzati. All’epoca non esistevano le “scatole nere” e quindi mai si seppero le vere cause dell’incidente.
 
Il ceppo, la lapide, i fiori, le foto in bianco e nero di due dei quattro avieri e il piccolo delizioso angolo verde, in ricordo di questa tragedia, sono amorevolmente curati dalla famiglia Onorati. Questa pregevole attenzione, a distanza di oltre mezzo secolo, ci ha permesso di trovare il luogo, passandovi davanti con l’auto.
 
 
 
 
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